29 marzo, 2014

"Beatles submarine". Neri Marcorè e la Banda Osiris. Di Massimo Quarta


Teatro Mecenate, Arezzo. Martedì 25 Marzo 2014

Foto Pepi Caroli
"Gli anni Sessanta hanno assistito a una rivoluzione tra i giovani, che non si è limitata solo ad alcuni piccoli segmenti o classi, ma che ha coinvolto l'intero modo di pensare. Toccò prima ai giovani, poi la generazione successiva. I Beatles furono parte di questa rivoluzione, che in realta è un evoluzione ancora in atto. Eravamo tutti sulla stessa barca: una barca che andava alla scoperta del Nuovo Mondo. I Beatles erano di vedetta." [ John Lennon ]

A mezzo secolo di distanza, la sfida provocatoria che Lennon lanciò al cristianesimo è ancora aperta. E l'esito non è così scontato. Già, perché a distanza di così tanto tempo, i "Fab Four", noti in Italia - erroneamente - anche come gli "scarafaggi", non accennano a diminuire la loro morsa sulle masse.

28 marzo, 2014

“L’ultimo rigore”. Le incertezze delle scelte, in campo come fuori. Di Paolo Leone


Teatro Manzoni, Roma. Dal 25 marzo al 20 aprile 2014

Sembra facile tirare un calcio di rigore. La porta è grande, non hai nessuno intorno che possa disturbare il tuo gesto, a pochi metri da te c’è solo il portiere avversario. Basta prendere la giusta rincorsa, scegliere l’angolo verso cui calciare ed è gol. Provateci. L’ansia che ti assale, il senso della responsabilità, la consapevolezza che da quel tiro dipende la sorte della tua squadra e, in qualche modo, di te stesso, in ogni passo che fai verso la palla. E poi un ciuffo d’erba nel posto sbagliato, un refolo di vento, il portiere che si muove, magari un ripensamento all’ultimo decimo di secondo e… fuori! Il pallone come la strada che intraprendi nella vita, fuori centro, lontano dai sogni di gloria immaginati. Le scelte, incognite che si svelano nella propria magnificenza o nella propria miseria soltanto dopo averle fatte. Non farle, equivale a non vivere, rimanere nel cerchio di centrocampo in attesa di un fischio che non arriverà mai. Da questo pretesto drammaturgicamente suggestivo prende vita la bella commedia di Marco Falaguasta, “L’ultimo rigore”. Tre amici si ritrovano insieme dopo 25 anni.

“PORNOGRAFIA”, regia di LUCA RONCONI. Di Daria D.


Piccolo Teatro Grassi, Milano, dal 13 marzo al 5 aprile 2014

Foto Luigi Laselva
Chissà se col titolo originario “Akteon”  che  Witold Gombrowicz  aveva dato nel 1959 al romanzo prima di optare per  il più stuzzicante “Pornografia”, probabilmente su suggerimento dell’editore per cui  le vendite sono sempre una fissazione, avrebbe smosso in egual modo conversazioni  nei salotti, al bar, o nelle sale di università tra intellettuali e studiosi,  lettori e curiosi, spingendo addirittura un famoso regista come Luca Ronconi a metterlo in scena?
Il dubbio rimane, ma ce ne facciamo una ragione, in fondo tutti oggi vogliono vendere qualcosa, usando molto, anzi troppo  spesso,  riferimenti al sesso, Freud docet, sia che si tratti di un paio di scarpe, una macchina, un libro, un film. Insomma toccare certe corde è sempre una specie di garanzia, cui nessuno si sottrae, costi quel che costi.

"Sala Operatoria" di Cristian Izzo questi giorni al NOUVEAU THEATRE DE POCHE



Salvatore ha paura degli aghi: tanta paura degli aghi, una vera e propria fobia. Peccato sia giunto il momento di subire un banalissimo intervento chirurgico per rimuovere un tumore benigno dalla lingua, un "papilloma". Questa spiacevole vicenda lo catapulta improvvisamente in un mondo ospedaliero abitato da incompetenti, indolenti, impreparati ed indifferenti individui: ma se l'inconveniente di affidare la propria salute a persone che hanno fatto il "giuramento di Ippocrate" con la mano sinistra poteva essere messo in conto a priori, l'incontro con qualcuno che per legittima difesa ha deciso di accamparsi ed abitare lo spazio antistante la sala operatoria, dove attende da mesi per un'appendicite, è davvero imprevedibile. Emilio, questo il nome del degente, difende in maniera singolare e filosofica il suo posto e il diritto ad occuparlo, mentre Salvatore, nervoso e preoccupato, subendo la compagnia forzata del "padrone di casa", rivendica la volontà di andar via. Salvatore non lo sa, ma Emilio sta compiendo quella che dovrebbe essere la funzione del personale di qualsiasi ospedale nei confronti delle persone che vi entrano: farle uscire fuori di lì, vive.

27 marzo, 2014

“Miseria e Nobiltà”, un modo innovativo di fare teatro. Di Andrea Axel Nobile


Teatro Diana, Napoli. 24 Marzo 2014

Diego Sommaripa
Il teatro Diana di Napoli ha portato in scena un innovativo modo di fare spettacolo a teatro, “Il menù del Teatro”, spettacoli nati dall’idea di  Peppe Celentano e Gabriella Cerino capo comici della compagnia “Movimenti di Scena”. Come per una cena il pubblico ha dato, un’occhiata al menù che prevedeva tre spettacoli a scelta. I tre spettacoli in questione sono, “Miseria e Nobiltà”, “Varietà”, “Dream Factor” . L’esigente pubblico, presente in sala ha scelto, un classico del teatro “Miseria e Nobiltà” di Eduardo Scarpetta per la regia di Peppe Celentano. Il “Miseria e Nobiltà”,  portato in scena sul palco del teatro Diana, cerca di riproporre fedelmente , senza troppi fronzoli, gli archetipi umani di Eduardo Scarpetta ridisegnandoli perfettamente.

26 marzo, 2014

Angelo D’Amelio. “Il mio è uno scopo più che un ruolo ed è quello di mettere continuamente in dubbio la supposta verità dell’autosufficienza dell’uomo moderno”. Intervista Curata da Claudia Conte


Cari lettori del Corriere dello Spettacolo, oggi la vostra redattrice Claudia Conte è in compagnia di Angelo D’Amelio, un giovane di origini pugliesi che, dopo aver intrapreso la carriera giuridica diventando un esperto in public affairs e drafting legislativo, ha scoperto una vera e propria “vocazione” letteraria…

Ciao Angelo! Iniziamo dalla prima domanda!

Che cosa vuol dire essere uno scrittore, soprattutto in un mondo dove tanti scrivono e pochissimi leggono? Quale deve essere secondo te il suo ruolo?

Proviamo a immaginare il colore più caldo dell’arcobaleno, quello che non assomiglia a niente, se non a se stesso. Un colore brillante che respira, che ha branchie sue, fluido e bollente come gli umori più nascosti e segreti, morbido e voluttuoso come un primo bacio. Ecco… scrivere è esattamente questo! Riuscire a intravedere nell’inutilità della poesia la vera utilità della vita, della creazione e dell’amore anche attraverso le pieghe di quelle attività quotidiane considerate superflue. Il bisogno di immaginare, di creare è fondamentale quanto quello di respirare e proprio questo respiro va ad esprimere l’eccedenza della vita rispetto alla vita stessa. Mario Vargas Llosa in occasione del conferimento del premio Nobel nel 2010, ha sentenziato, giustamente, che “un mondo senza letteratura si trasformerebbe in un mondo senza desideri, né ideali né disobbedienza, un mondo di automi privati di ciò che rende umano un essere umano, cioè la capacità di uscire da se stessi e trasformarsi in un altro, in altri, modellati dall’argilla dei nostri sogni”.

25 marzo, 2014

Stefano Reali per Ennio Morricone. Di Claudia Conte


Cari lettori del Corriere dello Spettacolo,
oggi vi parlerò del meraviglioso evento svoltosi la sera del 24 marzo presso il Teatro Golden di Roma. “Le immortali colonne sonore di Ennio Morricone” raccontate da Stefano Reali, brillante regista, musicista, sceneggiatore e produttore.
Il concerto, magistralmente eseguito dallo stesso Stefano Reali (pianoforte),  Giorgio Rosciglione (contrabbasso), Gege Munari (percussioni) e Marco Guidolotti (sax e clarinetto), è dedicato a Ennio Morricone, compositore, musicista e direttore d'orchestra, famoso in tutto il mondo soprattutto per le sue indimenticabili e numerose (più di 500!) colonne sonore cinematografiche.

“La notte più lunga”. Un viaggio nel pensiero, cercando una verità. Di Paolo Leone


Roma, Teatro Cometa off. Fino al 30 marzo 2014

Un viaggio in treno, di notte, alla ricerca di se stessi. Un uomo, un attore che, smarrito il “centro della circonferenza”, perduto il capo nelle parole e nei personaggi pirandelliani, tenta con disperante capacità affabulatoria di coinvolgere nei suoi discorsi di vita i compagni di vagone. Se ci riuscirà non ci è dato saperlo. Il viaggio come metafora, come pretesto per dissertare, appunto pirandellianamente, sul senso della vita. Ha un senso, ha una logica, ha una verità? O è tutta una nostra costruzione, sovrastruttura codarda che crolla di fronte alla sofferenza, unica realtà capace, forse, di distoglierci dal vuoto dell’intelligenza? Di stazione in stazione, si passa in rassegna davvero non la vita di un uomo solo, ma dell’intera umanità. La solitudine vera, non essere capiti in ciò che tentiamo di condividere di noi stessi; il destino o piuttosto gli artifizi della nostra mente; la coscienza in cui così poco viviamo, presi da mille altre faccende vacillanti…coscienze formate sul nulla. Vissuti, noi tutti, da casi che non possiamo dominare. La morte, imponderabile, l’estrema precarietà e fragilità umana. Mentre tutto concorre a volerci spensierati. La felicità, cadùco istante.

24 marzo, 2014

Incontro con SergioEccomi. Di Massimo quarta


Caserta. Nel cuore del centro storico casertano, in una delle vie più antiche, teatro una volta di importanti mercati, oggi commedia di bar e negozi di abbigliamento; in questa strada mi sono imbattuto, casualmente, parlando al cellulare, in quella che potremmo definire una rosa nel deserto. Attirato da alcuni quadri esposti sulla strada, sono entrato in questo vecchio cortile mentre proseguiva la mia (sempre più) distratta telefonata e dove ho continuato ad osservare i dipinti. Qui ho incontrato Sergio Picozzi, in arte SergioEccomi, che mi ha caldamente invitato ad entrare.
Colpito dai quadri, dal "personaggio" e, in primis, dalla presenza d'arte nel centro casertano, ci siamo accordati per una piccola intervista nei giorni a seguire.

L’amante 2.0: l’avatar del proprio sé, una triste realtà contemporanea. Di Francesca Saveria Cimmimo


Te. Co. Teatro di Contrabbando, Napoli. Sabato 22 e domenica 23 marzo 2014

“L’amante 2.0” di Harold Pinter, è stato portato in scena dalla compagnia Naviganti InVersi sabato 22 e domenica 23 marzo 2014 presso il Teatro Te.Co. Lo spettacolo, diretto da Maurizio D.Capuano, interpretato da Chiara Vitiello e Marco Serra, con i costumi e le scene di Federica Del Gaudio, mostra quanto l’incomunicabilità e l’alienazione siano presenti nella nostra vita quotidiana e quanto non esista più scambio verbale e confronto senza l’utilizzo e il supporto di smartphone o chat e computer. Una triste realtà che accompagna “l’avatar moderno”, incapace di essere qualcosa o qualcuno senza il giudizio e l’approvazione altrui. La superficialità vince in un universo incapace di logos e di scambio. Un mondo dove condivisione significa scattare una foto in ogni attimo della giornata e attendere gli “I-like” altrui, senza rendersi effettivamente conto di quel che accade. Robot, cyborg di un’era in cui la tecnologia è presente in ogni attimo, a discapito di sentimenti, valori ed emozioni; chiusi nel cassetto del proprio “Io” e dimenticati. Sara e Riccardo sono una coppia insoddisfatta e incapace di vivere un istante di serenità: ambedue frequentano terze persone, avulse, dunque, dal loro rapporto coniugale. Sembra però che, nella frenesia delle loro giornate, entrambi accettino questa surreale condizione.

23 marzo, 2014

Samantha Michela Capitoni. Donna di legge, donna di teatro. Intervista curata da Stefano Duranti Poccetti


Ciao Samantha, Puoi presentarti parlandomi della tua formazione artistica?

Ciao sono samantha michela capitoni. 10 anni fa sono partita dalla Puglia per trasferirmi a Roma dove ho frequentato diverse scuole di recitazione e una scuola di canto. L' esperienza più bella è arrivata con l'Accademia di Arte Drammatica.

Vedo che sei laureata in giurisprudenza… Questa ambivalenza tra donna di legge e donna di palcoscenico?

Giurisprudenza è stata scelta perché sin da piccola ho sempre sentito questo sentimento di giustizia molto forte, ma recitare è tutta la mia vita, perché riesco a essere chiunque grazie ai personaggi che interpreto.

Hai fatto molta televisione, qual è l’esperienza televisiva che ricordi con più piacere?

22 marzo, 2014

“Oscura immensità”. Dolori e vendette. Di Claudia Conte e Emanuele Ajello


Cari lettori del Corriere dello Spettacolo,
oggi i vostri redattori Claudia Conte ed Emanuele Ajello vi presenteranno “Oscura immensità”, spettacolo teatrale per la regia di Alessandro Gassman in scena al Teatro Eliseo di Roma dal 18 al 30 marzo. Il testo è tratto dal romanzo “L’oscura immensità della morte” di Massimo Carlotto.

“Ti posso spiegare”. Divertire con classe, un marchio di fabbrica. Di Paolo Leone


Teatro Sette, Roma. Dal 18 marzo al 13 aprile 2014

Michele La Ginestra è uno di quegli attori che, ogni volta che lo vedi al lavoro, ti domandi quale sia la magia, quali insospettabili artifici utilizzi per realizzare commedie e personaggi che ti catturano senza forzature, così, in una rete tesa ma soffice, in cui è piacevolissimo rimanere incastrati. Dopo il grande successo di “Garbatella futbol cleb”, riporta in scena nel suo Teatro Sette, una piccola bomboniera in cui si respira aria di casa, una pièce che nella passata stagione registrò clamorosi consensi. “Ti posso spiegare” è una commedia atipica, come tutte quelle di La Ginestra, in cui la sua cifra artistica e stilistica ha modo di rifulgere dal palcoscenico in maniera clamorosa. E’ in grande forma e si vede. Il suo personaggio è una “summa” di tutto il suo repertorio, costituito dalla gestualità dinoccolata, dalla mimica facciale irresistibile, da tempi comici perfetti e da quel “quid” che possiede solo lui: la capacità di trasformare la scena in un luogo – non luogo, una trama in un sogno, una possibile banale realtà nel trionfo del surrealismo. Al suo fianco, in questa deliziosa operazione, Beatrice Fazi, una garanzia di comicità da sempre, la gelosissima moglie del maldestro fotografo di moda Paolo/La Ginestra. Un binomio che funziona senza sbagliare un tempo. Con loro, un’attrice di sconvolgente bellezza, Maria Chiara Centorami, nella parte di una modella francese inspiegabilmente risvegliatasi nel letto dei due coniugi, che nello svolgersi dello spettacolo dimostrerà di essere all’altezza delle capacità attoriali di Michele e Beatrice.

21 marzo, 2014

Pubblichiamo "L'uomo che non ama", Poesia di Giuseppe Sanfilippo scritta il 16 marzo di quest'anno.


L’uomo che non ama
  
Non dirmi che non c’è
"L'assenzio". Edgar Degas
nulla da fare perché non è vero.

Per favore non dirmi ancora che
non hai scampo,
non  sei prigioniera del destino perché
   Non è assoluta verità, sei tu
Che ti vedi richiusa in una gabbia senza
Via d’uscita, sei solamente
Ubriaca di un amore a cui devi
  mettere un freno e un fine a tutto c’è un limite
credimi,
basta parlare ora, afferra la mia mano e 
prendi in mano la tua vita e farne
un’opera d’arte
slega quest’amore inutile per lui,
l’uomo che non ama
   non merita tanto lascialo senza
paura,
    taglia con una vita di solo dolore,
prenditi la libertà per un po’ di felicità in
questa vita breve,
non perdere altro tempo,
    non possiamo.
  
Non dirmi che la
Tua vita doveva andare così,
     non parlarmi di un destino che deve
finire con la tua infelicità,
dov’è scritto che non hai diritto a vivere un po’ di
pace, 
    tutti abbiamo diritto ad aver anche
un solo attimo  di felicità,
no, non lo dire, non sei sfortunata
siamo noi che conduciamo il nostro cammino,
siamo noi che costruiamo la nostra felicità
in ogni momento credimi,
basta parlare ora, afferra la mia mano  e
prendi in mano la tua vita e farne
un’opera d’arte
slega quest’amore inutile per lui,
l’uomo che non ama chi
lo ama non merita niente  e non è un uomo credimi, 
uomo bisogna esserlo, non basta sapere dire,
fumo è che va gettato via,
lascialo senza paura lo merita, 
      taglia con una vita di solo dolore,
prenditi la libertà per un po’ di felicità in
questa vita  breve,
non perdere altro tempo.
   
Non dirmi che sei sola
Perché non è vero, tu hai me,

Non sei più sola. 


Giuseppe Sanfilippo

  

UN “LAGO” DECISAMENTE ALTERNATIVO. Di Chiara Pedretti


Teatro degli Arcimboldi, Milano. Dal 17 al 23 marzo 2014

Per la prima volta in Italia, al Teatro degli Arcimboldi di Milano, è arrivata una pioggia di piume: "Swan Lake Reloaded", versione moderna del coreografo svedese Fredrik Rydman, che, con solo dieci danzatori, ha riscritto uno dei balletti classici più antichi e più amati.
La storia delle fanciulle trasformate in cigno a causa di un incantesimo del perfido mago Rothbart è qui ambientata ai giorni nostri: le ragazze, quattro (Maria Andersson, Rim Shawki, Lisa Arnold, Eva Gardfors), sono prostitute in pelliccia di piume bianche, e Rothbart (Joshua Kinsella) è il loro protettore nonché uno spacciatore, che tiene in pugno le ragazze a cui fornisce la droga. Siegfried, il principe (Stefan Puxon), è qui un figlio di papà, viziato, impeccabile in giacca e cravatta, controllato a vista da una madre invadente (Lizzie Gough) e da un padre autoritario (Fredrik “Kaos” Wentzel), che lo vorrebbero felicemente accasato. Ha al suo fianco due amici e compagni di scorribande (Kevin Foo e Martin Jonsson), e un giullare (ancora Fredrik “Kaos” Wentzel ): tra le attività dei ragazzi, il fare uso di droga. Delle varie ragazze presentate a Siegfried nessuna lo convince, finché non si imbatte casualmente in una delle prostitute, Odette (Maria Andersson) di cui si innamora perdutamente. Il malvagio Rothbart, come nell’originale, gli presenta però la figlia Odile (Lisa Arnorld) che ha le sembianze dell’amata ed a cui giura eterno amore: quando si accorge dell’errore, Siegfried cerca di correre ai ripari ma, com’era la primissima versione del balletto classico e quella di Rudolf Nureyev, Odette fa una brutta fine: non allontanata da Rothbart ma dai lui violentata fino alla morte.

20 marzo, 2014

Remember me? Una coppia in crisi… (all over again!). Di Paolo Leone


Roma, Teatro Golden. Dal 18 marzo al 6 aprile 2014

Se dopo tanti anni di matrimonio, la coppia giunge simultaneamente ad affermare di essere “i migliori amici”, un corto circuito deve esserci stato, magari inconsciamente rimosso da entrambi. Per scovarlo, per capire dove e quando si è verificato, può essere funzionale la materializzazione di un desiderio, nato da un vecchio ricordo passionale, a costo di sconvolgere un’ordinaria domenica di un’ordinaria coppia borghese. Contenta, tranquilla, socialmente solida. Questo è l’artificio drammaturgico di Sam Bobrick, prolifico autore americano, nella commedia “Remember me?” andata in scena ieri nella prima al Teatro Golden. Cast eccezionale, con i protagonisti Sebastiano Somma e Sandra Collodel, per la regia di Gigi Proietti. Una commedia molto leggera, non superficiale ma certamente non memorabile.

19 marzo, 2014

Massimo Reale. Un attore con tanta curiosità per le sfaccettature della vita. Intervista curata da Stefano Duranti Poccetti


Buongiorno Massimo, potresti spiegare brevemente come ti sei formato artisticamente?

Ho cominciato a recitare molto presto: 9 anni circa, poi ho continuato prima a Firenze presso la scuola di Orazio Costa e poi frequentando per 2 anni l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”.  Dopo ci sono state la seconda serie de “I Ragazzi della terza C” e poi “Classe di Ferro” e tanto, tanto teatro.

So che hai studiato anche canto lirico, ti è stato utile questo studio per la tua carriera d’attore?

Molto, cantare affina quello che è uno dei tuoi strumenti principali: la voce. In generale credo che anche il lavoro fisico sia molto importante per un attore. Per esempio il kung fu mi ha insegnato a dominare lo spazio della scena.

17 marzo, 2014

Un incontro con le muse: Poesia, Canto e Musica. Di Viola Banaj


Residenza di Laura Scacetti, Milano. Sabato 15 marzo 2014

Poesia e musica sono sempre state legate da un rapporto indistruttibile tra di loro. Parola e suono hanno la capacità di scavare, creare, provocare ed esprimere emozioni nascoste nel subconscio. Le testimonianze più antiche di questo particolare legame risalgono al VIII-IX sec. a.C. con Omero, gli aedi, il teatro greco per poi cavalcare il tempo e lo spazio e incarnarsi nella poesia medievale provenzale e trobadorica, nella poesia popolare, nei cantastorie e per ultimi ma non meno importanti, nei cantautori odierni.

15 marzo, 2014

“Cinecittà”. Una storia attraverso il cinema. Di Claudia Conte e Emanuele Ajello


Cari lettori del Corriere dello Spettacolo,
oggi vi presenterò uno spettacolo entusiasmante che vede come protagonista Christian De Sica. Ebbene sì, dopo il debutto a Padova e le fortunatissime tappe a Lugano, Genova, Montecatini, Milano, Assisi, Avellino, Napoli, Catanzaro, Ancona, Bari, Bologna e Torino, l’11marzo “CINECITTA’”, spettacolo scritto dallo stesso De Sica con Riccardo Cassini, Marco Mattolini e Giampiero Solari, che ne cura anche la regia, approda nel Teatro Brancaccio di Roma, dove resterà fino al prossimo 13 aprile.
De Sica racconta un secolo di storia del cinema italiano che ha come fulcro gli studi cinematografici di Cinecittà, conosciuti in tutto il mondo per la genialità degli artisti che hanno ispirato il cinema internazionale.

14 marzo, 2014

JAZZ: tra sociologia e antropologia. Di Daniele Panico


Ancora un saggio del noto musicologo Gildo De Stefano, questa volta percorrendo i sentieri socio-antropologici, una prefazione d’eccezione dell’autorevole ed emerito sociologo pluri-insignito del pianeta, Zygmunt Bauman, che nei suoi ultimi lavori ha inteso spiegare la postmodernità usando le metafore di modernità liquida e solida. Scrive il pensatore di Leeds: “Quando De Stefano mi ha proposto di redigere qualche riga per introdurre questo suo saggio sociologico sulla musica jazz”  “adducendo che -nonostante l'argomento apparentemente 'leggero'- altri illustri studiosi in passato, quali il mio compianto amico Eric J. Hobsbawm, si erano interessati ad esso, ho chiarito all'autore che -a differenza di me- l'amico Hobsbawm aveva speso migliaia di ore ascoltando dischi di jazz e migliaia di notti trascorse nei jazz-club, acquisendo incomparabilmente una cospicua cultura jazzistica forse superiore alla maggior parte di musicologi e critici musicali che sono in giro. Certamente Hobsbawm amava, sentiva, e capiva di jazz in modo più intenso di tutti (o quasi) questi messi assieme. Ahimé, se paragonato a lui raggiungerei a stento la sua caviglia.

"La storia di mezzo". Una fiaba moderna per non finire nel pozzo. Di Paolo Leone


Teatro Ambra alla Garbatella. Dall’11 al 16 marzo 2014

Ripercorrere la propria esistenza grazie alla gatta Cleopatra, il pesce rosso Nino, la Musa della musica Angie e tentare di riannodare il filo perduto negli anni, alla ricerca di un senso per non cadere vittima del consumismo, per non lasciarsi omologare come tutti, dando poi la colpa “a chi ci governa”. Il pozzo della storia di mezzo è la fine ingloriosa di chi rinuncia ai propri sogni, di chi si lascia usare anche inconsapevolmente per altri fini che non sono i propri e, beota, si accontenta di ciò che “i regnanti” propinano come verità.

12 marzo, 2014

“Wunderkammer” –Quando il teatro nasce in spazi d’autore. Di Maria Varriale


Nasce il progetto “Wunderkammer”, che riporta il teatro nelle case di design. A oltre un decennio dall’esperienza di “Fuori dal mondo”, nel quartiere Sanità di Napoli, nella casa dell’architetto Diego Nuzzo, si sono esibite Compagnie del calibro di Ricci/Forte e per cui hanno espressamente scritto testi Massimo Smith a Maurizio Tieri; ritorna l’idea di associare teatro “da camera” con luoghi d’autore. Ambientati nei suggestivi spazi di case non convenzionali, gli spettacoli ibrideranno la passione per la scena con quella per l’architettura e il design  d’autore. L’ultima performance è lo spettacolo “Sola Mai”, di Cinzia Mirabella, performance che vuole raccontare l’universo femminile, riportando in scena diversi monologhi di autori teatrali, tracciando un mosaico del mondo femminile nella storia del teatro contemporaneo. “Sola mai” di Cinzia Mirabella è una vera e propria prova d’attrice, dove l’attrice passa con grandissima agilità dalla vena comica a quella tragica e si consacra come una vera e propria mattatrice del palcoscenico.

Intervista con Barbara Bovoli. Non è un Paese per attori. Intervista curata da Paolo Leone


Barbara, tu nasci a Lugo, in provincia di Ravenna. Mi accennavi al tuo inizio, molto contrastato in famiglia…

Sì, molto contrastato. E’ stato l’inizio di una persona che sentiva di avere dentro qualcosa di indefinibile, io dico sempre “un cane che morde”, che provoca veramente dolore fisico, ogni volta che vedevo un film, assistevo ad uno spettacolo, sentivo una canzone…stava lì e non capivo cosa fosse. Non avevo nessuno, nella mia famiglia, che facesse questo mestiere, vivevo in un paesino molto piccolo dove si gira a piedi, al massimo in bicicletta e crescevo in una famiglia che mi vuole sicuramente molto bene, ma molto borghese. Mi contrastavano e mi contrastano tutt’oggi! Anche quando escono articoli belli, recensioni, foto degli spettacoli…loro mi dicono “si, sei brava…ma quando torni a casa?” (ride) e io torto non glielo posso dare. Ho lavorato con tante persone “arrivate” e nessuno di queste fà una bella vita, nel senso borghese del termine. Chi fà questo mestiere ha difficoltà a creare una famiglia, è sempre in giro, per arrivare a fine mese non hai mai una sicurezza…è una vita che un genitore difficilmente augura ad un figlio. Non ce l’ho con i miei, ma certo senza una guida e tante cose contro, è una fatica. Ho iniziato facendo danni. Non sapevo bene cosa fare..amore per il cinema, la danza, la fotografia…ho fatto cose strane prima di trovare la mia strada in teatro.

11 marzo, 2014

"Mai chiederò il perché del mio Destino", l'ultimo racconto di Vincenzo Lubrano.


"Mai chiederò il perché del mio Destino", come racconta l'editore David and Matthaus è un racconto che descrive la sottile voce di quel mondo parallelo che l’essere umano da secoli studia, conoscendolo e imitandolo, per favorire l’evoluzione e sottrarne le proprie origini: il mondo animale.
Attraverso la penna genuina di Vincenzo Lubrano, il lettore potrà varcare numerosi orizzonti e arrivare lì dove i sentimenti avvolgono i personaggi e ogni elemento circostante. I protagonisti impareranno il vero valore dell’amicizia che li unirà in un’unica energia: la Vita. Sono rispettati la prospettiva e il pensiero di chi, nei giorni nostri, comunica le emozioni con i versi, difendendo la propria libertà, fatta di scelte, soluzioni, rispetto, infinito mistero e combattuta sopravvivenza, rendendo protagonista la Natura e la sua immensa potenza, che sfocia nel principio di uguaglianza e nella ricerca di se stessi, attraverso profonde riflessioni e inaspettate avventure.

Sofie. Talento in musica. Intervista curata da Andrea Axel Nobile


Sofie è sicuramente il caso musicale del momento. Con il suo singolo “Quando se qui” in pochi giorni ha fatto quasi cinquemila visualizzazioni. La sua voce e la sua bellezza hanno stregato tutti. Ma dietro a tutto questo vi è una ragazza che ama il jazz e che ha sempre studiato per far uscire il suo grande talento.

Sofie come stai vivendo questo momento dove solo in due giorni hai ricevuto molte visualizzazioni per il tuo singolo d’esordio?

Beh, che dire, emozionata è riduttivo. Non mi aspettavo tutte queste visualizzazioni in pochissimo tempo, soprattutto tenendo conto che oggi come oggi spuntano talenti come fossero funghi! Inoltre sono felicissima di tutte le persone che davvero mi stanno supportando. Che dire, sono davvero fortunata, avere delle persone che credono in te non è poco e, forse, ha più valore del successo in sé.

10 marzo, 2014

“R III ∙ Riccardo Terzo” di William Shakespeare, traduzione e adattamento di Vitaliano Trevisan. Di Daria D.


Piccolo Teatro Strehler, Milano. Dal 4 al 23 marzo 2014

Alessandro Gassmann  si trasforma in  Frankenstein  per interpretare  Riccardo III di W. Shakespeare, e dà una bella mano di vernice  horror gotico alla regia che lui stesso firma.   Qualche volta   ci sembra di vedere anche i  personaggi della Famiglia Addams o quelli di “Pulp Fiction” di Tarantino. Possiamo dire che Gassmann ha portato il cinema a teatro? Senz’altro e sapete perché? Perché  oggi il teatro, per sopravvivere ha bisogno di prendere dal cinema le sue tecniche, i suoi accorgimenti,  le sue invenzioni, la sua magia virtuale, per distogliere la gente da uno schermo di computer,  da una chat di Facebook e di What’s Up. Vogliamo parlare allora di superiorità del cinema? Parliamone, io sto dalla sua parte. E forse anche Gassmann, ma non credo lo ammetterà mai, anche se la sua regia...

Educazione siberiana: “un uomo non può possedere più di quanto il suo cuore possa amare”. Di Francesca Saveria Cimmino


Teatro Bellini, Napoli. Da martedì 04 marzo 2014 a domenica 09 marzo 2014

Tratto dal romanzo di Nicolai Lilin, riadattato da N.Lilin e Giuseppe Miale di Mauro, interpretato da Luigi Diliberti, Elsa Bossi, Ivan Castiglione, Francesco Di Leva, Giuseppe Gaudino, Stefano Meglio, Adriano Pantaleo e Andrea Vellotti, lo spettacolo, diretto da Giuseppe Miale di Mauro, nasce da un’idea di Francesco Di Leva e Adriano Pantaleo.
Educazione siberiana, titolo del romanzo di Lilin edito da Einaudi, pubblicato nel 2010 e tradotto in 19 lingue, a febbraio del 2013 è stato poi proiettato nelle sale italiane: l’omonimo film, che ha incassato 4 milioni in Italia, è stato diretto dal regista Gabriele Salvatores.

09 marzo, 2014

"Vacanze turche". Due donne e un uomo misterioso. Di Maria Varriale


Teatro S. Carluccio, Napoli.  28 Febbraio e 1 e 2 Marzo 2014

Mario De Felice

"Vacanze Turche", è una rappresentazione sagace che racconta attentamente   di quell’universo femminile fatto di solitudini e piccole nevrosi Le due interpreti  due donne sulla cinquantina si rincontrano in un viaggio in Turchia, dove condivideranno la stanza d’albergo, con un misterioso turco.  La scrittura sagace,  piena di equivoci e divertenti gags mette in risalto, la personalità delle due protagoniste che sembrano  muoversi  in un tempo sospeso quasi indefinito, riportando in scena tutti i falsi miti, che la nostra società  impone, il testo porta ad una riflessione sulla contemporaneità  dove gli amori sbagliati diventano il punto massimo del proprio falimento personale , facendo diventare l’amore la bandiera  del proprio io nascosto,un vero e proprio manifesto della solitudine  in cui  migliaia  di donne  ricadono dopo un fallimentare matrimonio L’irrompere  sulla scena di  un giovane  turco sexy e imperscrutabile ,turberà emotivamente i loro animi, facendo traballare anche  tutte le  loro certezze.

“African Requiem. 2O Marzo 1994: appunti di fine giornata” con Isabella Ragonese e Luisa Cattaneo. Scritto e diretto da Stefano Massini. Di Alberto Nocentini


“Vede signorina qui non c'è voi né noi. Siamo tutti una cosa sola. La Somalia. L'Italia. Lo sa qual è il nome che mi piace? che dovreste darci? [...] la 21° provincia italiana.”

Teatro Mecenate, Arezzo. Venerdì 7 marzo 2014

La prima volta che sentii il nome di Ilaria Alpi avevo 10 anni. Di quel giorno non ho molti ricordi. Ricordo che in tutti i Tg se ne parlò per giorni. Ricordo le parole Somalia, giornalisti, jeep, uccisi. Poco altro. Negli anni a seguire ho avuto modo di imbattermi nuovamente in questo nome ed oggi, dopo ben 20 anni da quel fatidico giorno, mi appresto a raccontare questo incontro con Ilaria, l'Ilaria Alpi portata in scena da Isabella Ragonese e Luisa Cattaneo.
Diciamolo: ricordare è un dovere. Quante volte abbiamo sentito questa frase abbinata alle giornate del ricordo, alle stragi, alle vittime di mafia, alle vittime in genere di un sistema corrotto e malvagio.
Il ricordo è ciò che tiene vivi, che da speranza, una luce dietro l'oscurità, una luce verso la verità.
Ricordiamo così Ilaria Alpi nel ventennale della sua morte.

“La lista Schindler”. L’Eroe del ventesimo secolo. Di Claudia Conte e Emanuele Ajello


Cari lettori del Corriere dello Spettacolo,
oggi vi presenterò uno spettacolo davvero emozionante, “La lista di Schindler” scritto e diretto da Francesco Giuffrè, in scena al Piccolo Eliseo Patroni Griffi dal 4 al 30 marzo.
Chi di voi non ha mai sentito parlare di Oscar Schindler? Nessuno, ma per coloro che hanno le idee un po’ confuse ricordo qualcosa io… Oscar Schindler era un imprenditore tedesco che, durante la seconda guerra mondiale, salvò circa 1200 ebrei dallo sterminio nazista con il pretesto di impiegarli come personale straordinario nella sua fabbrica. Per sintetizzare: è stato un vero eroe, uno dei pochi uomini che ha mantenuto sensibilità umana e amore per il prossimo anche nel buio e assurdo periodo nazista in cui uccidere senza pietà era attività assai diffusa.

08 marzo, 2014

The Houseboy alla ricerca dell’amore che non c’è… Di Andrea Axel Nobile


Teatro Il Primo, Napoli. 21, 22, 23 Febbraio 2014

Lo spettacolo della Compagnia fiorentina Viceversa Teatro, porta di scena The Housboy, per la regia di  Massimo Stinco,  testo tratto dall’omonimo film di Spencer Schilly. The Hausboy espone le vicissitudini di Ricky, che allontanato dai suoi genitori, dopo l’ammissione della sua omosessualità, si trasferisce a New York, dove troverà da vivere presso una coppia di uomini, divenendo così un Housboy. Ricky si ritroverà ad occuparsi delle faccende di casa della coppia e non solo, giacché allieterà i due anche con delle performance sessuali. La coppia è cosi formata da Simon e Dj, questi due si apprestano, una volta giunte le adorate vacanze natalizie, a raggiungere le proprie famiglie. Il giovine ragazzo scopre accidentalmente che dopo le vacanze i due lo vogliono  sostituire con un altro Houseboy; Ricky sconsolato rimarrà solo nella loro casa durante il periodo della loro assenza  badando così ai loro  criceti. Si ritroverà lentamente in un vortice di depressione,  dovuto allo sconforto psicologico  e alla voglia di sentirsi amato; la partenza della coppia diventa così il vessillo delle sue insicurezze e nevrosi.

07 marzo, 2014

“Don Chisciotte, TragiCommedia dell'Arte” da M. De Cervantes, di e con Michele Mori e Marco Zoppello. Di Alberto Nocentini


Teatro Virginian, Arezzo. Martedì 04 Marzo 2014. Spettacolo unico.

“Vox Populi Vox Dei”

La giovane compagnia Tosco/Veneta Stivalaccio Teatro composta da Michele Mori e Marco Zoppello guidati dalla consulenza artistica di uno dei più grandi maestri della Commedia dell'Arte, Carlo Boso, porta in scena ad Arezzo un capolavoro della letteratura mondiale: “Don Chisciotte, TragiCommedia dell'Arte”.
Testo e regia sono di Marco Zoppello che si ispira a Cervantes ma a questo aggiunge abilmente, amalgamati al suo interno, variazioni di tema e citazioni di Leopardi, Ruzzante, Dante, Shakespeare ed altri famosissimi autori che entusiasmano gli spettatori.

Incontro con Carlo e Francesco Giuffrè. Dal padre al figlio, una scuola d’arte. Intervista curata da Paolo Leone


In occasione della conferenza stampa di presentazione del nuovo, inedito spettacolo, “La lista di Schindler”, ho avuto l’onore di un’intervista privata con il Maestro Carlo Giuffrè e il piacere di conoscere suo figlio Francesco, giovane autore e regista. Con orgoglio ed emozione, dal foyer dell’Eliseo al Corriere dello Spettacolo.

Francesco, perché riproporre oggi un testo e un argomento così forti come “la lista di Schindler”?

F. Giuffrè: Innanzi tutto, come testo teatrale non è mai stato messo in scena. Nasce come romanzo, poi ci fu il famosissimo film di Spielberg. Diciamo che ogni anno si festeggia la giornata della memoria, quindi ritengo che il concetto del non dimenticare sia fondamentale. Quando è nato questo progetto di collaborazione con mio padre, ci è stato proposto di creare un evento e il titolo “la lista di Schindler” mi è sembrato importante. Importante raccontare la storia di questo uomo, non solo per quello che fece durante la guerra, che tutti conoscono, ma l’aspetto interessante che più mi riguarda, drammaturgicamente, è “il dopo” della sua vita. Forse non tutti lo conoscono… lui fuggì in Argentina, poi tornò in Germania e fu una vita fallimentare, quindi veramente perse tutta la sua vita, tutto quel che aveva per aver salvato queste persone. Questo fa di lui, sicuramente, un eroe non nel senso epico della parola, ma nel senso più quotidiano del termine. Annullò se stesso per donare la vita ad altre persone e questo, in questo periodo storico, credo che sia molto importante ricordarlo.

06 marzo, 2014

Eduardo De Filippo e la Grecia: Le regie delle sue commedie. Di Simone Di Martino


Il libro “Le opere di Eduardo De Filippo sul palcoscenico greco’’ (p.p.124. Genere: Critica letteraria e teatrale, Collana La community di ilmiolibro.it) va inteso come un’ indagine autonoma e indipendente sulla fortuna di Eduardo De Filippo in Grecia, articolata in una serie di capitoli monografici.
Il lavoro svolto pone come obiettivo la registrazione della teatrografia  delle messinscena  e della loro ricezione tramite lo studio e la traduzione in italiano di documenti e giudizi critici inediti sul piano storiografico. La parte più consistente di questo lavoro  porta in luce nuovi elementi sul piano della ricostruzione critica, le scelte fatte e i motivi del successo.

04 marzo, 2014

TRA FELLINI E MARADONA, SORRENTINO TRIONFA AGLI OSCAR. Di Francesco Vignaroli


E fanno 13 per l’Italia: cominciando a contare dal 1947, anno della prima affermazione con il premio speciale -non era ancora stata istituita l’apposita categoria- a “SCIUSCIA’ ” di Vittorio De Sica (se non l’avete ancora visto, cercate di recuperarlo!), il Bel Paese conquista, con “LA GRANDE BELLEZZA”, la tredicesima affermazione ai premi Oscar, un traguardo di tutto rispetto che testimonia la considerazione di cui il nostro cinema ha da sempre goduto nel mondo, pur con qualche periodo di calo; il riconoscimento per il “Miglior Film Straniero” ci mancava infatti dal lontano 1998, con “LA VITA E’ BELLA”, quando Roberto Benigni camminò -letteralmente- sopra la teste del paludato pubblico di platea del Kodak Theatre per andare a ricevere la statuetta direttamente dalle mani di un’emozionatissima Sophia Loren (“ROBERTO!!!”).

LORCAbaret sei quadri e un assassinio, regia di Simone Nardini. Di Daria D.


Teatro avazzeni, Seriate (BG). Lunedì 24 febbraio 2014, tre repliche

Teatro Linguaggi ceativi, Milano. Sabato 1 MARZO 2014, due repliche

Foto Ophelia Queen
In uno spazio scuro e denso come una notte punteggiata non di stelle ma di lucine rosse, ricordo delle più sordide case di tolleranza, davanti agli spettatori la cui identità è nascosta da maschere, otto giovani attori, tutti molto bravi, sotto la direzione di Simone Nardini, diplomatosi scenografo all’Accademia di Belle Arti di Brera, inscenano un cabaret surreale, sensuale, futurista, espressionista, per raccontarci uno stralcio della vita poetica e personale di Federico Garcia Lorca.
Nel 1929, con una borsa di studio per la Columbia University, il poeta e drammaturgo spagnolo si trasferisce a New York e l’anno seguente a Cuba. Due mondi tanto diversi e lontani che il poeta ha raccontato nei versi di “Poeta in Nueva York” e “Il Publico”, versi crudi, diretti, dove il sangue scorre a fiumi, “le albe di New York sono ingannevoli” e “gli amori impossibili”, “sotto la diversità c’è una goccia di sangue di marinaio”, parole che con forza e passione raccontano non quello che succede ma quello che “ci” succede.
Nel prologo, il cerimoniere, Giovanni Rho, una specie di domatore di uomini, cantando un brano tratto da “Cabaret” di Bob Fosse, introduce le “ragazze” dell’Alhambra, un locale di Cuba per soli uomini che Lorca era solito  frequentare, mischiandosi con l’anima nera di un mondo sotterraneo.
Le “ragazze” sono gli attori, in underwear, che danzano senza troppo entusiasmo, per il piacere degli spettatori. Ricordano quando i nazisti si facevano gioco degli ebrei, degli omosessuali, e li denudavano davanti ai gerarchi per farli divertire, privandoli di ogni dignità, come nel quinto quadro succede ai negri messi al rogo dal KKK o al Cristo inchiodato alla croce per ricevere sputi e vilipendio.