28 marzo, 2014

“PORNOGRAFIA”, regia di LUCA RONCONI. Di Daria D.


Piccolo Teatro Grassi, Milano, dal 13 marzo al 5 aprile 2014

Foto Luigi Laselva
Chissà se col titolo originario “Akteon”  che  Witold Gombrowicz  aveva dato nel 1959 al romanzo prima di optare per  il più stuzzicante “Pornografia”, probabilmente su suggerimento dell’editore per cui  le vendite sono sempre una fissazione, avrebbe smosso in egual modo conversazioni  nei salotti, al bar, o nelle sale di università tra intellettuali e studiosi,  lettori e curiosi, spingendo addirittura un famoso regista come Luca Ronconi a metterlo in scena?
Il dubbio rimane, ma ce ne facciamo una ragione, in fondo tutti oggi vogliono vendere qualcosa, usando molto, anzi troppo  spesso,  riferimenti al sesso, Freud docet, sia che si tratti di un paio di scarpe, una macchina, un libro, un film. Insomma toccare certe corde è sempre una specie di garanzia, cui nessuno si sottrae, costi quel che costi.
Ma lasciamo da parte Atteone, ricordando prima, però,  che era un personaggio delle “Metamorfosi” di Ovidio  e che un giorno, andando a caccia, si era imbattuto in Artemide che faceva il bagno nuda e lei, per punirlo di averla guardata,  lo aveva trasformato in un timido cervo. La povera bestia,  inseguita da trentasette cani, gridava ai suoi compagni di salvarlo e di non farsi ingannare dall’apparenza fenomenica di cervo.  Atteone era stato punito perché aveva visto la bellezza di Artemide, penetrando nella sua intimità e bellezza, svelati al suo sguardo. Non era mica un pornografo il povero Atteone!
La pornografia, lo sappiamo, è la concretizzazione di fantasie perverse, la raffigurazione esplicita di soggetti sessuali, in forma letteraria, fotografica e spettacolare al solo scopo di farne del commercio. L’erotismo è invece immaginazione,  sogno,  fantasia e come tale rimane, perciò mai  imputabile di atti osceni, manipolazione o sfruttamento dei corpi.
Foto Luigi Laselva
Avendo letto il romanzo e  visto la “lettura scenica” che ne ha fatto Ronconi, si può affermare senza dubbio che di  pornografico non c’è nulla, né nel linguaggio né negli atti compiuti da due signori di mezza età, Witold interpretato da Riccardo Bini e Federico da Paolo Pierobon,  entrambi  abbastanza  nostalgici, malinconici, nemmeno  troppo simpatici, e molto, molto ossessionati dal fatto che due giovani, Enrichetta e Carlo,  non provino nessuna attrattiva l’uno per l’altro. Questo fatto ai due signori non va proprio giù, come se vederli copulare o desiderarsi sessualmente,  fosse diventato lo scopo principale delle loro vite, abbastanza piatte e vuote, lontane dalle serate trascorse a Varsavia dove ” sbevazzando tentavamo di continuare a fare gli artisti, gli scrittori, i pensatori… riprendendo le nostre vecchie fu chiacchiere e fu discussioni sull’arte… Accidenti!... Tutti urlanti e sbraitanti a più non posso “Dio!” “Arte!” “Nazione!” “Proletariato!” e giù a discutere sempre la stessa solfa…” .
Lasciati gli amici di Varsavia, si trasferiscono insieme in campagna,  ma qui, forse perché annoiati,  abituati com’erano alla frenesia sensuale e creativa della città, qui perfino la guerra, siamo nel 1943, è un’eco lontana, forse perché a  disagio  in quell’ambiente di contadini e di cattolici praticanti,  forse perché tra i due si stabilisce un rapporto di grande complicità, lasciandoci addirittura il dubbio che siano omosessuali, cominciano a fare progetti libidinosi sulle due ignare giovani vittime.
Foto Luigi Laselva
Ma tutto rimane nella loro fantasia ossessionata, cerebrali fino al midollo, proiettano sui ragazzi i loro pensieri, i loro desideri, per poterli “guardare” come voyeur che si accontentano,  non potendo più fare certe cose…  Fanno di tutto per “corromperli”, per attirarli dalla loro parte di adulti furbi e chiacchieroni,  per riassaporare la perduta  gioventù e bellezza, arrivando  Foto perfino a spingerli a compiere un delitto. Ma che razza di persone sono questi due pensatori? A volte vecchie zitelle, a volte incavolati neri, a volte stucchevoli, direi che ci coinvolgono poco nelle loro strategie da ragazzini vecchi, anche perché tutto è totalmente privo di sentimento. Assistono senza mai partecipare, un po' come noi spettatori.
Il romanzo di Gombrowicz è pochissimo dialogato, tutta letteratura,  concettuale, difficile da trasportare sulla scena ma Ronconi non è uomo che si ferma davanti agli ostacoli, anzi ama  le sfide, che a volte si vincono altre… beh… è stato bello provarci.  Per quasi tre ore ci sembrava di sentire un radio dramma, che  purtroppo non era a puntate…  pieno di troppi concetti, troppe parole, troppa insopportabile senilità.  Ma che altro doveva fare Ronconi, oltre a questo miracolo di bravura?

Daria D.



PORNOGRAFIA  regia di  LUCA RONCONI
dall’omonimo romanzo di WITOLD GOMBROWICZ
traduzione Vera Verdiani
scene Marco Rossi
luci Pamela Cantatore

Personaggi                 Interpreti

Witold                 Riccardo Bini
Federico             Paolo Pierobon
Ippolito               Michele Nani
Maria                   Franca Penone
Enrichetta          Lucia Marinsalta
Carlo                   Loris Fabiani
Vencislao           Ivan Alovisio
Amelia                Valentina Picello
Siemian              Francesco Rossini
Beppe                 Jacopo Crovella

coproduzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, Centro Teatrale Santacristina,
in collaborazione con Spoleto 56 - Festival dei 2Mondi


Foto di scena Luigi Laselva

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