24 marzo, 2014

L’amante 2.0: l’avatar del proprio sé, una triste realtà contemporanea. Di Francesca Saveria Cimmimo


Te. Co. Teatro di Contrabbando, Napoli. Sabato 22 e domenica 23 marzo 2014

“L’amante 2.0” di Harold Pinter, è stato portato in scena dalla compagnia Naviganti InVersi sabato 22 e domenica 23 marzo 2014 presso il Teatro Te.Co. Lo spettacolo, diretto da Maurizio D.Capuano, interpretato da Chiara Vitiello e Marco Serra, con i costumi e le scene di Federica Del Gaudio, mostra quanto l’incomunicabilità e l’alienazione siano presenti nella nostra vita quotidiana e quanto non esista più scambio verbale e confronto senza l’utilizzo e il supporto di smartphone o chat e computer. Una triste realtà che accompagna “l’avatar moderno”, incapace di essere qualcosa o qualcuno senza il giudizio e l’approvazione altrui. La superficialità vince in un universo incapace di logos e di scambio. Un mondo dove condivisione significa scattare una foto in ogni attimo della giornata e attendere gli “I-like” altrui, senza rendersi effettivamente conto di quel che accade. Robot, cyborg di un’era in cui la tecnologia è presente in ogni attimo, a discapito di sentimenti, valori ed emozioni; chiusi nel cassetto del proprio “Io” e dimenticati. Sara e Riccardo sono una coppia insoddisfatta e incapace di vivere un istante di serenità: ambedue frequentano terze persone, avulse, dunque, dal loro rapporto coniugale. Sembra però che, nella frenesia delle loro giornate, entrambi accettino questa surreale condizione.
Non c’è dialogo e non c’è alcuna forma di contatto tra queste due persone, capaci di comunicare esclusivamente attraverso i messaggi inviati dai loro rispettivi cellulari di ultima generazione e disposti a far comprendere ciò che si ha dentro attraverso le emotions. Non è un caso che la prime battuta dello spettacolo sia stata “Ti contatterà il tuo amante, oggi?”, distaccandosi e modificando il testo originale all’interno del quale vi è scritto “Viene il tuo amante, oggi?”. Si è presi dalla propria vita, dai suoni, rumori assordanti che accompagnano inevitabilmente ognuno, facendo sì che ne diventi così tanto schiavo e assuefatto da non accorgersi neanche più che, un attimo di silenzio, non sia una sventura ma un dono. Si sfugge, invece, dall’assenza di bombardamenti sonori, probabilmente anche per evitare di pensare e riflettere sulla propria irrimediabile condizione di solitudine. Si cerca altro da sé e da quel che si ha, perché c’è un bisogno innato di una continua e ingiustificata evasione: si proiettano sogni, desideri, pensieri spinti e provocazioni in una dimensione alternativa che non necessariamente esiste, ma la si crea per sopravvivere. Donne magre, giunoniche, belle, brutte; uomini in carriera, possenti, timidi o cacciatori. Va tutto bene, vanno tutti bene. Lì dove c’è scelta non c’è perdita. La facilità con cui ci si veste e sveste, supportata dalle note di “Comprami” di Viola Valentino (1979), è l’emblema di una società che tutto compra, tutto vende, tutto cambia; ma alla quale, probabilmente, nulla resta impresso nella mente o nel cuore. Non si hanno più stimoli ed è necessario crearli, inventando o immaginando, sognando o supponendo; eppure, mai vivendo. È questo che manca, è questo che sfugge: è un tempo che scorre con una rapidità tale da non lasciare spazio alla riflessione e ai sentimenti. Si crea uno o più avatar: immagini riflesse, proiezioni di un sé che è profondamente nascosto e censurato. Si è anime indifese in un mondo che non attende: è necessario fingere di essere reali in altre vesti, indossare maschere e incorporarne le peculiarità per essere convincenti, per attrarre un’attenzione che, viceversa, probabilmente non si riuscirebbe ad avere su di sé. Un “Teatro dell’Assurdo” che però, purtroppo, rispecchia una realtà contemporanea e tangibile. Un mondo fatto di specchi, maschere, display, apparenze e similitudini. Un mondo dove l’uomo ha smesso di essere essenza per tutelare l’esteriorità; ha smesso di avere un corpo e uno spessore per lasciare spazio alla sagoma costruita a tavolino e disegnata, apparentemente incantevole ma infinitamente vuota e futile.

Francesca Saveria Cimmino



L’AMANTE 2.0
da Harold Pinter

Con:
CHIARA VITIELLO
MARCO SERRA

Regia: MAURIZIO D. CAPUANO
Scene e costumi: FEDERICA DEL GAUDIO
Addetto stampa: EMMA DI LORENZO

Grafica: DANIELA MOLISSO

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