31 ottobre, 2013

"Tutto di un cretino": di un cretino non si butta niente. Di Francesca Saveria Cimmino


Napoli, Teatro il Primo. Fino al 27 ottobre 2013

Ha debuttato e inaugurato la stagione 2013-2014 del Teatro Il Primo di Napoli il 26 e il 27 ottobre lo spettacolo “Tutto di un cretino” di Roberto Russo, diretto da Arnolfo Petri; interpretato da Arnolfo Petri e Aurelio De Matteis.
Lo spettacolo è tratto dal film del 1975 Il diritto del più forte di Reiner Werner Fassbinder, il cui titolo originale è Faustrecht der Freiheit, ovvero, Pugno di ferro della libertà.

“Donnacce” – L’eterno gioco delle maschere. Di Paolo Leone


Roma, Teatro della Cometa. Fino al 10 novembre 2013

Dietro questa maschera, c'è un uomo e tu lo sai!
L'uomo di una strada che è la stessa che tu fai.
E mi trucco perché la vita mia,
non mi riconosca e vada via
(R. Zero)
  
Maschere. Le maschere del perbenismo, quelle dei benpensanti, le tante maschere dietro cui ognuno di noi si nasconde. Il dramma è che spesso dietro quelle maschere c’è molto peggio di quanto si immagini. Possono celare il bisogno di una carezza affettuosa, di un ventre materno, nascondere la bramosìa di un minimo di gioia in una vita tutta dèdita all’apparenza, alla negazione dei bisogni primari sacrificati sull’altare dell’efficenza. Ma possono nascondere anche la spietatezza, l’aridità del potere, l’opportunismo anche della gente semplice. Nessuno è immune dalla trappola delle maschere. In “Donnacce”, la nuova commedia partorita dalla fervida e lucida penna di Gianni Clementi, la comicità, l’apparente leggerezza, le battute fulminanti, nascondono sapientemente (ancora le maschere!) i graffi della satira sociale, dell’analisi spietata della realtà, che rappresentano la firma di ogni opera di questo commediografo. Se poi a dar corpo e voce al tutto si scelgono attori strepitosi come Paola Tiziana Cruciani, Alessandra Costanzo ed il sorprendente Pietro Bontempo, il risultato non può che essere di assoluta eccellenza. Due amiche di mezza età, professioniste del “mestiere più antico del mondo” da circa trent’anni, decidono di terminare la propria attività anche perché ormai il “mercato” è invaso da giovani colleghe di ogni nazionalità, e di concedersi una vacanza in Egitto, a Sharm el – Sheikh.

30 ottobre, 2013

Aldo Iuliano. Il regista fumettista… Intervista curata da Claudia Conte


Cari lettori del Corriere dello Spettacolo, oggi intervisterò, qui solo per voi, un mio caro amico, il giovane e talentuoso regista calabrese Aldo Iuliano!

Sogni ed aspirazioni di te da bambino. Cosa volevi fare da grande?

Beh... domandone direi. Da bambino ero sempre perso nelle mie cose. Ricreavo tutto quello che attirava la mia attenzione. Con mio fratello Severino restavo a casa per ore a ricostruire situazioni, oggetti, scenografie, storie delle serie tv e dei film che più ci piacevano. Poi chiamavamo a casa amici ed ognuno interpretava un ruolo che noi sceglievamo. Quando i miei genitori rientravano a casa ritrovavano sempre tutto sottosopra, e non potevano spostare nulla perché... il giorno dopo doveva continuare l'avventura! Praticamente a loro va il premio per la pazienza e l'assoluta sicurezza con cui si sono fidati delle nostre capacità. Ci hanno permesso di coltivare le nostre passioni e studiare; ci hanno permesso di continuare a sognare storie sempre nuove e a divertirci raccontandole. Sono otto anni ormai che lavoro dividendomi tra cinema, un po’ di tv e saltuariamente il disegno, una passione che non ho mai abbandonato. Mi sono laureato in Scienze della Comunicazione con una tesi che parla proprio dei punti di contatto tra il linguaggio cinematografico e quello dei comics, da sempre per me grande fonte di ispirazione.

Il concerto Internazionale “Musica Sacra” a Roma giunge alla sua tredicesima edizione


Stanno arrivando i più promettenti giovani cantanti dei cinque continenti a Roma per la tredicesima edizione del Concorso Internazionale Musica Sacra 2013, il più grande concorso al mondo dedicato a questo repertorio lungo oltre 1000 anni, che si terrà dal 5 al 9 novembre presso la  Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo mentre, la Finale – Concerto di Gala si terrà il 9 novembre alle 20.30 presso la Basilica S. Maria sopra Minerva e sarà accompagnata per la prima volta dall’Orchestra Sinfonica Marco Dall’Aquila diretta dal M° Jacopo Sipari di Pescasseroli.
Presentatrice d’eccezione l’attrice Elisabetta Pellini, una delle protagoniste della fiction “Le tre rose di Eva” in onda in queste settimane su Canale 5 che vestirà un' abito di Giada Curti Haute Couture.

GLI UOMINI PREFERISCONO LE TONTE… I TORMENTI INFINITI DELL’ANIMO FEMMINILE. Di Claudia Conte e Emanuele Ajello


Cari lettori del Corriere dello Spettacolo,
oggi Claudia Conte ed Emanuele Ajello vi presenteranno “Gli Uomini Preferiscono le Tonte”, spettacolo teatrale in scena dal 9 al 27 ottobre al Teatro dei Satiri, storico centro culturale sito nei pressi di Campo de’ Fiori a Roma.
L’esilarante commedia, diretta da Marco Simeoli e scritta nel 2010 da Giulia Ricciardi, ha preso vita in molteplici teatri e sarà nuovamente in scena dal 13 al 25 novembre al Teatro Gioiello.

29 ottobre, 2013

“Il discorso del re” di David Seidler. Regia di Luca Barbareschi, con Luca Barbareschi e Filippo Dini. Di Daria D.


Milano, Teatro Franco Parenti. Dal 22 ottobre al 3 novembre 2013

Portare in teatro un play la cui trasposizione cinematografica con la regia di Tom Hooper, ha ricevuto quattro premi  Oscar nel 2011, potrebbe essere da una parte, uno scivolare sul sicuro, dall’altra, una sfida pericolosa soprattutto se ricordiamo gli straordinari Colin Firth e Geoffrey Rush, il primo nei panni di Albert, Duca di York e futuro Giorgio VI Re d’Inghilterra e il secondo, di Lionel Logue, il suo logopedista, nonché attore fallito, o quasi.
Eppure Luca  Barbareschi, regista e nello stesso tempo follemente Lionel, non ha esitato a lanciarci una sfida, consapevole che quel scivolare sul sicuro non sarebbe stato poi così matematicamente sicuro. Perché nessun successo è mai garantito al 100%, checché se ne dica, anche se tutti gli elementi lo farebbero pensare, sennò quel “ bello è il rischio”  di cui parla Platone,  sarebbe un’idiozia. Invece, no.  Certamente il rischio rende la vita piccante e molto molto più interessante. Barbareschi lo sa, tant’è vero che di rischi ne ha presi anche in altri campi, o forse erano solo delle distrazioni, sta di fatto che sono servite a rafforzare la sua convinzione che niente appaga, alla fine, quanto l’Arte. E per fortuna ora ce ne offre  un po’. Aspettiamo il seguito…

Premiazione finale alla rassegna del Festival del corto “La Corte della Formica”. Di Francesca Saveria Cimmino


Si è conclusa la IX edizione della rassegna La Corte della Formica, Festival del corto diretto da Gianmarco Cesario. Alla serata di Gran Gala di premiazione, condotta da Antonio Mocciola e Veronica Rega, sono stati assegnati i premi per le rispettive sezioni: narrativa, teatro e movie. Di seguito riportiamo i vincitori.
Per la Sezione Narrativa, avente come Presidente di giuria Maurizio De Giovanni e come coordinatore Claudio Finelli, il riconoscimento è attribuito a Cenere, di Gianluca Grimaldi. I quattro finalisti cui saranno pubblicati i testi, oltre al sopra citato Gianluca Grimaldi autore di Cenere, sono: Alfredo Martinelli (La Quarta Dimensione); Cinzia Mirabella (La caduta dell’Angelo); Gianluca Pirozzi (Fabiana); Vincenzo Torella, (Solo un monologo sull’Amore).

28 ottobre, 2013

“Secondo Ponzio Pilato” – Sliding doors della storia dell’umanità. Di Paolo Leone


Roma, Teatro dell’Angelo. Fino al 24 novembre 2013

Un movimento incessante, tutti alla ricerca della Verità. L’indolenza di un governatore alle prese con il caldo asfissiante e una situazione che gli sfugge di mano, come anche la sua donna. Il tarlo del dubbio, l’evidenza che viene negata in nome dell’orgoglio personale, o di casta. O forse è tutto un equivoco, come quelle mani lavate davanti ai sacerdoti del Tempio, solo per rinfrescarsi dice Pilato, ma interpretate in tutt’altro, tragico modo. La condizione umana non circoscritta in una provincia dell’impero, ma che travalica i millenni e si perpetua nel suo movimento, ininterrotto dalla notte dei tempi fino ad oggi. L’inquietudine dell’uomo davanti al Mistero. Una sentenza (quella verso Pilato) che, se eseguita, avrebbe forse cambiato le sorti di un popolo perseguitato da sempre. “Sliding doors” della storia.

Linapolina. “Le stanze del cuore”. Di Giuseppe Nappa


Questo è il titolo del nuovo album della cantattrice Lina Sastri, presentato alla Feltrinelli di Santa Caterina a Chiaia a Napoli, il giorno 25 ottobre alle 18. L’album è tratto dal suo omonimo spettacolo in musica, prosa e danza dedicato a Napoli. E’ intervenuta alla presentazione la giornalista e scrittrice Giuliana Gargiulo che ha presentato e relazionato l’album dell’artista. Presenti all’incontro con Lina Sastri tanti artisti che hanno voluto omaggiare la cantattrice con la loro presenza tra cui l’attore Giacomo Rizzo. Un viaggio musicale che spazia dalla canzone napoletana alle sonorità del fado, dal tango al flamenco. Un momento di emozione da comunicare con la voce, con il canto, con il cuore, questo è quello che vuole trasmettere la Sastri con questo suo album, un’artista che canta la tradizione, cercando nella musica momenti di teatro.


Giuseppe Nappa

L’INTERVISTA: UN SOLO GRIDO DELLA COMPAGNIA CLAUDIO ROMANELLI “I DIRITTI UMANI ATTRAVERSO L’ARTE”.


La compagnia teatrale ClaudioRomanelli nasce dall’amore indiscusso dell’arte e da un’idea ben precisa: quella di diffondere i Diritti Umani, in uno scenario partenopeo che nelle difficoltà di ogni giorno cerca di reagire, a volte con la fatalità, a volte con l’arrangiarsi. E Claudio Picardo in Romanelli, fondatore e presidente della stessa, scrive la vita dei vicoletti, delle piazze, dei bassi e dei grandi contrasti con i grandi salotti  aristocratici ed intellettuali, che convivono in una città del Sud come Napoli, dove lui, stesso, vive e sono fondate le sue radici. Giocando con delle verità  differenti, ma, sempre  sofferenti ed apparentemente  irriverenti ,  trasmette con i suoi testi pieni di satira, beffe e stravaganza,  grandi contenuti significativi , dando una risposta ai sentimenti che non esistono più. Le sue trame affrontano problematiche sociali, con un linguaggio semplice, coscienzioso e picchi di forte comicità, tipico della Commedia tragicomica, però ,con uno stile innovativo , non a caso, i personaggi inventati sono ispirati ad un genere che si riferisce al teatro dell’assurdo, che  più delle volte, si fonde con una drammaturgia contemporanea popolare, un vero e proprio mix di espressioni artistiche e discipline , che , di solito, hanno il consenso del grande pubblico. Le diverse esperienze fatte ed il profondo rispetto per lo spettatore , dandogli  il giusto equilibrio tra regia, interpretazione e palcoscenico ,danno quel Quid  che fa la differenza. Infatti, dopo i successi di “Nonna ce n’è una sola”, commedia scritta e diretta, sempre, dal regista Romanelli, la Compagnia va in scena,  questa volta, al teatro San Ferdinando di Napoli il  28 e 29 Novembre, replicando  questa divertentissima commedia.

27 ottobre, 2013

Verdi o Wagner? Di Marco e Massimo Montella


Giuseppe Verdi è da molti conosciuto come fonte di genialità straordinaria che ha permesso l’uscita della musica dalle corti e dalle cappelle, che ha fatto diventare protagonisti del dramma umano una prostituta (la Traviata), uno zingaro (il Trovatore), un deforme (il Rigoletto) e che ha cercato di unificare i valori della patria esaltandone proprio le sue diversità a livello personale e sociale. Questo aspetto infatti era rispecchiato anche nella scelta dell’accordatura.
In quell’epoca infatti ogni città accordava gli strumenti secondo gli  usi e le abitudini locali, non esisteva un’accordatura condivisa. Questo significava che il compositore doveva tenere conto del luogo in cui la sua opera veniva eseguita, affinché questa avesse una resa ottimale. I classici della tradizione italiana precedenti a Verdi avevano prediletto un’accordatura bassa e calda che si confacesse meglio ad una percezione del suono più piena, come del resto aveva fatto anche W. A. Mozart, ma tuttavia questa usanza si era persa col tempo. Egli infatti non apprezzava le sonorità troppo acute e squillanti così  diffuse tra i suoi contemporanei, poiché queste avrebbero potuto far perdere la ricchezza della pluralità dei timbri dei diversi strumenti. Verdi su questa linea di pensiero sosteneva, scrivendo alla Commissione musicale del Governo Italiano dell’epoca, che “l’abbassamento del corista non toglie nulla alle sonorità ed al brio dell’esecuzione, [… ] che non potrebbero dare gli strilli di un corista troppo acuto”. Egli quindi si batté per ottenere un’accordatura più grave, accettata a livello nazionale, cosa che riuscì ad ottenere con non poche difficoltà solo nel 1884 grazie ad un Regio Decreto.

“I sogni di Ray” in scena alla Casa delle Culture di Roma. Di Bruno Saita


Roma, Casa delle Culture. dal 22 al 27 ottobre 2013

Gli artisti ricreano la vita, o la loro idea della vita. Se poi la natura - o il padreterno - ti hanno mostrato la vita, per poi privarti dello sguardo su di essa, levandoti il dono della vista, immaginare la vita si fa doppiamente necessario, e diviene l'unica possibilità.
Prende le mosse da questa premessa il testo di Piergiorgio Viti “I sogni di Ray”, ispirato alla vita del “genio” Ray Charles in scena in questi giorni alla Casa delle Culture di Roma.
La vita del grande cantante e musicista fu presto segnata da due episodi, la perdita della vista e l'annegamento del fratellino in una tinozza mentre giocava in giardino proprio col piccolo Ray.
Quel doppio enorme dolore però, unito a un incredibile talento, alimenterà una sensibilità unica e si farà  fonte di ispirazione di vita e di arte.

“Fuori”: persuadere a combattere l’abissale superficialità umana. Di Francesca Saveria Cimmino


Napoli, Sala Assoli. In scena dal 22 al 27 ottobre 2013

Giuliano Longone
Tre ambienti sono gli spazi in cui l’attore Renato Carpentieri svolge la sua nuova creazione scenica: l’uscio della porta di casa, un bar-ristorante e un bagno pubblico. Accompagnato dagli interpreti Valeria Luchetti e Stefano Patti, Carpentieri inaugura la stagione teatrale della Sala Assoli di Napoli con “Fuori”, opera ispirata al romanzo À la porte di Vincent Delecroix.  Un vecchio bisbetico Professore e scrittore di testi di filosofia resta accidentalmente fuori la porta di casa verso l’ora di pranzo di una domenica, ovvero quando tutti, o quasi, sono irreperibili. Solo il vicino, il portiere e sua sorella posseggono il duplicato delle chiavi, ma non sono disponibili, o forse non vogliono esserlo. Senza perdersi d’animo decide di andare a pranzo in un ristorante, ove abitualmente consuma. Inizia così il suo lungo viaggio nei ricordi: un flusso di coscienza e, allo stesso tempo, il bisogno di riflettere su quel che oggi la realtà e la società offrono.

25 ottobre, 2013

“Sacro Gra”... COMME CI, COMME CA. Di Francesco Vignaroli


Il francesismo del titolo, in omaggio alla trasferta transalpina del nostro Direttore (poi non dite che sono un ruffiano, eh!), esprime tutta la mia perplessità nei confronti del film vincitore della 70esima mostra del cinema di Venezia.
Ci sono vari approcci possibili al genere documentario: il documentario classico, nell' accezione propria del termine che, come riportato dai dizionari, consiste in un "film di contenuto informativo o divulgativo, senza trama narrativa"; il docu-fiction, che prevede l' innesto di elementi narrativi/ artificiosi a supporto di un più generale impianto di matrice didascalico-informativa (ne è un esempio il celeberrimo e già citato in un precedente articolo "NANUK L' ESCHIMESE" , del regista statunitense Flaherty, 1922); il documentario d' inchiesta, che mira a chiarire un determinato argomento/problema attraverso l' intervista diretta alle persone e il resoconto delle ricerche svolte sul campo da studiosi o dall' autore stesso (come nel caso di "COMIZI D' AMORE" di Pasolini, del 1965, o dei lavori di Michael Moore); il documentario poetico che, spesso privo di dialoghi, cerca di coinvolgere ed emozionare il pubblico affidandosi esclusivamente alla forza delle immagini e del montaggio (come nel caso della "TRILOGIA QATSI" di Godfrey Reggio)...

Sette ore per farti innamorare – C’è una sola verità in amore? Di Paolo Leone


Roma, Teatro Golden. Dal 22 ottobre al 10 novembre 2013

“Ditemi la verità, vi prego, sull’amore
Alcuni dicono che l’amore è un bambino
e alcuni che è un uccello
alcuni dicono che fa girare il mondo
e altri che è solo un’assurdità…” (W. H. Auden)

Scomodiamo Auden perché questi versi ci venivano in mente mentre assistevamo a “Sette ore per farti innamorare”, la commedia in scena al teatro Golden di Roma. Scritta e interpretata da Giampaolo Morelli, a quattro mani con Gianluca Ansanelli che ne cura anche la regia e tratta dall’omonimo romanzo, affronta in qualche modo gli interrogativi posti dal poeta, con esiti, a tratti, incerti. Amore, tradimento, seduzione, opportunità di una seconda possibilità dopo il disastro. Questi gli ingredienti della pièce, conditi con spunti di comicità non sempre convincente, che ci trasporta nelle disavventure di Paolo De Martino (Morelli), un giornalista in piena ascesa professionale e sentimentale che vede crollare le sue certezze dopo aver scoperto il tradimento della sua donna (Chiara Ricci) con il direttore del giornale per cui lavora.

"Lila e la Donna Lupo". In viaggio per la psicologia femminile. Di Claudia Conte e Emanuele Ajello


Cari lettori del Corriere dello Spettacolo,
oggi vi presentiamo ''Lila e la Donna Lupo”, spettacolo teatrale prodotto dalla Entertainment art e proposto dal 22 al 27 ottobre nel Teatro Stanze Segrete, centro culturale sito in Via della Penitenza, nel cuore del quartiere Trastevere di Roma.
Il dramma, scritto da Enrico bernard nel 1990, è stato tradotto in diverse lingue e rappresentato nelle “capitali della psicanalisi” tra cui Zurigo, Berna, Vienna, Parigi e New York.

24 ottobre, 2013

“Sugimoto Bunraku Sonezaki Shinjû. Double suicide à Sonezaki”. Morire per Amarsi. Di Stefano Duranti Poccetti


Parigi, Théâtre de la Ville. Sabato 19 ottobre 2013

Una storia di Amore intensa e commovente, un “Romeo e Giulietta” giapponese dove è forte il binomio Eros/Thanatos. È questo “Sugimoto Bunraku Sonezaki Shinjû. Double suicide à Sonezaki”, un classico del teatro delle marionette, marionette che assumono in sé un così alto valore vitale da poter chiamare questa messa in scena Teatro e non Teatro delle marionette. In effetti i personaggi della scena, animati dai loro “padri” marionettisti, che muovono letteralmente le loro diverse parti del corpo, non potrebbero esprimersi in modo più intenso ed emotivo. Guardando lo spettacolo ci dimentichiamo di essere davanti a dei pupi… tutto ci sembra così emozionante e reale.

La "Double Mort de l'horloger". Morte di disperazione, morte d’Amore. Di Stefano Duranti Poccetti


Parigi, Théâtre National de Chaillot, sabato 19 ottobre 2013

Due pièce di Ödön von Horváth con un soggetto molto simile: l’assassinio di un orologiaio. Nella prima, “Meurtre dans la rue des Maures” (Assassinio nella Mohrengasse), l’omicidio è già avvenuto e dall’inizio alla fine della messa in scena assistiamo al dolore del giovane Wenzel Klamuschke, l’omicida che l’ha assassinato con la complicità della sua famiglia. Il ragazzo è così disperato che alla fine, dopo essere tornato nel luogo del delitto – luogo di prostituzione – e avere rincontrato Simon Kohn, l’orologiaio, il cui fantasma vaga sempre in giro per la città, decide di uccidersi impiccandosi. L’ultimo momento della pièce è contrassegnato dal ritorno in scena dell’orologiaio che viene per portarsi via il corpo del ragazzo dandogli un bacio in fronte, forse segno di perdono.
La seconda, “L’Inconnue de la Seine” (La sconosciuta della Senna), prende spunto da una storia realmente accaduta, quando fu ritrovato il corpo senza vita di una giovane ragazza nel fiume parigino. Di quel suo bel viso sconosciuto fu addirittura fatto il calco di una maschera, poi venduto per Parigi.

22 ottobre, 2013

“Gloria”: in una vita solitaria brevi sprazzi di felicità e speranza. Di Francesca Saveria Cimmino


Il film diretto da Sebastian Lelio è stato vincitore dell’Orso d’Argento per l’interpretazione dell’attrice protagonista Pauline Garcia, al 63^ Berlino Film Festival. Gloria (Paulina Garcia), è una donna over 50 divorziata, con un sorriso sempre stampato sul volto. A un ricevimento incontra Rodolfo (Sergio Hernandez), un uomo compito e distinto incapace di distoglierle lo sguardo di dosso. Dal primo momento si capisce esserci tra i due un’affinità e un’intesa capace di attraversare le linee della formalità. Iniziano una storia d’amore nonostante i numerosi problemi famigliari che coinvolgono lui: un uomo separato ma responsabile e presente per le figlie e l’ex-moglie.
Tanta compostezza ma anche tanta abilità nel sedurre e ammaliare sono i punti di forza di Gloria, la cui esperienza insegna e guida. Senza porsi regole né problemi, vive i suoi giorni lasciando andare il suo corpo come la sua mente in uno status di serenità ed invidiabile spontaneità. Lo è quando sceglie di ballare sola, lo è quando decide di spogliarsi e mostrare le sue nudità senza scrupoli e vergogne. Sa quel che vuole e desidera prenderselo, o quanto meno provarci, a tutti i costi. Il rischio, di contro, è perdere tutto, subito e irrimediabilmente. Gloria sembra saperlo e sceglie razionalmente di pagare le conseguenze dei suoi gesti forti e autoritari.

21 ottobre, 2013

“L’ultimo nastro di Krapp” di Samuel Beckett. Regia, interpretazione, scene e ideazione luci di Robert Wilson. CRT, Triennale Teatro d’Arte, Milano, 20 ottobre 2013. Serata inaugurale. Un progetto di Change Performing Arts. Prodotto da CRT Milano Centro Ricerche Teatrali. Di Daria D.


Presentiamo la recensione sullo spettacolo “L’ultimo nastro di Krapp”, scritta dalla nostra Daria D. e con traduzione in inglese della nostra stessa collaboratrice.

Foto Lucie Jansch
La Triennale di Milano e il CRT Milano riaprono le porte del Teatro dell’Arte  con il personaggio ormai mitico di Krapp, creato da Beckett nel 1958, e il cui concetto drammatico non smette di affascinarci per la sua contemporaneità  e genialità.  Insomma un’opera che è  sempre moderna di per sé, perché l’arte quando è Arte non ha bisogno di reinvenzioni ma solo di continuare a comunicarci la sua bellezza e profondità.
Questo Krapp, che nelle intenzioni di Beckett è un uomo ormai anziano, uno scrittore mezzo fallito, solo e disilluso, che ripercorre momenti del suo passato  ascoltandoli  da registrazioni fatte nel corso della sua esistenza,  è interpretato e diretto da Robert Wilson. Nonostante la bravura di Wilson, Krapp  non comunica  solitudine né rabbia,  dramma o  comicità.  Prevale  l’esteriorità più che la verità dell’interpretazione.
 Immobile nei suoi sguardi che cercano il passato e quando lo trovano lo deridono, lo distruggono come se quel passato non fosse stato suo, ma di un altro, oppure ondeggiante, a causa dell’ alcool, o per il retaggio di coreografo di Wilson,  Krapp non emoziona, e ci lascia poco convinti.

Sesta e ultima serata per la sezione teatro della IX edizione del Festival del corto, diretto da Gianmarco Cesario, “La Corte della Formica”, al Teatro Bellini di Napoli. Di Francesca Saveria Cimmino


Si ricorda che oggi 21 ottobre vi sarà la rassegna La Corte della Formica Movie presso il Multicinema Modernissimo, il 23 ottobre la replica della proiezione dei corti, presso l’Associazione culturale Il Clubino e il 28 ottobre la serata Gran Gala di premiazione, condotta da Antonio Mocciola e Veronica Rega, nuovamente al Teatro Bellini di Napoli.
Foto Flaviana Frascogna
In gara: Una lettera di colore viola, di Luca Di Tommaso; Il mamoto, di Carla D’Alessio e Trash Express, di Luigi Cesarano.
Una lettera di colore viola, scritto e diretto da Luca Di Tommaso. Gli interpreti: Margherita Romeo, Roberto Soldatini e Luca Di Tommaso. Lo spettacolo è stato tratto dall’opera di Josè Saramago “Le intermittenze della morte”. La signora Servitrice Morte si avvicina al palco nascosta da una tunica con cappuccio nero che ne lascia trasparire solo il viso, o per meglio dire, il cranio. In prossimità delle quinte vi sono, da un lato, un comodino con una radio e un telefono, dall’altro, un letto. Al centro, sul fondo, un uomo che suona il violoncello. La Servitrice Morte attende che il musicista si addormenti per prendersi gioco di lui e deriderlo, ma pur sempre in maniera delicata e leggera. In sottofondo, la radio trasmette “Gracias a la vida” di Violeta Parra. Una chiara scelta ironica e paradossale. Poi d’improvviso tutto cambia: ecco che ci si ritrova ad un concerto durante il quale l’interprete, di spalle al pubblico, è illuminato da una luce calda e intensa. Ad assistere alla sua performance c’è la signora Morte, le cui sembianze sembrano mutare fino a  trasformarla in una donna algida rischiarata da una fredda luce tendente al blu. Segue il loro incontro e l’innamoramento, che inizia a germogliare udendo le note di Bach. Dunque la morte perde potere dinanzi all’amore, motore di tutte le cose.

20 ottobre, 2013

Giampiero Mancini. Un attore, ma anche molto molto di più… Intervista curata da Stefano Duranti Poccetti


Ciao Giampiero, come prima cosa ti chiederei di presentarti e di raccontarmi in breve della tua formazione d’attore.

Ho avuto il privilegio unico e preziosissimo di formarmi lavorando. Non potrei augurare a nessuno dei ragazzi della mia scuola una sorte migliore di questa. In ogni ambito che concerne le mie attività ho potuto avvalermi di una esperienza diretta e approfondire tutti gli aspetti che mi interessavano,  fino ad elaborare un mio personalissimo metodo di lavoro ed insegnamento. Inizialmente questo percorso potrebbe apparire meno rassicurante di altri, in parte sicuramente lo è, ma credo che faccia parte del mio modo di essere, istintivo e passionale. Io non ho mai goduto di alcuna raccomandazione, quindi, dati i successi in entrambe le attività,  sono molto contento del percorso scelto. Mi piaceva recitare ed ho imparato un monologo, mi piaceva scrivere e mi sono scritto un monologo, mi piace la musica quindi scrivo, dirigo ed interpreto spettacoli musicali con e per orchestre sinfoniche. Ogni cosa che ho voluto fare l’ho realizzata e, fortunatamente, senza particolari tribolazioni. Credo nella legge dell’attrazione perché personalmente agisce nelle mie dinamiche in maniera strutturale: ho sempre comprato la guida del Gambero Rosso per la mia passione per la buona cucina e ho finito per collaborarci con 3 conduzioni di programmi, testimonial per le pubblicità e ironico lettore della guida stessa; sono sempre stato un romanista sfegatato e mi hanno chiamato per girare con Totti una nota pubblicità ambientata nello spogliatoio della “mia” Roma a Trigoria; il mio musicista preferito è Puccini e l’ ho interpretato in un bellissimo film di Stefano Reali, e dalla “Turandot” di Puccini, l’opera di Seul mi ha commissionato la stesura del musical moderno. I pensieri diventano cose. Potrei andare avanti per ore…

La quinta serata per la sezione teatro della IX edizione del Festival del corto “La Corte della Formica”, al Teatro Bellini di Napoli, è principalmente legata alle donne e al linguaggio del corpo. Di Francesca Saveria Cimmino


Foto Flaviana Frascogna
In gara: redFRIDA, di Ciro Pellegrino; Chi ama brucia, di Alice Conti e Chiara Zingariello e Dentro di me, di Niko Mucci.
RedFRIDA, di Ciro Pellegrino. Interprete: Giovanna Marziano. Effettistica e musiche originali: Ciro Pellegrino.  Lo spettacolo è la performance, con istallazioni ed effetti dal vivo, della ballerina che dietro un proiettore danza, trasmettendo con la sua ombra, suggestione e intensità. Dinanzi lo spettatore vi è uno schermo su cui dipinti, colori e citazioni si intervallano continuamente. Un prodotto audio-visuale attraverso cui si racconta la vita di Magdalena Carmen Frida, pittrice messicana. <Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni>.

19 ottobre, 2013

Quarta serata per la sezione teatro della IX edizione del Festival del corto “La Corte della Formica”, al teatro Bellini di Napoli. Di Francesca Saveria Cimmino


In gara: Piccolo e squallido carillon metropolitano, di Davide Sacco; Il discorso, di Gennaro Maresca; Tranuvole, da un’idea Francesco Rivista.
Foto Flaviana Frascogna
Piccolo e squallido carillon metropolitano, scritto e diretto da Davide Sacco. Gli interpreti: Rosario D’Angelo, Orazio Cerino, Valentina Arena. Scene: Luigi Sacco; costumi: Silvia Tagliaferri. Probabilmente ispirato a “E fuori nevica” di Vincenzo Salemme, il corto racconta un nucleo familiare lesionato nel suo nocciolo e in cui il disagio, la solitudine quanto l’affetto sono protagonisti della scena.  Tre fratelli abbandonati a se stessi, ma che contemporaneamente, per alcuni versi, sentono il peso del dovere, della responsabilità. Soli, senza un genitore che possa supportarli, soli a fare i conti con i problemi di un’esistenza e di una società per le quali il ritardato o l’omosessuale sono ai margini.  <Ci si abitua ai dolori che la vita ti costringe a buttare giù, ci si abitua a tutto: alla fame, alla miseria, alla solitudine; ci si abitua a tutto>. Sono queste le parole pronunciate da uno degli attori. Ci si abitua al degrado, a vivere in uno spazio claustrofobico, alla sporcizia, a dover dormire due ore a notte per portare i soldi a casa. Simbolo del loro isolamento è, senza ombra di dubbio, un pesce rosso in un’ampolla che da anni dorme; ovvero è morto.  Metafora del bisogno di racchiudersi in un luogo ovattato e protetto, come quelle quattro mura di un monolocale, perché, come sottolinea sul finale uno degli attori, <Siamo soli, questa è la verità. Tutti quanti, soli.(…) Siamo lontani, soli nelle nostre ampolle di vetro. >.

18 ottobre, 2013

“L’avaro” di Molière – Arpagone versione 2.0. Di Paolo Leone


Roma, Teatro Quirino. Dal 15 ottobre 2013

Tutto ci si aspetta andando a vedere un grande classico come “L’avaro” di Molière, ma non una sorpresa come quella dell’impianto scenico, della scelta registica e dei costumi di questa rappresentazione iniziata nel prestigioso Teatro Quirino – Vittorio Gassman dal 15 ottobre, con un Lello Arena anch’egli felicemente sorprendente. Un Arpagone che non dimostra affatto i suoi 345 anni (la commedia fu scritta nel 1668) e che ben giustifica l’enorme scenografia costituita da teche trasparenti in cui fa bella mostra una collezione di sedie di epoche diverse, simbolo dell’ossessività del possedere, quasi a rappresentare l’attraversamento dei secoli del vizio capitale del protagonista ed il suo immobilismo, il potere raggiunto e la pigrizia del suo cuore.

“Il passaggio, l’eco di un teatro occupato”. Le anime del teatro occupato. Di Michele CLT


Roma, Teatro Millelire. Dall'8 al 13 ottobre 2013

In prima nazionale, al teatro Millelire di Roma, ha debuttato la scorsa settimana “Il passaggio, l’eco di un teatro occupato” scritto e diretto da Antonio Diana, in scena con Mariano Riccio, Mario Piana e Arianna Luzi. Una nuova opera con musiche che riporta gli avvenimenti di quattro attori, fondatori di una compagnia teatrale nonché di un teatro storico che rischia la chiusura per fare spazio ad un parco commerciale, “la legge del commercio sarà sempre pronta a cancellare il lavoro di chi ha trovato radici e guarda lontano”, recitano in diverse lingue i versi del poeta Newiller gli attori nelle prime battute dello spettacolo, come un grido di disperazione che invita l’arte a “trovare altre forme per comunicare, in un universo dove tutto è comunicazione” .

“Ladro di Razza”, una commedia neoralista. Di Claudia Conte ed Emanuele Ajello


Cari lettori del Corriere dello Spettacolo,
oggi Claudia Conte ed Emanuele Ajello vi presenteranno “Ladro di Razza", spettacolo teatrale prodotto da Simone Giacomini e dalla Mind Production, scritto da Gianni Clementi e diretto da Marco Mattolini.
La commedia, in puro stile neorealista, è in scena dal 15 al 27 ottobre presso il Teatro Ghione, storico centro culturale sito in via delle Fornaci, a due passi dal Vaticano.

"Io, mai niente con nessuno avevo fatto". Di Andrea Axel Nobile


Napoli, Galleria Toledo. 12,13 ottobre 2013

A Galleria Toledo, suggestivo spazio teatrale nel cuore pulsante di Napoli, la compagnia siciliana Vucciriateatro ha presentato “Io mai niente con nessuno avevo fatto”, intensa messinscena che racconta la commovente storia di Giovanni e del suo faticoso coming out.
Giovane e agreste bellezza siciliana, Giovanni è un ragazzo che si confronta coraggiosamente con tutte le proprie fragilità e complessità: Giovanni non ha paura del mondo e, anzi, riesce a vivere e dichiarare la propria omosessualità, nonostante viva in una piccola realtà di provincia, il suo è un coming out gioioso e autentico, come appunto dovrebbe essere il coming out di qualsiasi adolescente gay.
Il plot è incardinato sulle storie dei tre protagonisti, ognuno   rappresentato nell’eterno conflitto tra le proprie verità interiori e le convinzioni apparenti con cui si presentano al mondo.

Terza serata per la sezione teatro della IX edizione del Festival del corto “La Corte della Formica”, al teatro Bellini di Napoli. Di Francesca Saveria Cimmino


In gara: Ernesto di Massimo Stinco; Lettere di una madre di Claudia De Biase e Le (s)confessioni di Fabio Pisano.

Foto Flaviana Frascogna
Ernesto, ispirato al romanzo di Umberto Saba e diretto da Massimo Stinco. Interpretato da Giuseppe Villa, Dario Tucci, Claudia Nesti e Natale Calabrò. Ideazione, scenografia e costumi di Massimo Stinco.                Ernesto è un uomo qualunque, un ragazzo come tanti. Eppure negli anni ’20 il suo gusto sessuale era inconcepibile, intollerabile, deplorevole da parte di sua madre, una donna “casa e chiesa” a tutti gli effetti. Costretto a nascondersi, a mentire, a negare; costretto perché viceversa il prezzo da pagare sarebbe stata l’emarginazione, la derisione, l’isolamento. È questa la condizione cui un uomo deve sottostare per appartenere ad una società con i paraocchi e con delle regole ben precise: gli omosessuali non erano (e speriamo di dover usare solo il verbo al passato) ben accetti. <E fu mare, e fu cielo, e fu amore e fu Ernesto.> sono queste le ultime parole pronunciate prima della chiusura del sipario. Un corto intenso, dedicato a tutti i giovani vittime del pregiudizio che, troppo spesso, non hanno la forza di combattere.

17 ottobre, 2013

Seconda serata per la sezione teatro della IX edizione del Festival del corto “La Corte della Formica”, al teatro Bellini di Napoli. Di Francesca Saveria Cimmino


Foto di Flaviana Frascogna
In gara tre corti: L’amore in un’ampolla di Giovanni De Luise, Iscariota, scritto e diretto a Walter Revello e Tre magnifici scapoli, di Claudio Buono.
L’amore in un’ampolla scritto da Giovanni De Luise, diretto da Giovanni De Luise e Marco Aspride. Interpretato da Francesca Borriero, Nino Bruno, Giuseppe Maria Panico. Scene di Vladimir Amico; costumi di Antonia De Luise; musiche originali di Guido Leone e Vladimir Amico; amministrazione e organizzazione a cura di Eirene Martinelli.
L’amore, filo conduttore dell’edizione, può avere tante forme e dimensioni. L’amore familiare, per esempio, può essere “difettato”, malato: un amore può legare una madre ai figli morbosamente, ossessivamente. La metafora del padre trasformato in un pesce e dunque simbolo di omertà e indifferenza, rende ancora più chiara l’idea di quanto sia surreale, e forse neanche troppo, la conditio che si trovano a vivere questi tre elementi della famiglia. Una madre contesa, un odio generato dalla voglia di essere l’unico fulcro delle sue attenzioni, porta i giovani a doversi reciprocamente annientare fisicamente e psicologicamente. Uno trionferà, l’altro raggiungerà il mondo silenzioso e forse sereno, probabilmente scelto dal genitore. L’obiettivo dell’autore era raccontare l’altra faccia dell’amore, quello con un’accezione negativa; quello in cui la pazzia è protagonista.

“Adda Gabbler fa visita alla donna del mare e gliene canta una per una”, “Chi si assomiglia si acquista”. “MARIA STUNATA”, regia di Iolanda Salvato. Di Mario Di Calo


Roma, Teatro Arcobaleno. Dal 15 al 20 ottobre 2013


Gianni Guardigli va affermandosi sempre di più diventando oramai una realtà concreta sulla scene italiane, per altro in scena in queste settimane a Roma ci son ben due suoi testi, MALIA al teatro Vascello fino al 20 ottobre e MARIA STUNATA, di cui si va a raccontare, al Teatro Arcobaleno; la sua scrittura intensa e ricercata si colloca direttamente nella tradizione ottocentesca italiana ma sempre con uno sguardo puntato verso il contemporaneo, la tradizione della scrittura applicata a tematiche assolutamente reali e concrete.
Con questa operazione drammaturgica Gianni Guardigli addirittura tenta un parallelismo fra la Maria Stuarda storica ed i quartieri spagnoli napoletani, recuperando lo storico attrito, finito tragicamente, fra Maria e sua cugina Elisabetta e con un doppio speculare espediente; Maria Estuardi ed Elisa Bettarelli difatti sono due cantanti della nouvelle vague neo melodica campana in eterno conflitto e competizione, per altro invischiate a diverso titolo con la camorra locale, e un giorno un impavido impresario decide di farle “incontrare” su di un terreno comune attraverso la messinscena proprio della famosa tragedia di Friedrich Schiller con il risultato di uno “spettacolo trash” ma che farà il giro del mondo proprio in virtù dello storico incontro fra le due “artiste”.

"Una casa di pazzi" – di Roberto D’Alessandro. Dove risiede la follia? Di Paolo Leone


Roma, Teatro de’ servi. Dal 15 ottobre al 3 novembre 2013

Màrtiri. Sullo sfondo una società, quella attuale, decadente non solo dal punto di vista economico. Tutti màrtiri, nessuno escluso. Ce lo rammenta durante tutto lo spettacolo l’incombenza, sulla scena, del grande ritratto di San Sebastiano martire, appunto, che sembra quasi guardare le vicissitudini di una famiglia in grande crisi nella casa ricolma di mobilia antica. I personaggi disegnati dalla penna di Roberto D’Alessandro, prolifico commediografo di Montalto Uffugo e attivissimo nella capitale, in questa sua nuova opera “una casa di pazzi”,  riescono a miscelare comicità e drammaticità in modo sorprendente. Una coppia di coniugi, Attanasio (Enzo Casertano) e Maria Alberta (Maria Cristina Fioretti), già scivolati verso un rapporto al lumicino, vedono precipitare la situazione a causa del loro trasferimento in casa del fratello di lui, Remigio (Roberto D’Alessandro), disabile psichico, per mantenere la promessa fatta al padre in punto di morte, di prendersene cura.

16 ottobre, 2013

La Corte della Formica: al via l’IX Edizione a Napoli! Di Francesca Saveria Cimmino


È iniziata stasera la IX edizione della rassegna di corti teatrali La Corte della Formica, che si tiene a Napoli presso il Teatro Bellini. “La verità, vi prego, sull’amore” è il tema scelto quest’anno per un evento presente da oggi, 15 ottobre, fino a domenica 20, in cui si confrontano 18 corti teatrali. Sei serate, per la sezione teatro, in cui vengono messi in scena tre corti di 20 minuti di compagnie diverse. A termine di ogni serata vi è il premio della giuria popolare.  La rassegna, diretta da Gianmarco Cesario, ha inoltre una giuria tecnica, composta da: Gerardo D’Andrea (Presidente), Claudio Finelli (coordinatore), Roberto Azzurro (attore, regista, drammaturgo), Paolo Coletta (attore, regista, drammaturgo e compositore), Hilenia De Falco (Direttore Artistico di Interno 5), Bianca Nappi (attrice), Francesca Rondinella (cantante, attrice) e Alessandra Stella ( Stella Film). Ieri, lunedì 14 ottobre, si è tenuta la rassegna di narrativa breve “Scrivere a corte”, condotta da Claudio Finelli. Lunedì 21 ottobre ci sarà la rassegna di cinema breve “La Corte della Formica Movie”, con in gara 12 corti cinematografici e il 28 ottobre vi sarà la serata di Gran Gala di premiazione, condotta da Antonio Mocciola e Veronica Rega.
I tre corti in gara per la prima serata della sezione teatro breve, dell’edizione 2013-2014, in ordine di apparizione, sono stati: Frammenti, La svolta e Microstorie.

Matteo Fratarcangeli, tra Arte e direzione artistica. Intervista curata da Claudia Conte



Cari lettori del Corriere dello Spettacolo,

oggi vi presento Matteo Fratarcangeli, giovane artista nonché Direttore Artistico del Teatro V. Gassman di Ripi.

Ciao Matteo, grazie per avermi offerto la possibilità di conoscere e far conoscere meglio te ed il tuo mondo. Iniziamo dalla prima domanda. Quando e come è nata la tua passione per l’arte?

Ciao Claudia, è iniziata sei anni fa. Frequentavo il 5° superiore e intrapresi un corso di Teatro svoltosi all’interno della scuola stessa. Mettemmo in scena “La cantatrice calva” di Ionesco. Il teatro dell’assurdo mi incuriosì cosi tanto che continuai a frequentare altre scuole di Teatro. L’arte è un conflitto con te stesso, ti mette a nudo, ti spoglia di tutte quelle barriere che ti occultano dal vedere. Più che una passione per me è stata una necessità.

Sei il Direttore Artistico del Teatro V. Gassman di Ripi.  Cosa ti ha spinto a 24 anni a fare questa scelta?

Gestire uno spazio è il sogno di ogni artista. Ho avuto l’opportunità di gestire il Teatro Comunale di Ripi. La fortuna di dirigere uno spazio ti da l’opportunità di essere libero. Sono tre anni che lo gestisco, da poco è partita la stagione teatrale 2013-2014. Adoro viverlo quando è vuoto. Un Teatro spogliato dal pubblico, dallo spettacolo e dove incombe solo il nero che rende instabile il tuo corpo. Questo mi ha spinto a gestirlo.

14 ottobre, 2013

ALESSANDRO SIRONI: IL MUSICISTA DELL'ANIMA. Di Maria Pettinato



Domenica 6 ottobre 2013, Eira Terme, Diano Castello (IM). Ambientazione naturale. Un'arena circondata dal verde, un pianoforte al centro, un pubblico protagonista, e poi lui, Alessandro Sironi, il musicista dell'anima, colui che attraverso la musica riesce a leggerti dentro.

Alessandro Sironi è un grande compositore che grazie alle sue doti artistiche e alla sua sensibilità presenta il cosiddetto PianoMirroring, una performance al pianoforte che unisce lo spettatore - che in realtà non esiste in quanto è lui il protagonista nel vero senso della parola - e l'artista. Attraverso il pianoforte e il contatto visivo Sironi riesce a suonare la musica di chi ha davanti, riesce a leggergli l'anima, a esplorare il suo mondo interiore. Non esiste più il distacco tra pubblico e artista perché quello che ci viene presentato davanti è un vero e proprio scambio di emozioni, di sensazioni, ma è soprattutto unione. La musica è improvvisazione, è spontanea, è ciò che Sironi sente attraverso il contatto visivo con i suoi interlecutori.

“Weekend” di Annibale Ruccello – Un tuffo nell’animo umano ai limiti della follia. Di Paolo Leone


Il Corriere aveva già recensito questo spettacolo, per la bella recensione di Mario di Calo, ma ci fa comunque piacere pubblicare quest'ottimo contributo di Paolo Leone, che dà un particolare punto di vista sulla messa in scena.


Roma, Teatro della Cometa. Fino al 20 ottobre 2013

Il baratro dietro la banalità quotidiana, la solitudine, i sogni infranti, un gioco di specchi macabro all’interno di una fragilità nascosta da una coltre di grigio. Il senso claustrofobico di un’esistenza passata mestamente ad insegnare a chi non vuole imparare, l’apparente rifugio di una casa che diviene carcere soffocante. Vorrei ma non posso… e allora Ida, la protagonista interpretata da una stratosferica Margherita Di Rauso, sogna a modo suo, con le pose da diva, le sigarette fumate voluttuosamente e i bicchieri di liquore Strega, con le musiche francesi degli anni ’30 e i suoi sogni erotici, circondata dal vuoto, dal cemento di un quartiere romano e dal rumore del traffico incessante, proveniente da quella stessa finestra che nella scenografia lascia entrare aria quasi a far prendere respiro alle angosce che rimbalzano impazzite in quelle quattro mura e a tutto il pubblico, coinvolto da un testo bellissimo e da una regia geniale di Luca De Bei che hanno il merito di sottolineare la tecnica drammaturgica di Ruccello, in questa occasione sempre in bilico tra realtà, immaginazione, sogno. Gli stessi interpreti maschili di “weekend”, un eccezionale Forges Davanzati nella parte dell’idraulico Narciso e il giovane Brenno Placido in quella dello studente senza speranze, sono parte del surreale che permea i due atti, o forse sono il tutto, il parto della mente alienata di Ida, che cerca di riscattare un passato di critiche e di illazioni nel suo paese di origine. I due uomini da sacrificare in nome della “fame” di rivalsa, della “fame” di essere altro da quello che è la povera Ida. Meglio assassina, forse, che vivere una vita sempre uguale, lontana dalle proprie radici senza averne mai messe di nuove. Ma la straordinarietà di questo testo teatrale sta nel fatto che lascia all’interpretazione di ogni spettatore il senso finale. Forse gli omicidi commessi dalla bipolare Ida sono solo frutto della sua immaginazione e la ricomparsa dei due uomini nel finale farebbe supporre questo. Oppure l’apparizione dei due è anch’essa una sua proiezione. Quel che è certo è che le emozioni trasmesse dal palco sono fortissime, quasi violente. Il monologo, oseremmo dire “della follia” di Ida – Rauso davanti allo specchio (effetto scenico strepitoso) è quanto di più travolgente ammirato in questi ultimi anni, di un’intensità tale da far paura. E’ stato scritto tutto di questo spettacolo, della trilogia di Ruccello, del suo “teatro da camera”, della sua prematura scomparsa (di cui dovrebbe piangere l’intero teatro italiano), ma preferiamo dare spazio alle emozioni. Il Teatro è emozione, è amore e “weekend” ne è il più che degno esempio. Un gioco di specchi, in cui si riflette tutta la fragilità umana, tragicamente. Applausi.

Paolo Leone


I MAGI s.rl. e MADIRA s.r.l.
presentano
WEEK END di Annibale Ruccello
con Margherita Di Rauso, Giulio Forges Davanzati, Brenno Placido
regia Luca De Bei
scene Francesco Ghisu
costumi Lucia Mariani

in scena fino al 20 ottobre


Teatro della Cometa, Roma

13 ottobre, 2013

"Très" – Inganni, risate e colpi di scena di una “famiglia” anomala. Di Paolo Leone


Roma, Sala Umberto. Dall’8 ottobre 2013

Ma è proprio vero che con i soldi si può ottenere tutto? Anche soddisfare trentennali frustrazioni? La risposta non è chiara nel finale della divertente commedia nata dalla penna di Juan Carlos Rubio, che dai primi anni novanta sta avendo successo in Spagna e in America Latina. Très è stata “concepita” (mai termine è stato più giusto) nel 1995 e approda nel Teatro Sala Umberto di Roma per la regia, ottima, di Chiara Noschese. Marisa (Anna Galiena) è una famosa conduttrice televisiva, ma in realtà mai giunta al successo desiderato; Angela (Amanda Sandrelli), vedova e in grandi difficoltà economiche; Carlotta (Marina Massironi), divorziata da un marito traditore e sola col suo gatto. Decidono, follemente, di creare una strana famiglia, rimanendo incinte contemporaneamente e dello stesso uomo, tratteggiandone a tavolino il profilo ideale. La scelta cade sull’ignaro (?) Alberto (Sergio Muniz). Dal momento dell’incontro con il bellissimo ragazzo, “il prescelto” la vicenda prenderà una piega inaspettata e sorprendente, fino al finale con un doppio colpo di scena, che naturalmente non sveliamo. Una commedia divertente, con contenuti forti ma sempre trattati con molta leggerezza. Una storia che si sviluppa, partendo dall’interrogativo iniziale, passando dalla goliardia, all’ipocrisia, alle invidie, alle menzogne che le tre donne condividono e che, quando decidono di mettere in pratica il loro piano, rimangono vittime loro stesse di un grande inganno. Ecco, l’apologia dell’inganno questa commedia, comica, grazie anche alle interpretazioni  delle tre protagoniste e in particolare, non ce ne vogliano le altre, di una Marina Massironi strepitosa, che ricordiamo su questo stesso palcoscenico un paio di stagioni fa con il bellissimo “La donna che sbatteva nelle porte” di Doyle. Drammatica in quell’occasione, quanto esilarante in questa. Très risulta essere una macchina comica ben funzionante,  con personaggi un po’ “tirati al massimo” e con un  Sergio Muniz simpatico che si impegna per essere al livello delle tre compagne. Se tutto ha un prezzo, come sembra suggerire il testo di Rubio, se ogni situazione va sfruttata per convenienza, quella che poteva essere una commedia “scomoda”, politicamente scorretta, diventa un’occasione per ridere dall’inizio alla fine. Un’occasione persa? La regista, Chiara Noschese, in un’intervista ha dichiarato che non c’è la volontà di lanciare messaggi particolari, ma l’intenzione di far “staccare la spina” al pubblico e divertire. E il pubblico, numerosissimo, si diverte e quindi l’obiettivo è stato raggiunto.  Del resto, “très” è il numero perfetto.

Paolo Leone


Très – di Juan Carlos Rubio dall’8 ottobre al Teatro Sala Umberto di Roma
Con:Anna Galiena
Marina Massironi
Amanda Sandrelli
Sergio Muniz
Regia di Chiara Noschese

Produzione Tiesseteatro srl

"Diana- La storia segreta di Lady D.": la principessa di tutti e di nessuno. Di Francesca Saveria Cimmino


Il film diretto da Oliver Hirschbiegel è il primo a mostrare la sfera sentimentale e scavare nei meandri della mente di Diana Spencer, principessa del Galles. Lady D (Naomi Watts) ha vissuto dal '95 al '97 una storia d’amore con Hasnat Khan, un abilissimo cardiochirurgo. Un uomo comune, una persona come tante: il medico vive nella semplicità e nella riservatezza.  Diana, separata da Carlo, è vincolata ai formalismi e regolamenti di una famiglia Reale, forse quella più esposta alle telecamere e macchine fotografiche.
Chiede affetto, brama l’amore, desidera solamente una persona vogliosa di starle al fianco ed è disposta a tutto pur di averla. Una vita complessa, dove l’abbandono e il tradimento sono stati i fili conduttori di un rapporto protratto per anni: un matrimonio che la stessa principessa ha definito “un po’ troppo affollato”.  Ma anche Khan sembra non poterle regalare quella vita felice a cui Diana mira e aspira. Il suo lavoro, la sua famiglia pakistana e la sua vita sono necessariamente un ostacolo e il chirurgo non può prescindere da una scelta: l’amore o la professione.