18 ottobre, 2013

“L’avaro” di Molière – Arpagone versione 2.0. Di Paolo Leone


Roma, Teatro Quirino. Dal 15 ottobre 2013

Tutto ci si aspetta andando a vedere un grande classico come “L’avaro” di Molière, ma non una sorpresa come quella dell’impianto scenico, della scelta registica e dei costumi di questa rappresentazione iniziata nel prestigioso Teatro Quirino – Vittorio Gassman dal 15 ottobre, con un Lello Arena anch’egli felicemente sorprendente. Un Arpagone che non dimostra affatto i suoi 345 anni (la commedia fu scritta nel 1668) e che ben giustifica l’enorme scenografia costituita da teche trasparenti in cui fa bella mostra una collezione di sedie di epoche diverse, simbolo dell’ossessività del possedere, quasi a rappresentare l’attraversamento dei secoli del vizio capitale del protagonista ed il suo immobilismo, il potere raggiunto e la pigrizia del suo cuore.
Teche da cui entrano ed escono tutti gli altri personaggi e che sembrano anche raffigurare il luogo della separazione, di una certa incomunicabilità ipocrita e custodia delle paure della psiche di Arpagone. L’avaro non ha età, non è rinchiudibile in un’epoca e allora la regia di Claudio Di Palma attraversa tempo e spazio dipingendo il suo quadro con i costumi (bellissimi, di Maria Freitas) che si susseguono dal ‘600 al post 2000, in un futuro indefinito. Questa è la fortuna e la genialità di Molière, aver rappresentato un vizio che appartiene all’uomo da sempre e che continua ad essere una piaga che consuma chi ne è colpito. La paura di “dare”, più che la bramosìa del possedere, rendono Arpagone (l’uomo di ogni tempo) una povera vittima di sé stesso e di tutto un mondo, che orbita attorno a lui, non meno riprovevole e ordito di opportunisti, di complotti, di arrivisti e profittatori. L’interpretazione di Lello Arena rende una grande umanità alla figura del protagonista, facendolo apparire quasi simpatico nella sua incapacità di donare sé stesso agli altri, che accumula e non consuma, che sacrifica i sentimenti sull’altare del possesso “il suo contegno onesto e la sua dolcezza mi hanno conquistato e ho deciso di sposarla, sempreché possieda qualche cosa”. La scenografia avveniristica di Luigi Ferrigno e le musiche di Paolo Vivaldi esaltano, anziché sminuirla, la solitudine di Arpagone – Arena, attorno al quale un cast di giovani e bravissimi attori vorticano fino alla scena finale, la denuncia dopo il furto dell’ adorata cassetta dei soldi, che è più un processo alla sua aridità che  il tentativo di rientrarne in possesso. Una scelta riuscitissima, un “quadro” dal vago sentore pirandelliano che chiude nel migliore dei modi uno spettacolo bello, sorprendente e sempre attuale. Una versione 2.0 di un grande classico del teatro mondiale.

Paolo Leone



Civit’arte 2013 e Bon Voyage Produzioni

Lello Arena – L’avaro di Molière
Con: Fabrizio Vona, Francesco Di trio, Valeria Contadino, Giovanna Mangiù, Gisella Szaniszlò, Fabrizio Bordignon, Enzo Mirone.
Musiche: Paolo Vivaldi
Scenografo: Luigi Ferrigno
Costumi: Maria Freitas

Regia: Claudio Di Palma

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