30 ottobre, 2013

Aldo Iuliano. Il regista fumettista… Intervista curata da Claudia Conte


Cari lettori del Corriere dello Spettacolo, oggi intervisterò, qui solo per voi, un mio caro amico, il giovane e talentuoso regista calabrese Aldo Iuliano!

Sogni ed aspirazioni di te da bambino. Cosa volevi fare da grande?

Beh... domandone direi. Da bambino ero sempre perso nelle mie cose. Ricreavo tutto quello che attirava la mia attenzione. Con mio fratello Severino restavo a casa per ore a ricostruire situazioni, oggetti, scenografie, storie delle serie tv e dei film che più ci piacevano. Poi chiamavamo a casa amici ed ognuno interpretava un ruolo che noi sceglievamo. Quando i miei genitori rientravano a casa ritrovavano sempre tutto sottosopra, e non potevano spostare nulla perché... il giorno dopo doveva continuare l'avventura! Praticamente a loro va il premio per la pazienza e l'assoluta sicurezza con cui si sono fidati delle nostre capacità. Ci hanno permesso di coltivare le nostre passioni e studiare; ci hanno permesso di continuare a sognare storie sempre nuove e a divertirci raccontandole. Sono otto anni ormai che lavoro dividendomi tra cinema, un po’ di tv e saltuariamente il disegno, una passione che non ho mai abbandonato. Mi sono laureato in Scienze della Comunicazione con una tesi che parla proprio dei punti di contatto tra il linguaggio cinematografico e quello dei comics, da sempre per me grande fonte di ispirazione.

Hai anche un’altra dote dunque, disegnare fumetti! Quando e come è nata e si è sviluppata questa tua passione?

Scarabocchio da quando ero bambino! Ricordo ancora quando mia madre mi portò il mio primo Uomo Ragno... Non smettevo mai di ricalcarlo! Da grande, poi, ho cominciato a capire il mondo che c'era dietro un semplice disegno. I fumetti di Eisner, lo studio dell'anatomia umana, Leonardo, le regole della narrazione, la prospettiva... e via a leggere ed imparare. Volevo fare il disegnatore fino a quando non ho incontrato poi il cinema, e mi sono specializzato in quello. Il fumetto però resta sempre al primo posto tra i miei amori. Lo studio della narrazione nei comics è stata la base con cui ho approcciato a tutto il resto. Ancora oggi è mia abitudine realizzare storyboard molto accurati dei miei progetti. Lo studio delle inquadrature non può prescindere da quel bagaglio di conoscenze, e l'epica che quelle pagine di carta ti entusiasmava quand'eri piccolo, si riflette oggi negli interventi in sceneggiatura, nella messa in scena di ogni personaggio... insomma devo tanto al mondo di carta.

Il tuo debutto in campo artistico.

Ufficiale intendi? Beh... proprio con i comics. Fu molto divertente. Ricordo il mio primo disegnino “pagato”, al liceo. Avevo realizzato una locandina per il comune di Crotone. Un giorno (era estate) un mio amico mi telefona in spiaggia e mi dice “oh Aldo hai sentito al tg1? C'è una polemica per una vignetta sulla nettezza urbana a Crotone... hanno disegnato un bambino che butta una carta per terra e Bossi gli grida “terrùn!” … dopo 5 secondi ho capito che era il mio disegno:-) Per quanto riguarda il cinema invece... ricordo i miei primi “test” all'università. Era un mondo nuovo per me dal punto di vista tecnico, ma teoricamente vedevo tutto come una naturale evoluzione dei miei studi. E allora ho cominciato a prendere una telecamera in mano, coinvolgere persone, darmi da fare insomma. Da autodidatta onnivoro di libri, era ora di passare alla pratica. Non era più “vedere” i film, ma “fare” i film. Con mille possibilità nuove da esplorare, abbandonando la griglia delle vignette. Mi affascinarono sin da subito tutte quelle potenzialità, il sonoro, il movimento. L'ho percepita come una naturale e personale evoluzione. Ricordo i cortometraggi fatti con amici d'estate, i tanti libri da consultare... e poi il primo lavoro ufficiale, all'università. Presi un premio e mi permisero di realizzare un mediometraggio/lungometraggio con tutti gli studenti. Acerbo, visionario, ci misi dentro tutto, quasi uno sfogo di tutti gli anni passati a studiare. Riuscii' a coinvolgere anche il mitico prof Roberto Vecchioni, che ancora ringrazio per aver accettato quell' impresa folle. Sono stati anni di crescita, quelli passati all'università di Teramo. Mi misi anche a fare radio, tenevo un programma il lunedi sul fumetto, e il martedi sul cinema. Mi laureai con una tesi proprio sui punti di contatto tra il linguaggio cinematografico e quello dei fumetti, nel 2005. E nessuno mi ha mai regalato nulla, quanti ricordi. Il segreto per resistere (e penso ancora di non essere arrivato da nessuna parte) è non fermarsi mai. Con quell'irruenza e sicurezza d'idee propria della gioventu', che poi col tempo fortunatamente trasformi in riflessione sulla base degli errori fatti.

L’evento che ritieni più importante per la tua carriera artistica.    

Le lunghe chiacchierate con tutti i professionisti che ho conosciuto in questi anni. Vederli lavorare. Apprendere da loro. Con occhi e orecchie aperti. Ricordo con nostalgia i grandi racconti in aula del mio prof di tesi Italo Moscati, i suoi approfondimenti narrati con leggerezza che mi aprivano una finestra sul cinema degli anni ruggenti fino a raccontarmi il cinema di oggi. Ricordo le nottate a disegnare per consegnare il mio primo fumetto con Carmine Di Giandomenico, ora uno dei più talentuosi disegnatori professionisti italiani alla corte Marvel. In una Teramo in cui ci si confidava ogni giorno sogni e speranze, ricordo pomeriggi interi in fumetteria, la sua grande umiltà nel mettersi al mio livello, infinitamente più basso, per aiutarmi a capire ogni errore di storytelling o tratto quando discutevamo sulle tavole. Ho imparato tanto anche dai direttori della fotografia con cui ho lavorato. Dai più giovani sul set come dai più esperti che studiavo sui libri. Ho provato il mestiere dell'attore per capire come dirigere ogni attore. Ho scaricato a teatro scenografie pesantissime per pagarmi i miei viaggi da Teramo a Roma, e conoscere pian piano il settore. Insomma... ho sempre avuto sete. La regia è un lavoro che presuppone una conoscenza accurata di tutte le maestranze con cui si collabora. Bisogna avere rispetto e saper parlare la stessa lingua con tutti. Solo cosi si può creare e guidare un team affiatato che crede nelle tue idee. Diffido sempre da chi parla del proprio lavoro senza prima mostrarlo. A volte incontro gente che non conosce neanche il mestiere che svolge, né ha idee, ma si riempie la bocca di un sacco di termini tecnici inseguendo finanziamenti. Le parole “cinema”, “regia”, “film”, “cortometraggi”... dovrebbero tornare ad avere un valore alto. Viviamo una situazione difficile produttivamente parlando, in Italia c'è bisogno di un ritorno all'eccellenza.

Cosa significa per te essere regista?

Raccontare bene una storia. Prendere su di te tutta la responsabilità di quello che si sta facendo. Garantire per le persone con cui lavori il massimo del risultato. Per poi gioirne insieme quando fai centro, al di là che sia un lavoro pagato o meno. E prenderti le colpe, se qualcosa non va bene. Un buon regista secondo me deve inoltre saper ascoltare chi lo circonda. Che sia per il “film della tua vita” o per un lavoretto piccolo, che sia un tuo amico a parlare o un grande professionista, ognuno può darti un'indicazione fondamentale, in questo campo. Essere regista significa inseguire una visione delle cose unica e personale, raccontando una storia che arrivi al cuore di quante più persone possibili. Mantenendo però gli occhi aperti sul mondo, perché il mondo ti parla.

Lo scorso anno hai realizzato il cortometraggio-commedia "Fulgenzio” con gli attori Pietro De Silva, Andrea De Rosa e Mario Donatone (selezione ufficiale RIFF 2012 e vincitore premio della critica ad ANONIMUL - Romania). Ci parli di questo tuo lavoro?

E' stato un bellissimo esperimento, una commedia un po' diversa dalle solite. Volevo affrontare la commedia perché nel nostro paese ad ogni regista esordiente viene detto “scrivi una commedia, devi fare una cosa che fa ridere se vuoi avere una possibilità”...ma poi alla fine ti ritrovi sempre a rifrullare le stesse cose facendole recitare sempre agli stessi attori. Penso sia utile il contrario invece, in questo periodo. Uscire con cose nuove, non viste, e coinvolgere i giovani. Con Fulgenzio abbiamo provato a irridere un certo tipo di commedia all'italiana degli ultimi tempi, unendola con una narrazione visiva che ammicca a generi diversi (western, grottesco, surreale). Un esperimento insomma. La sceneggiatura, scritta da mio fratello Severino e dall' amico sceneggiatore spagnolo Enrique Cherta, è sottile ed irriverente. Andrette Lo Conte, attrice protagonista e produttrice insieme a me del cortometraggio, è riuscita a organizzare tutto affinchè potessi portare in scena “Fulgenzio” in un'antica chiesa di Roma. E' stata bravissima, ancora la ringrazio, si è occupata di tutto ed è riuscita a regalarci anche un'intelligente interpretazione. Le ottime musiche intra-diegetiche di Enrico melozzi (che ha suonato in una chiesa di Roma un organo antichissimo come se fosse una tastiera di casa) hanno contribuito ad amalgamare il tutto. E' uscito fuori un cortometraggio molto lavorato di 14 minuti che ha un crescendo che all'estero sopratutto, è stato premiato con risate e riconoscimenti (uno su tutti: premio della critica al festival internazionale Anonimul 2012, in Romania). Da non dimenticare la bellissima fotografia di Davide Manca, il montaggio premiato al Roma Creative Contest di Marco Careri, nonché l'eccellente supporto di Redigital, da anni mio partner tecnico). Siamo tutti molto contenti, anche a Cannes (è stato in proiezione allo Short Film Corner) ha riscosso risate.

Hai vinto il premio speciale del pubblico al Talent di rai5 “Tutto in 48ore” con il corto TATTOO. Qual è il segreto per realizzare un buon prodotto in sole 48 ore?

Sapere esattamente cosa fare. Un po' quello che ti dicevo prima. Se il mestiere ti è chiaro, e padroneggi il linguaggio per immagini, la cosa migliore che puoi fare è cercare di divertirti con i tuoi amici per tirar fuori un grande risultato. Durante la trasmissione come genere da affrontare ci era uscito “thriller”. Mio fratello Severino e Alessandro Giulietti hanno buttato giu' un bel plot, e io insieme più o meno alla stessa crew di Fulgenzio ho portato in scena tutto in bianco e nero. L'attore Pino Torcasio è stato molto bravo, si è lasciato dirigere fidandosi del risultato finale. E pensare che ci saltò anche una location all'ultimo minuto. E' stata veramente un'avventura all'ultimo secondo, ma è andata bene.

Nell’ambito del cinema italiano in che misura è possibile proporre delle nuove idee e quanto invece si deve venire a patti con i produttori e i gusti del grande pubblico?

Il cinema italiano vive un momento molto arido della propria storia. Non c'è un'industria capace di rilanciare nuovi generi, nuovi linguaggi, nuove strade. Mancano i soldi, e il coraggio sopratutto di cambiare. Le distribuzioni vogliono solo commedie, i produttori fanno quello che vogliono le distribuzioni. Se vuoi fare altro, ti devi rivolgere all'estero. Bisogna ripartire in questo paese puntando di nuovo sulla varietà dei generi. E sulla competitività con l'estero. Producendo qui. Pensando bene a come utilizzare le forze giovani che ancora credono che qualcosa qui si possa cambiare. Io ho aperto quest'anno la mia piccola casa di produzione “Freak Factory”, insieme ad Andrette Lo Conte. Bisogna rimboccarsi le mani da soli, e crederci.

Quali sono i tuoi registi preferiti? Qualcuno ti ha influenzato in modo particolare nella tua formazione?

Stanley Kubrick, Federico Fellini. Ma potrei citartene una marea perché da ognuno di loro attingo qualcosa. C’è sempre un film che ti apre un mondo. Da Monicelli a Scorsese, da Pasolini a Spielberg, tra firme autoriali e chicche commerciali, tutto fa scuola.

Progetti futuri?

Con la “Freak Factory” sto portando avanti il mio primo progetto di lungometraggio. Abbiamo una grande storia e diverse case di produzione, sia italiane che estere, che si stanno interessando. Non vedo l'ora di iniziare, si spera entro quest'anno. Intanto quest'estate con mio fratello Severino abbiamo girato le prime puntate di una web series molto divertente, “Copia/Incolla”, da poco online. Ci farà riflettere sul web e sulla moda del “commento”... a ritmo di dubstep. Seguitela sul canale youtube Copia/Incolla e sulla pagina facebook. Nuove strade ragazzi, nuove strade.
Grazie da me e dalle redazione del Corriere dello Spettacolo per la piacevole chiacchierata!


Curata da Claudia Conte

Nessun commento:

Posta un commento