20 ottobre, 2013

La quinta serata per la sezione teatro della IX edizione del Festival del corto “La Corte della Formica”, al Teatro Bellini di Napoli, è principalmente legata alle donne e al linguaggio del corpo. Di Francesca Saveria Cimmino


Foto Flaviana Frascogna
In gara: redFRIDA, di Ciro Pellegrino; Chi ama brucia, di Alice Conti e Chiara Zingariello e Dentro di me, di Niko Mucci.
RedFRIDA, di Ciro Pellegrino. Interprete: Giovanna Marziano. Effettistica e musiche originali: Ciro Pellegrino.  Lo spettacolo è la performance, con istallazioni ed effetti dal vivo, della ballerina che dietro un proiettore danza, trasmettendo con la sua ombra, suggestione e intensità. Dinanzi lo spettatore vi è uno schermo su cui dipinti, colori e citazioni si intervallano continuamente. Un prodotto audio-visuale attraverso cui si racconta la vita di Magdalena Carmen Frida, pittrice messicana. <Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni>.
Dalla sua nascita, luglio 1907, alla sua morte, luglio 1954, la scelta è quella di raccontare con le immagini la felicità nell’infelicità di una donna che ha provato e conosciuto di persona il senso della sofferenza e dell’infermità. Si ripercorrono i momenti più dolorosi della sua esistenza, tra i quali la malattia, nel 1913, che sembra intrappolarla in gabbia e l’incidente, del 17 settembre 1925, rappresentato da tante matite che trapassano il suo corpo. <Il dolore non è parte della vita, può diventare la vita stessa.(…). Ho provato ad affogare i miei dolori, ma hanno imparato a nuotare.>. Otto i quadri in cui il regista ha ridisegnato un’esistenza in cui la pittura e l’uso simbolico dei colori divengono l’unica forma di sopravvivenza: ed ecco che l’azzurro del fondale marino si alterna al rosso fuoco, elemento cromatico che ricorda sì l’amore e la passione, ma anche la violenza e le lacrime di sangue versate, che scorrono su e dentro di lei.  Sullo sfondo sei parole chiudono il cerchio: destino, piacere, bellezza, colori, amore e solitudine. <La mia notte accentua la mia solitudine. Tutte le mie solitudini. (…). Dipingo per me stessa perché trascorro molto tempo da sola e perché sono il soggetto che conosco meglio.>.
Foto Flaviana Frascogna
Chi ama brucia, di Alice Conti e Chiara Zingariello. Diretto e interpretato da Alice Conti. Scene: Petra Trombini; costumi: Eleonora Duse; musiche originali: Giuseppe Glielmi. Vittima e carnefice possono convivere all’interno di un unico corpo atto a rappresentarli. È quello che l’artista tenta di fare, aiutata da registrazioni che trasferiscono allo spettatore le informazioni necessarie per comprendere e contestualizzare lo spettacolo. Il tema narra la vita (soprav)vissuta all’interno delle comunità di accoglienza, un non-luogo a tutti gli effetti. La regista ha utilizzato interviste e ricerche antropologiche per descrivere e portare in scena qualcosa di cui nessuno parla. La consapevolezza di essere utile, e forse indispensabile, per chi accoglie nei centri e dunque il ruolo autoritario che si riveste, da un lato, e il clandestino, dall’altro, che in attesa di conoscere la sua meta futura serve a creare, ma che non esiste nella sua dignità di uomo. Il volto coperto da una maschera è simbolo della volontà di restare nell’anonimato da parte di chi, quell’identità o, quella presenza demartiniana, probabilmente, l’ha smarrita per davvero.
Foto Flaviana Frascogna
Dentro di me, di Niko Mucci. Interpreti: Chiara Vitiello, Marcella Vitiello, Sergio Del Prete. Scene e costumi: Barbara Veloce. Musiche originali: Niko Mucci. Feminicidio: atto di violenza da dover e voler denunciare. L’intenzione del regista è sensibilizzare. Si parla ancora una volta dell’amore, quello sbagliato e malato. Una donna in scena racconta del rapporto con suo marito, uomo che ha sposato a sedici anni e che oggi, più di allora, le lascia dentro indifferenza e vuoto. A confrontarsi con lei c’è una voce femminile fuori campo, che racconta, a sua volta, il suo vissuto segnato dalle minacce, dalle percosse e dalle umiliazioni subite da un uomo; che potrebbe essere collegato o meno alla donna precedente, senza creare alcuna variazione sostanziale nella narrazione o nel messaggio. Donne come tante, donne comuni che coralmente, unite nella ribellione, probabilmente come le donne bulgare della colonna sonora, denuncino il loro personale dolore.
La giuria popolare premia, per la quinta serata, il corto teatrale “redFRIDA”.


Francesca Saveria Cimmino

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