22 ottobre, 2013

“Gloria”: in una vita solitaria brevi sprazzi di felicità e speranza. Di Francesca Saveria Cimmino


Il film diretto da Sebastian Lelio è stato vincitore dell’Orso d’Argento per l’interpretazione dell’attrice protagonista Pauline Garcia, al 63^ Berlino Film Festival. Gloria (Paulina Garcia), è una donna over 50 divorziata, con un sorriso sempre stampato sul volto. A un ricevimento incontra Rodolfo (Sergio Hernandez), un uomo compito e distinto incapace di distoglierle lo sguardo di dosso. Dal primo momento si capisce esserci tra i due un’affinità e un’intesa capace di attraversare le linee della formalità. Iniziano una storia d’amore nonostante i numerosi problemi famigliari che coinvolgono lui: un uomo separato ma responsabile e presente per le figlie e l’ex-moglie.
Tanta compostezza ma anche tanta abilità nel sedurre e ammaliare sono i punti di forza di Gloria, la cui esperienza insegna e guida. Senza porsi regole né problemi, vive i suoi giorni lasciando andare il suo corpo come la sua mente in uno status di serenità ed invidiabile spontaneità. Lo è quando sceglie di ballare sola, lo è quando decide di spogliarsi e mostrare le sue nudità senza scrupoli e vergogne. Sa quel che vuole e desidera prenderselo, o quanto meno provarci, a tutti i costi. Il rischio, di contro, è perdere tutto, subito e irrimediabilmente. Gloria sembra saperlo e sceglie razionalmente di pagare le conseguenze dei suoi gesti forti e autoritari.




Vive una vita solitaria e si aggrappa a quelle poche speranze rimaste: l’affetto di un uomo che possa decidere di starle al fianco, la possibilità di avere un rapporto sentimentale stabile e duraturo, il desiderio di percepire se stessa quale il fulcro per qualcun altro. Non è esattamente così che la ruota gira, se non per brevi attimi di felicità; quelli per i quali si (soprav)vive probabilmente, prima di tornare alla routine di un’esistenza all’interno della quale uno più uno fa sempre uno.
Splendida l’interpretazione della protagonista che in alcuni frangenti ha ricordato la bellezza e la bravura dell’attrice Diane Keaton. Un buon lavoro anche dal punto di vista registico, sebbene sia risultato un po’ forzato e costruito in alcuni punti; quasi come se per far captare un concetto sia stato necessario approfondirlo piuttosto che lasciarlo interpretare.   

Francesca Saveria Cimmino


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