17 ottobre, 2013

Seconda serata per la sezione teatro della IX edizione del Festival del corto “La Corte della Formica”, al teatro Bellini di Napoli. Di Francesca Saveria Cimmino


Foto di Flaviana Frascogna
In gara tre corti: L’amore in un’ampolla di Giovanni De Luise, Iscariota, scritto e diretto a Walter Revello e Tre magnifici scapoli, di Claudio Buono.
L’amore in un’ampolla scritto da Giovanni De Luise, diretto da Giovanni De Luise e Marco Aspride. Interpretato da Francesca Borriero, Nino Bruno, Giuseppe Maria Panico. Scene di Vladimir Amico; costumi di Antonia De Luise; musiche originali di Guido Leone e Vladimir Amico; amministrazione e organizzazione a cura di Eirene Martinelli.
L’amore, filo conduttore dell’edizione, può avere tante forme e dimensioni. L’amore familiare, per esempio, può essere “difettato”, malato: un amore può legare una madre ai figli morbosamente, ossessivamente. La metafora del padre trasformato in un pesce e dunque simbolo di omertà e indifferenza, rende ancora più chiara l’idea di quanto sia surreale, e forse neanche troppo, la conditio che si trovano a vivere questi tre elementi della famiglia. Una madre contesa, un odio generato dalla voglia di essere l’unico fulcro delle sue attenzioni, porta i giovani a doversi reciprocamente annientare fisicamente e psicologicamente. Uno trionferà, l’altro raggiungerà il mondo silenzioso e forse sereno, probabilmente scelto dal genitore. L’obiettivo dell’autore era raccontare l’altra faccia dell’amore, quello con un’accezione negativa; quello in cui la pazzia è protagonista.

Foto di Flaviana Frascogna
Iscariota, scritto e diretto da Walter Revello. Scene e costumi di Walter Rivello.
Ci sono solo due sedie e una corda appesa al soffitto con un cappio in cui è contenuta una mantella nera. Niente più. C’è un uomo in giacca e cravatta che pian piano inizia a spogliarsi e posa i vestiti, piegandoli, su quell’unico piano di appoggio. Cammina in cerchio e intanto si racconta, scavando dentro di sé, sempre più, ad ogni passo. Poi si arresta e confessa la mancanza, il bisogno, la nostalgia con la quale deve fare i conti a seguito della morte dell’uomo da lui amato; non uno qualunque, bensì Gesù. Giuda Iscariota, a cui spetta il compito di tradirlo, era anche l’apostolo che aveva un rapporto privilegiato, secondo diverse fonti. Dunque l’autore studia questo argomento e ne mette in scena uno spettacolo in tredici parti, chiamato “L’uomo arrabbiato con Dio”, (a novembre a Torino), di cui un estratto è stato presentato alla Corte della Formica. Tra pentimento e sentimento, la storia di un rapporto umano, terreno e spirituale. L’obiettivo: raccontare ciò che spesso è stato celato e/o omesso, nei Vangeli o in altri testi.

Foto di Flaviana Frascogna
Tre magnifici scapoli, di Claudio Buono. Diretto da Giovanni Merano. Gli interpreti: Viviana Cangiano, Francesco S. Esposito, Paolo Gentile, Carlo Liccardo, Sara Missaglia e Serena Pisa. Scene: Anna Seno; costumi: Federica Del Gaudio.
Le sorelle Weddingspree sono vittime di una triplice maledizione: essere donne, essere inglesi ed essere gemelle. Devono sposarsi prima che sia troppo tardi. Dunque attendono tre uomini deformi che le rendono infelici. Così incontrano nella loro abitazione tre pretendenti, dall’aspetto elegante e distinto. Nascondono, però, “piccoli” difetti, quali, ad esempio l’omosessualità come l’impotenza. Una parodia capace di fare il verso ai romanzieri dell’800-‘900; quindi uno spettacolo ironico e grottesco. I personaggi sono molto marcati, costruiti, impostati. Obiettivo: divertirsi sull’amore, invece di mostrarlo come qualcosa che procuri lacerazione.
La giuria popolare premia, per la seconda serata il corto teatrale “Tre magnifici scapoli”.


Francesca Saveria Cimmino

Nessun commento:

Posta un commento