27 ottobre, 2013

“Fuori”: persuadere a combattere l’abissale superficialità umana. Di Francesca Saveria Cimmino


Napoli, Sala Assoli. In scena dal 22 al 27 ottobre 2013

Giuliano Longone
Tre ambienti sono gli spazi in cui l’attore Renato Carpentieri svolge la sua nuova creazione scenica: l’uscio della porta di casa, un bar-ristorante e un bagno pubblico. Accompagnato dagli interpreti Valeria Luchetti e Stefano Patti, Carpentieri inaugura la stagione teatrale della Sala Assoli di Napoli con “Fuori”, opera ispirata al romanzo À la porte di Vincent Delecroix.  Un vecchio bisbetico Professore e scrittore di testi di filosofia resta accidentalmente fuori la porta di casa verso l’ora di pranzo di una domenica, ovvero quando tutti, o quasi, sono irreperibili. Solo il vicino, il portiere e sua sorella posseggono il duplicato delle chiavi, ma non sono disponibili, o forse non vogliono esserlo. Senza perdersi d’animo decide di andare a pranzo in un ristorante, ove abitualmente consuma. Inizia così il suo lungo viaggio nei ricordi: un flusso di coscienza e, allo stesso tempo, il bisogno di riflettere su quel che oggi la realtà e la società offrono.
 

Giuliano Longone
<Un giorno il mondo perirà per questa indifferenza. Sciagura per chi verrà a chiedere aiuto e anche solo per chi verrà a parlare>, è questa una delle battute della prima parte del copione; ed è attraverso questa frase che si inizia a comprendere il senso reale e intriso di quel che il Professore conserva e cova dentro di sé: una profonda amarezza e un’immensa difficoltà comunicazionale. Un’epoca manieristica in cui si convive con ipocrisia e ignoranza; dove denaro e mezzi tecnologici sono gli unici reali interessi , che ruolo ha un anziano signore dedito a studiare il pensiero degli antichi? Decontestualizzato ed espulso dal suo mondo e da se stesso, si è smarrito in un momento storico in cui si è incapaci di vedere e di sentire; dove l’umanità si è trasformata in bestialità e l’uomo è divenuto un oggetto esteticamente splendente, atto a recitare continuamente una sua parte con il fine di avere la coscienza pulita. Ma, in realtà, vi è solo il vuoto più totale: la persona è ormai priva di essenza e spessore culturale, umano e sociale. Critica giornalisti e medici, in quanto i primi mediatori culturali di un’abissale superficialità e i secondi poiché parcheggiano nella malattia mentre fingono gesti benevoli; critica la piccola e media borghesia ed ogni uomo che, testualmente, definisce “inghiottito da una irrimediabile stupidità”. 

Giuliano Longone
C’è tutto questo a fare da contorno, mentre vagabonda nei meandri della sua mente e, scavando a fondo, incontra suo padre e poi i suoi figli, morti in un incidente stradale. <Nessuno ha capito che la fine del mondo cominciava in quel preciso istante ed era ineluttabile>. Parla e si confronta con loro: gli tengono stretta la mano in questo lungo percorso pregno di solitudine e poco più; perché si sa, si nasce e muore soli e talvolta solo aggrappandosi al passato si trova il senso di una vita e risposte a domande retoriche, quali, ad esempio < Che cosa posso fare io?>. Lo spazio circoscritto e ristretto ha dato la possibilità al pubblico di interagire con gli attori e di sentirsi parte integrante di una storia che ha la firma e l’impronta di un grande regista. La profondità, l’eleganza e il linguaggio forbito del testo, lo spessore attoriale e la filosofia si sposano splendidamente, lasciando che i piccolissimi sbagli durante la recitazione risultino irrisori.

Francesca Saveria Cimmino



“Fuori”: dal romanzo À la porte di Vincent Delecroix edizioni Gallimard per l’opera originale; traduzione: Valeria Cipolloni. Interpreti: Renato Carpentieri, Valeria Lucchetti e Stefano Patti. Costumi: Anna Maria Morelli; disegno luci: Cesare Accetta; realizzazione scena: Antonio Franco, Anna Verde, Sissi Farina. Foto di scena: Giuliano Longone; direzione tecnica: Amedeo Carpentieri; assistente alla regia: Antonio Conforti; regia: Renato Carpentieri. Produzione: Fondazione Salerno Contemporanea Teatro Stabile d’Innovazione.


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