31 ottobre, 2014

"La Fata Morgana – fantasia su un mito". La forza delle parole, per continuare a sperare. Di Paolo Leone


Roma, Teatro Lo Spazio (Via Locri, 42). 30, 31 ottobre e 1 novembre 2014

Vento che scuote, che spazza e che scopre. La forza del mare, che tutto capovolge e porta alla luce del sole. Il lamento ululante della tempesta che urla i suoi segreti. Morgana si sveglia e i suoi miraggi raccontano storie brutte, storie cattive, ma tutte legate dal filo rosso dell’amore. Rosso sangue. Questo amore impertinente, denominatore comune e multiforme, che cerca una nuova via, una nuova speranza. Fata Morgana racconta ossessioni d’amore, forse anche lei è stata amante, miraggio, sorella, terra bruciata dal sole e dalla violenza dell’uomo. C’era una volta ma c’è ancora. Ci sono tutte, quelle sue sorelle annientate, silenziate, suicidate, incastrate, quelle femmine che hanno risorse. Lo ripete sempre Morgana…le femmine hanno risorse. Fenici che rinascono dalla polvere, dal buio in cui sono state relegate e la cui forza, che è quella della vita che generano, diventa “cataratta di parole”, capace di travolgere e far cadere in mare gli “stupidi violenti”. Quel mare da cui sorge Morgana coi suoi miraggi di fate, per “ingannare uomini di conquista” e buttarceli dentro.

La Fata Morgana, scritto diretto e interpretato da una splendida Marica Roberto, è uno spettacolo di forza inaudita, che schiaffeggia come il vento sferzante dello Stretto di Messina, in cui si verifica il fenomeno visivo naturale, denominato appunto come il titolo stesso della pièce. Un chiaro riferimento alla fata Morgana della mitologia celtica che induceva nei marinai visioni di straordinari castelli per attirarli e condurli a morte. Un racconto alla maniera dei cuntastorie siciliani, in cui la protagonista utilizza il suo corpo, per dare vita alle vicissitudini delle “sue sorelle”, in modo sorprendente, rendendo straordinariamente il dolore proveniente dai fatti “cuntati”. Essere attori autentici è soprattutto questo, trasmettere emozioni forti con un solo sguardo, un movimento improvviso, accompagnato mirabilmente dalla musica “viscerale”, come sa esserlo solo quella popolare, dei tre musicisti che la accompagnano sul palco e che si fanno anch’essi parte integrante delle storie rappresentate, ora controcanto denigratorio, ora lamento di terre apparentemente lontane ma vicinissime e stuprate.

Morgana, rivestita dei panni delle sue sorelle scomparse eppure presenti, spaventa, coinvolge, dispera, rinasce, si agita, sfiancante come il vento e il dolore da cui sorge, al ritmo ossessivo dei tamburi. E’ una ma tante donne, meridionali ma di ogni dove. Nessuna e centomila, vittime ogni giorno della criminalità, delle loro stesse famiglie. Cerca i figli scomparsi, rifiuta di prostituirsi, si ribella, ha taciuto e denunciato, è stata bruciata come una strega, vessata, massacrata senza pietà in nome dei “non si deve, non si può”,  dei “così si fa”. Ama che ti riama, piangi che ti ripiangi, la Fata Morgana continua ad apparire e raccontare. Un’unica, fortissima voce, che spinge all’azione, a non rimanere passivi spettatori. Un vento fortissimo il suo racconto, che sferza e incoraggia. Un tuono che scuote le profondità della terra il bellissimo finale, in cui il ritmo travolgente, ossessivo e ipnotico dei tamburelli diventa il turbine da cui rinasce ogni volta Morgana per raccontarci che le parole sono la speranza contro il buio delle coscienze.

Paolo Leone


La Fata Morgana – fantasia su un mito. Di e con Marica Roberto.
(dedicato alle donne vittime della criminalità organizzata)

Con Carmelo Cacciola alla chitarra, liuto cretese, voce; Pietro Cernuto alla zampogna, flauti, marranzano, tamburello, voce; Francesco Salvadore ai tamburi a cornice, voce

Con la collaborazione di daSud Antimafie


Le donne vittime delle mafie, ricordate in questo spettacolo, sono: Palmina Martinelli, Rossella Casini, Maria Teresa Gallucci con mamma, Nicolina Celano e nipote, Marilena Bracaglia, Tita Buccafusca, Lea Garofalo e sua figlia Denise, Angela Donato.

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