10 novembre, 2013

"La vita di Adele": quando il sesso è amore e infine dolore. Di Francesca Saveria Cimmino


Un film del regista franco-tunisino Abdel Kechiche, vincitore della Palma d’Oro 2013 al Festival di Cannes. Protagoniste della storia sono le interpreti Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos; il suo titolo originale è La Vie d'Adèle.
Adele, è una quindicenne con le idee ancora da dover schiarire sui suoi gusti sessuali, fin quando non incontra Emma, una studentessa dell’Accademia delle Belle Arti, con i capelli tinti di blu. Una forte attrazione spinge Adele ad approfondire la conoscenza e, giorno dopo giorno, comprende di star provando qualcosa di importante ed intenso. Emma è una donna con esperienze e determinazione, sicura di quel che dice e fa; ma Adele è ancora una ragazzina, un’adolescente che sentendosi attribuire l’appellativo “lesbica” dai compagni di classe tenta di difendersi e mascherarsi, avvolta da un involucro di vergogna e imbarazzo. Eppure sceglie di non reprimere il sentimento nascente; sceglie di viverlo a 360 gradi.




Dà tutta se stessa: corpo, anima e cervello ad un’altra donna e conosce il significato della parola felicità. Il tempo trascorre, ormai Adele insegna ed Emma espone le sue opere. Libera, spensierata e innamorata, la giovane maestra sente di poter lottare contro un mondo pronto a giudicare ed etichettare il “diverso”: colui che incondizionatamente decide di essere se stesso, senza celarsi e nascondersi. Eppure, come in tutte le migliori storie d’amore, all’improvviso qualcosa cambia: Emma è distante e Adele, sentendosi sola, accetta le avance di un collega. È proprio questa la causa della fine del rapporto: la catena si spezza e gli anelli si frantumano per terra, facendo un gran rumore. Arrivano i giorni, i mesi, gli anni laceranti, quelli in cui il vuoto domina e neanche l’urlo più disperato può colmarlo. Si cambia, ci si modella, si cresce. E si fa una cernita: andare avanti o restare ancorati al passato, quel tempo che tutto dà e tutto toglie, con la stessa intensità.
Nonostante il doppiaggio non sia stato di buona qualità, magistrale l’interpretazione delle due giovanissime attrici: Adele ha appena vent’anni nella vita reale e questo ruolo complesso dimostra quanto si debba saper vestire ogni panno, immergendosi pienamente nel ruolo che è stato commissionato. Il film è stato criticato per i numerosi minuti in cui il sesso è protagonista, senza occultare organi genitali e senza risparmiare immagini decisamente spinte. Sebbene possa esser rivolta quest’obiezione, l’intimità esibita, paradossalmente, è pregna d’innocenza e delicatezza e non disturba lo spettatore. È la vita, è la quotidianità senza veli e senza ipocrisie ed è da apprezzare il coraggio di chi ha saputo e voluto mostrarlo dinanzi a tutti.


Francesca Saveria Cimmino

3 commenti:

  1. Il film è in distribuzione nelle sale?

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    1. Caro Paolo che io sappia è ancora in programmazione. Ma affrettati, non credo che ci sia ancora per molto! FSC

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    2. ok grazie. In effetti ieri, passando davanti ad una multisala, ho visto che era in programmazione!

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