26 settembre, 2013

HEIDI: L’OPERA DI JOHANNA SPYRI. Di Giuseppe Sanfilippo


I RICORDI DELLE NOSTRE INFANZIE E LA VITA VISSUTA DAI NOSTRI BISNONNI E NONNI ALLA RICERCA DI UN ESEMPIO PER  IMPARARE A MANGIARE E VIVERE IN MODO PIÙ SANO.


Quante volte da bambini ci siamo trovati a guardare e riguardare in Tv il piacevole e meraviglioso cartone animato di Heidi accompagnato dalla canzone cantata da Elisabetta Viviani dal 1978; un passaggio della nostra infanzia che abbiamo attraversato tutti, e che abbiamo fatto vivere anche hai nostri figli o nipoti; ma conosciamo la storia di Heidi, o meglio la sua origine e nascita, o siamo abituati ad immaginare una storia creata solo per far vivere un cartone animano? Chissà, in ogni modo, Heidi non è la storia di un cartone animato, ma è un’opera d’arte vera e propria, che possiede in sé una bellezza unica, in cui possiamo imparare molte cose. Heidi, prima di essere un cartone animato, è un famoso romanzo pubblicato nel 1880, scritto da Johanna Spyri, ambientato fra la Svizzera - ossia nei dintorni o vicino a Maienfeld - e la Germania della fine Ottocento. Il romanzo di Heidi è un’opera di grande successo intramontabile che regala a tutti una grande emozione e che è sempre interessante da leggere a da vedere in Tv o nei DVD.
Un’opera che raffigura un’epoca lontana che non abbiamo vissuto, una vita che l’umanità viveva un tempo e che è stata vissuta sicuramente anche dai nostri bisnonni (e magari nonni) che magari non abbiamo conosciuto e difficilmente ci hanno raccontato le loro vite; infatti, la storia narra di una bambina che vive in montagna con il nonno, il quale possiede le sue caprette, che hanno la stalla attaccata alla sua abitazione, proprio così un tempo vivevano i nostri bisnonni. Ma questo romanzo non è solo questo, ma narra anche di come vanno seguiti i bambini e cosa fa bene loro. La storia inizia descrivendo la piccola Heidi di 5 anni, che vive con la zia Dete a Bad Ragaz, da quando i genitori sono deceduti: il papà Tobias, carpentiere, morto sotto una trave, la mamma Adelheid, sorella di Dete, morta di crepacuore... vive insieme alla zia, in paese, ma è una bambina molto triste (anche se sorride) e annoiata, ma di un tratto la zia Dete trova lavoro a Francoforte e decide di lasciare la piccola dal nonno paterno detto "vecchio dell'alpe", (un uomo di cui sparlano tutti, che è criticato e da cui tutti stanno lontano) che, molto solitario, vive  nella sua baita  sul costone di un monte, percossa quindi ad ogni ora e in ogni stagione dal forte vento alpino. La bimba insieme alla zia raggiunge il nonno e qui Heidi rimane; a questo punto c’è un aspetto che colpisce molto, ossia che il vecchio dice alla nipotina che “farà in modo di abituarsi a lei” e poi “non sapevo d’essere capace di volere bene ancora”. Parole a cui nessuno fa caso, ma c’è un aspetto sublime di grande importanza, perché ci indica che l’uomo costruisce la capacità di amare stando in relazione con la bambina, acquisendo così la capacità di diventare più socievole; infatti il vecchio con la nipotina cambia e alla fine si apre molto anche agli altri; le relazioni fanno bene e c’è da dire che i bambini ci cambiano anche la vita colorandocela. Allo stesso tempo, quella chiusura e isolamento simbolizza plausibilmente un uomo che si chiude in se stesso per via delle brutte esperienze della vita, magari a causa delle altre persone, sempre pronte a giudicarlo o a causa degli eventi accaduti in passato, come ad esempio la morte di una persona cara, nel caso del nonno di Heidi, suo figlio.
Oltre al nonno, le altre persone con le quali fa conoscenza Heidi sono Peter il pastore, che guida le capre di tutto il villaggio al pascolo, sua madre Brigitte e la nonna cieca; qui Heidi entra in contatto con la natura e gli animali, impara a pascolare le capre, mungere, preparare il formaggio, conosce il nome di tutti i fiori, delle erbe e degli animali, ma non sa né leggere né scrivere; non va a scuola anche se il maestro e il parroco del paese tentano di comunicare al vecchio la necessità per la bambina di andarci... una realtà che hanno vissuto molte persone di quel tempo; difatti non tutti anche da noi in Italia andavano a scuola un tempo, anche perché, come molte volte mi hanno raccontato delle persone anziane, i genitori non li mandavano a scuola (poiché non vi era obbligo il più delle volte), ma piuttosto li facevano stare in campagna, a zappare, a pascolare… le donne imparavano a cucinare, a lavorare la lana, fare le faccende di casa. Era un’epoca in cui non vi era l’acqua diretta in casa, né c’era la luce elettrica, quindi si accendevano i lumi o le candele; per aver l’acqua si andava fuori con dei secchi, davanti alle fontane, per lavare i panni si andava nei fiumi. Tutta un’altra epoca, che a noi appare non solo lontana, ma incredibile, impossibile, pensando a quante comodità abbiamo in casa, nell’epoca della tecnologia, dei cellulari, delle televisioni, in cui abbiamo tutto, non è necessario avere un campo in cui piantare gli alimenti, in cui avere le stalle per le capre o le galline, proprio perché ci basta andare al supermercato. Un tempo invece questo non c’era, vi era un’altra vita, diversa dalla nostra. Si aveva poco, ma chissà se si era più o meno felici di adesso ? Si possedevano pochi giochi e si cresceva il più delle volte orientantati verso il lavoro; tutto questo è raffigurato molto bene nel cartone animato di Heidi e ovviamente si trovano molti aspetti positivi, come del resto negativi. Allo stesso tempo in questo romanzo si racconta la vita in città a Francoforte, dove Heidi viene portata dalla zia Dete (che dopo un po’ di tempo torna sulla scena) affidandola alla famiglia Sesemann, in cui incontra la sua amichetta Klara, una ragazzina di qualche anno più grande di lei e di buona famiglia, con cui nasce una grande amicizia fatta di profondo affetto. Nonostante questo però la piccola Heidi non sta bene in città, non solo perché è cresciuta in campagna, sui monti, quindi in un altro ambiente diverso da quello della città, ma poiché in questa non riesce a trovare la sua dimensione. Qui teoricamente ha tutto e inizia anche a studiare, a leggere e a scrivere ma non è felice, gli manca la sua vita, il nonno, Peter, la nonna e la madre di questo. Inoltre qui non trova affetto da tutti, anzi viene trattata male della signorina Rottenmeier, che è sempre pronta rimproverare Heidi per ogni sua minima azione. Questo aspetto c’insegna che è importante per un bambino ricevere amore, ascolto e molta attenzione e c’insegna, tra l’altro, che i bambini non vanno orientati verso un cambiamento che possa soddisfare i nostri desideri ossia che il bambino sia come vorremmo noi. Insomma questo romanzo scritto nel 1880 lo possiamo prende in considerazione come un modello pedagogico per imparare o trovare metodi di educazione e cura per i bambini; infatti, nel romanzo come nel cartone, noi vediamo da una parte il nonno di Heidi che ascolta molto la piccola e, non solo, quando dice un “No” a ella, lo fa con molta calma e con molte spiegazioni; non vi sono rimproveri, ma molto dialogo che serve ad istaurare un buon rapporto che vada verso le esigenze di entrambi. Allo stesso tempo il racconto ci presenta un metodo educativo opposto, quello appunto della Rottenmeier, che è severa, autoritaria e non disposta ad ascoltare o a dialogare con i bambini e ciò fa stare male la piccola Heidi, come farebbe stare male un qualsiasi bambino… purtroppo questo metodo autoritario viene usato il più delle volte.
Inoltre il romanzo ci narra l’esistenza dell’ostilità tra un luogo e un altro; tra persone e altre, infatti la  Rottenmeier definisce la piccola Heidi la montanara svizzera, mentre la povera Klara è costretta a passare ammalata la sua vita su una sedia a rotelle. Proprio in lei, in Klara, incontriamo la capacità di compiere degli errori ad fin di bene per amore, poiché nell’intenzione di proteggere l’amica la povera Klara rimane sempre in casa, non frequenta la scuola come altri bambini, non esce per andare a fare una passeggiata. In casa non si ha fiducia nelle capacità di Klara, non si pensa che possa vivere una vita come tanti; non si pensa affatto a stimolare la bambina a guarire... un’alternativa che non viene proposta nemmeno dal dottore di famiglia Classen. Solamente grazie alla piccola Heidi per Klara le cose cambieranno, infatti Heidi convince tutti che Klara è una persona come tutti, che deve vivere la sua vita e che può guarire se va a trovarla in montagna da lei. Nel frattempo la piccola Heidi torna nelle sue montagne e la sua vita torna a colorarsi di felicità con il nonno, sempre pronto ad ascoltarla, a dargli affetto  e a mandarla stavolta a scuola; torna al suo ambiente, a respirare l’aria tenera e pura delle montagna, a vivere le stagioni, il sorgere del sole, a mangiare il formaggio frutto del latte delle sue capre, cose che in città non poteva fare e che gli mancavano tanto da stare male; in quest’ambiente dobbiamo pensare che un tempo le persone si nutrivano d’alimenti coltivati e curati da loro stessi; era un’epoca in cui si mangiava genuino, molto biologico; nel cartone animato Heidi mangiava solo pane e formaggio, nessuno lo sa, ma questo è un simbolo che vuole raffigurare una tradizione, ossia che un pastore deve avere sempre a tavola il suo formaggio (anche se in realtà ovviamente le persone si nutrivano anche di altro). In questo paesaggio è quindida evidenziare un aspetto importante per il benessere di ognuno di noi: il cibo. Il cibo è fondamentale per l’uomo, per la sua sopravvivenza, ma molte volte non ci curiamo di esso, ci basta solamente mangiare, senza far attenzione o ad avere cura della nostra alimentazione; questo è sbagliato, perché non dobbiamo pensare che per vivere ci basta mangiare solamente, ma bisogna farlo stando bene, il cibo ci deve fare trovare il nostro benessere; questo aspetto a volte non lo consideriamo e altre volte lo consideriamo però dando un’interpretazione errata e soprattutto questo può accadere alle donne, ma anche gli uomini ultimamente, quando pensano di poter fare una dieta solo per apparire agli altri più belle; l’estetica è importante, ma non si costruisce per apparire, ma per stare bene; inoltre molte volte si pensa ad una dieta come a una cura, perché magari abbiamo fatto degli esami del sangue e il medico ci ha detto che ci farebbe bene una dieta, e così si inizia, e dopo un po’ si abbandona perché dimagrendo abbiamo fatto la nostra cura; essere in soprappeso non è una malattia da curare; il cibo non rientra in quelle cose che servono per curarci da un male, serve per la sopravvivenza e per vivere meglio. Per tale motivo piuttosto che pensare ad una dieta dovremmo pensare a come magiare meglio e più sano. Il mangiare più sano deve far parte di uno stile di vita, che deve essere seguito con il cuore e con amore (ogni cosa deve essere fatta con il cuore e con amore), e non solo, ma in modo giusto, mai da soli, improvvisandoci degli esperti; mai prendere in considerazione le diete che ci presentano su internet oppure quelle presentate sui Media  e mai seguire una dieta con e attraverso medicine o altri prodotti pubblicizzati dagli spot, o ancora, non seguire la linea di un’altra persona… 
Il giusto modo per seguire o meglio per imparare a mangiare meglio è farsi seguire da esperti in materia, da esperti che puntano sul cibo biologico, che rifiutano ad esempio quello surgelato; è chiaro che oggi non tutti ci possiamo permettere di avere o di occuparci di un orto, come non tutti possiamo avere campagne per allevare animali, e allora ci rimane solamente la possibilità di adeguarci, cercando però di puntare sul biologico il più possibile; in questa prospettiva ci sarebbe da fare un profondo invito alle Istituzioni in tema di salute, per riavviare l’agricoltura.




Il mangiare biologico porta il successo assoluto di una giusta e buona nutrizione, come sottolinea ed insegna sempre la dottoressa Marietta Parinelli, alimentalista e nutrizionista (autrice del libro “Con la dieta verso la vita. Ritrovare se stessi con la dieta”), che ci dice che con la dieta ritroviamo noi stessi, il nostro benessere, l’estetica e un nuovo sviluppo mentale; mangiare bene è utile al corpo e alla mente e fa in definitiva la nostra salute. Il nome della dottoressa Parinelli in quest’articolo non sta per caso, ma per il suo successo vero e proprio; una personalità che conosco bene, poiché ha curato la mia con successo (ho visto inoltre altri suoi successi su altre persone); un successo non televisivo ma reale vero e proprio (provare per credere) che vede persone di grande peso (Io in primis), riuscire a dimagrire e acquisire il giusto peso che un individuo dovrebbe avere. Il mangiare bene è importane per noi e anche per i nostri bambini, di conseguenza dobbiamo riflettere e cambiare i nostri stili di nutrizione, soprattutto per il bene dei figli; mangiare bene significa stare bene, dormine meglio, muoversi meglio, avere visioni del mondo migliori, sviluppare la mente e i sentimenti, allentare malattie, trovare aspirazioni poetiche e letterarie per una buona vita anche spirituale; costruire relazioni migliore, vivere meglio la sessualità; tutto questo seguendo ovviamente una nutrizione giusta rispettando le sue regole, non vivendola con una modalità costretta ma libera e fatta di scelta etica e morale personale, mai per apparire ma per trovare noi stessi, la nostra sostanza. Il tutto dovrebbe essere accompagnato da attività fisiche (sport, andare al mare, a sciare, in montagna, in campagna, o semplici camminate) e anche dal contatto con la natura e con gli animali, importante soprattutto per i bambini, contatto che fa bene alla loro salute.
Nonostante faccia parte di un romanzo o di un cartone animato Heidi raffigura molto bene quanto appena detto, infatti la storia si conclude con l’arrivo della sua amica Klara sulle alpi, che inizia ad avere per la prima volta un contatto con la natura e a rafforzarsi grazie all’aria, al cibo e infine riesce addirittura a camminare e a guarire. Dicevo che è un romanzo, ma raffigura una realtà vera e propria. A tutto voglio aggiungere un ultimo aspetto importante e vale a dire il rispetto e la cura dell’ambiente e della natura, di cui purtroppo non ci preoccupiamo. Ne parliamo tanto, abbiamo consapevolezza dei rischi climatici-ambientali derivati dall’inquinamento, abbiamo paura, ma non facciamo nulla (compreso le Istituzioni). Ecco, in questa prospettiva vorrei invitare a riflettere su ciò e su tutto quello che qui ho detto. Bisogna aver cura della natura e non inquinare è importante, per poter iniziare a risolvere il problema e per poter sperare di ritrovare o respirare un giorno l’aria pura; di conseguenza riflettiamo su ciò e iniziamo a non inquinare né l’ambiente e né le acque; prendiamo come modello ad esempio la Svizzera, molto attenta a questo, da sempre, ed educhiamo i nostri figli ad aver cura di loro stessi e dell’ambiente che li circonda… ricordiamo che noi siamo per loro degli Eroi da imitare, non diamogli  dunque cattivi esempi, ma dedichiamoci a loro in modo sano, perché valgono di più di ogni altra cosa; diamo attenzione anche a quando guardano la tv, aspetto che fa parte di una possibile mala alimentazione. Per costruire una vita migliore rilassiamoci dopo una stressante giornata di lavoro magari guardando o leggendo Heidi… non dimenticando però il Corriere dello Spettacolo!


Giuseppe Sanfilippo

4 commenti:

  1. dedico questo articolo alla mia bella nipotina, a tutti i bambini del mondo, e alla grande e unica dott.ssa Marietta Parinelli

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  2. Bellissimo!!!!complimenti!!!:)

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