27 settembre, 2013

“20 denti da latte, come è comparso un buco nel mio sorriso”. Di Cristina Zanotto


Verona, Sguardi_ Festa/vetrina del teatro contemporaneo veneto. Giovedì 19 settembre 2013

“L’incisivo tentenna sulla gengiva come se fosse incertosul da farsi ma poi si stacca. Si stacca per sempre. Si stacca per fare spazio a qualcosa di nuovo che un giorno sarà dente. Questa notte di vento è un momento di separazione, è il delicato funerale di un minuscolo osso…”
L’anima?  Il cervello del cuore
La morte? E’ solo un trasloco





Parlare della morte, non è mai semplice. Separarci da qualcosa, da qualcuno, ammettere che è arrivata la fine di qualcosa, che si è giunti ad un capolinea ipotetico o concreto fa sempre “paura”, ci porta tristezza, malinconia, ci fa sentire impotenti davanti al naturale “declino” di un percorso, di un rapporto, della vita. Ammettere che esiste una fine a cui nessuno può scampare è sempre visto come un fatto tragico e inconcepibile. Il non voler lasciare andare spesso ci reca più danni che gioie.
Se facciamo fatica a capirlo noi adulti, come poterlo spiegare a un bambino?
Una storia delicata, semplice, poetica. La storia di una separazione, di un “lutto”, la storia di una bimba, Minna, che non vuole separarsi dal suo dente da latte traballante. L’incontro con il “fato” (sostituto della fatina dei denti, oppure no?) le farà capire che la vita è sempre un continuo trasloco, un continuo cambiamento, una continua evoluzione.
Denti e persone possono assumere connotati simili?
In questa storia si.
“20 denti da latte, come è comparso un buco nel mio sorriso” per la regia di Marta Dalla Via con in scena Susi Danesin e Gaetano Ruocco Guadagno de Il Libro con gli stivali, si parla di separazioni e si parte da un fatto che capita a tutti, da piccoli, il primo vero trauma: la caduta di un dente.
E’ morto? Ha lasciato un vuoto? Non rimane che accettare questo nuovo spazio, dove la lingua si ostina ad andare, dove ogni volta che s’inceppa ci ricorda di quella mancanza, di quella assenza. Presto quel vuoto sarà riempito da un altro dente, più forte e più grande.
La scelta di usare la caduta di un dente per trattare il tema del lutto ai più piccoli funziona, senza scivolare nei labirinti della religione, o in discorsi più difficili.
“20 denti da latte” affronta un tema delicato e lo fa come un viaggio, un viaggio di una notte con il “ciclocomodino”, un viaggio nel coraggio, nei sogni, un viaggio “paeseggiando il paesaggio”.
Susi Danesin e Gaetano Ruocco Guadagno si contraddistinguono in scena per la loro presenza poetica, con il loro stile unico nel linguaggio fisico ed espressivo che caratterizza da sempre i loro lavori che parlano, con semplicità e profondità, ad un pubblico di grandi e piccoli nonostante uno sguardo diverso, quello di Marta Dalla Via, che li ha diretti, e che ha saputo creare in ogni scena un quadro, che ha saputo tessere i fili difficili che muovono i sentimenti più complessi riguardati la perdita, il cambiamento, l’evoluzione.
Altre volte mi sono trovata a vedere spettacoli per ragazzi, ce ne sono alcuni che però si diversificano dagli altri proprio perché parlano anche al pubblico adulto attraverso delle metafore che fanno bene anche allo spirito ormai vaccinato, spesso un po’ troppo indurito dalla vita quotidiana e dai “fatti per i grandi”.
E come dice Marta: “Questa favola è un piccolo atto di coraggio. La paura è uno sforzo inutile”.


Cristina Zanotto



20 denti da latte, come è comparso un buco nel mio sorriso
testo e regia di Marta Dalla Via
con Susi Danesin e Gaetano Ruocco Guadagno
scenografia Alberto Nonnato
costumi Licia Lucchese
musiche Carlo Cialdo Capelli
luci Nicola Fuochi
progetto grafico Roberto Di Fresco
con il Patrocino dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani
durata 60 minuti

Nessun commento:

Posta un commento