15 giugno, 2012

“Black Room. La Capitale del Vizio”. Una serata all’Inferno



"Inferno" di Andrè Goncalves
Abbandono l’aria aperta di Milano per entrare all’interno dello Spazio Oberdan, nella “Black Room”, dove qualcosa di magico prende vita. Più che magico, si dovrebbe dire infernale, in un ambiente dove due maschere di Paperino e di Minnie sono collocate in una bruna atmosfera, che fa pensare a quella dell’Inferno. Le maschere si avvicinano “minacciose” agli spettatori, come a voler dire: “Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate…”. Benvenuti signore e signori, siete giunti all’Inferno, dove si consumeranno i Sette Peccati Capitali!
Si comincia con il peccato di Teseo: L’Ira, dove il racconto di Bettina Bartalesi "Muori!" prende vita con la bravissima Valeria Barreca, molto abile nei cambi di ritmo, nel passare dai toni alti ai toni bassi, dai timbri irosi a quelli più lirici; brava a costruire un personaggio complesso –e doveva farlo veramente in poche parole- in cui venga giustificata l’esagerazione dell’Ira. Bisogna dire - avrei dovuto dirlo prima, ma non sarà un problema spiegarlo ora- che le brevi rappresentazioni sceniche portate sul palco non sono altro che la “trasposizione viva” dei racconti di sette scrittori arrivati finalisti a questa particolare serata. Solo alla fine scopriremo il vincitore (se non avete voglia di leggere l’articolo, se siete dunque degli accidiosi, basterà che leggiate le ultime righe e lo scoprirete), ma prima di giungere a tale verdetto continuiamo con il secondo peccato capitale: l’Avarizia, dove entra in scena un ottimo Matteo Tex, con “La morte aurea del Sign. Gino Lui” di Alessandro Continiello. Qui l’attore sfrutta al meglio l’intero spazio scenico (non solo inteso come spazio frontale del palco, ma come intero luogo teatrale), tanto è vero che delle volte ce lo troviamo davanti, delle volte siamo costretti a girarsi all’indietro, perché Gino Lui sta ora recitando tra il pubblico: un’ottima costruzione spaziale direi, peccato che una larga parte degli spettatori è un po’ pigra e vede solo quello che sta davanti, non avendo l’intenzione di girarsi all’indietro.
Valeria Barreca in "Muori!"
Si sa che spesso gli “Aspiranti Scrittori” peccano di Superbia, ed è proprio questo il titolo del terzo peccato capitale, in cui Rossana Carretto riesce a dare spessore al testo di Fabrizia Scorzoni, che alla lettura risulta un po’ banale e appariscente, in uno spettacolo che sembra farci capire questo:  In molti scrivono, ma sono pochi gli scrittori validi, e quelli che sono validi hanno il dono dell’umiltà.
L’ingresso in scena di Vincenzo Zampa è dirompente e trasforma la scena in una sorta di night-club, in cui un uomo e una donna, seminudi e in atteggiamenti sensuali, fanno da cornice all’interpretazione del protagonista… i protagonisti: lui e una bambola gonfiabile. Si capirà che parliamo della “Lussuria” e dello spettacolo “Circolo Vizioso”, su racconto di Paolo Ottomano, dove si fa forte anche l’interazione con il pubblico, soprattutto con quello femminile – per ovvie ragioni – che l’attore, per così dire, “infastidisce”. Niente di esagerato comunque, non fatevi tante fantasie e non stupitevi troppo, il gioco teatrale ha dei limiti che non possono essere valicati. Bravo Vincenzo Zampa a dare a questo testo forza, slancio e molta dinamicità, approfittando anche dei luoghi deputati dello spazio scenico e della complicità col pubblico.
È un dialogo quello tra Rossana Carretto e Silvia Pernarella, che danno vita a “DONNEsenza AFFARI” di Daria D., riguardo al peccato dell’Accidia. La Carretto è l’accidiosa, mentre la Pernarella è la donna frenetica, accecata dallo stress del lavoro e dal raggiungimento dei suoi obiettivi sociali. Funziona bene questo dialogo contrastante tra la donna perdigiorno e quella sempre in convulso movimento; due forze contrastanti che, innescandosi bene tra di loro, creano con puntualità risvolti comici, e fanno di questa rappresentazione, grazie alla bravura delle due attrici, e anche a un testo ben congegnato, una piacevole mise en scène.

Marta Pizzigallo in "L'invidiosa"
Siamo quasi alla fine e tocca all’Invidia. Marta Pizzigallo si confronta con il bel racconto “L’invidiosa” di Niva ragazzi e lo fa molto bene. Sta fissa, accanto a un’entrata secondaria del teatro, quasi al centro della sala, e recita da ferma. È brava a creare, seppur immobile, lo spazio scenico intorno a sé: ci riesce soltanto grazie alle modulazioni timbriche della sua voce. In sottofondo, intanto, echeggiano rumori onomatopeici che plasmano brillantemente l’atmosfera: si tratta di schiamazzi d’amore, sospiri di coppie che si danno piacere e buon tempo (così scriveva con eleganza il Boccaccio). D’altra parte la storia è quella di una donna e della sua invidia per l’amore provato dalle giovani coppie.
Cosa ci manca adesso? Solo il peccato di Gola, dove ritroviamo, ancora una volta, Rossana Carretto, insieme a Tito Ciotta (l’organizzatore dell’evento che non mi dimenticherò di ringraziare nel finale). “Per il tuo bene” è un testo teatrale di Maria Adele Popolo, in cui uno scrittore ingrassato viene esortato dalla moglie a dimagrire. Lei farebbe di tutto per raggiungere il suo scopo, anche comprargli una larva di tenia e fargliela ingerire! Il dramma è un po’ povero e un po’ banale, ma i due attori riescono a farlo vivere in modo distinto, riuscendo a dare dinamicità a una sceneggiatura piuttosto piatta.
La serata si è quasi conclusa, si continua con la presentazione degli autori in concorso e con un intermezzo musicale molto interessante, in cui Laura Vignes alla voce e Vanni Terzi alla fisarmonica ci fanno ascoltare l’elegante musica francese di Édith Piaf. La voce della Vignes è veramente eccezionale: sensuale e delicata, mai smielata, accompagnata del resto da un musicista del suo stesso calibro, perfettamente fluido e a suo agio sullo strumento.
  
Tito Ciotta in "Per il tuo bene"
La giuria, composta da giudici competenti nell’ambito delle discipline dell’Arte (competenti per modo di dire, c’ero anche io, giudicate un po’ voi) – a parte me, Daniela Basilico, Paolo Bosisio, Claudio Burdi, Fabrizio Canciani, Wanda Castelnuovo, Vincenzo Costantino, Cristina Di Canio, Paola Galassi, Ornella Fontana, Salvatore Longo, Daniela Marrapodi, Maria Pietroleonardo, Andrea Pinketts, Giampiero Raganelli, Emilio Russo, Gigi Saccomandi, Ambretta Sampietro, Federico Tavola-  decreta il racconto vincitore della serata. Rullo di tamburi… “Il vincitore è ‘DONNEsenzaAFFARI’ di Daria D.!”, afferma la presentatrice Sabrina Minetti e la serata finisce qui, con la targa consegnata alla vincitrice. Il mio articolo invece non è ancora finito, perlomeno non prima di aver reso merito all’organizzatore del tutto: Tito Ciotta, che per mesi e mesi si è impegnato a rendere reale un sogno e c’è riuscito. Una serata stupenda “Black Room. La Capitale del Vizio”, in cui è stato interessante capire il meccanismo che porta un testo letterario a trasformarsi in rappresentazione (tra gli attori va anche ricordata la partecipazione di Camilla Cattaneo, Gabrio Monza, Francesca Piscione, Alan Scelfo ed Erica Vitali), e questo è stato ancora più suggestivo in un’atmosfera che ricordava tanto quella dell’Inferno. 


Stefano Duranti Poccetti

5 commenti:

  1. una bambola gonfiabile? ma stiamo scherzando?

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    1. Sì sì, c'era proprio una bambolina gonfiabile con cui l'attore si relazionava (puoi immaginare come. In effetti in Italia una cosa così può sembrare già esagerata, ma, se si si vede quello che combinano altre correnti di teatro all'estero, quello che abbiamo visto a Black Room non è niente! (Luca)

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  2. Bravi tutti!!! Davvero ottimi attori !!! Spicca Vincenzo Zampa, anche se facilitato dal tema...e grande merito a Tito. Bellissima serata.

    Gabriele

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  3. Serata surreale, divertente; complimenti a tutti gli attori, in particolare a Valeria Barreca e a Vincenzo Zampa. Un ringraziamento di cuore a Tito Ciotta.
    Bettina Bartalesi

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  4. Davvero una meravigliosa serata! Strepitoso Tito Ciotta e i suoi spettacolari attori.... speriamo di vederli presto in un nuovo progetto!!!
    Giulia

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