13 giugno, 2012

Interviste ad attori: la magia del palco e del set. Carlà Dujany Solaro si racconta...



Tra teatro, cinema e televisione; dall’ Europa all’America; Da Tinto Brass a Terence Hill… una ricca carriera quella dell’attrice Carlà Dujany Solaro, che si racconta al nostro giornale:

Ciao Carlà, puoi presentarti brevemente ai lettori del Corriere dello Spettacolo?

Mi presento: mi chiamo Carlà Dujany, cognome di origine valdostana, di conseguenza divenuto francese in quanto la valle, per chi non lo sa, apparteneva alla Haute Savoie ed in seguito fu conquistata dall’Impero Romano! Storia a parte, invece Solaro è il  cognome di mia madre, usato per la prima volta nel film di Brass, che l’ha preferito a Dujany (più facile, ovvio) e da allora rimase quello, ma io scrivo tutti e due.

Nella tua vita ti sei dedicata sia a teatro, cinema e televisione… Hai una preferenza tra questi tre linguaggi?

Amo tutte e tre le cose: un attore deve sapersi adeguare, però ritengo che il cinema, il grande set, rimane la mia passione più grande, più magica, anche se oggi come oggi uno si accontenta di quello che gli viene proposto… di questi tempi!



Qual è l’esperienza artistica che ricordi con maggior piacere?

Bella domanda. Sarebbe banale dire tutte, in quanto ogni esperienza è diversa dall’altra e quindi bella, interessante, istruttiva, eccitante, ma forse direi che il luogo in cui mi sono sentita più a casa è una “Mecca del cinema”, parlo di Los Angeles, in cui ricordo bellissime esperienze.

E quella che ricordi con maggior dispiacere, se si può dire?

Quella con maggior dispiacere è quella in cui mi sono ritrovata a fare una figurazione speciale, con tanto di battute, invece del ruolo assegnatomi, ma, la cosa peggiore in assoluto, è stato vedere e ascoltare le mie battute da un’altra attrice che ha fatto quel ruolo al posto mio. Andai su tutte le furie con la persona (l’"agente"), che mi ci mandò e con l’aiuto-regista che, ovviamente, non ne sapeva nulla… fu una cosa vergognosa. Sarebbe stato da lasciare il set, ma, dato che sono una signora per bene (e purtroppo questo non paga), rimasi!

Parlavi prima dell’ottima preparazione americana per quanto riguardo il tuo lavoro. Tu hai lavorato in molti paesi d’Europa e del mondo, quali credi siano quelli dove esiste una migliore organizzazione sotto questo aspetto?

Senza dubbio, dal punto di vista organizzativo, l’America, anche se al secondo posto metterei l’Italia, a seconda delle produzioni però!

Cosa ne pensi dell’odierna situazione italiana? Un teatro trascurato, una televisione delle volte dannosa?

Penso che ormai, purtroppo, essendo incentrato tutto sulla televisione, è un peccato che la gente non vada più spesso a teatro o al cinema. Non siamo comunque obbligati a guardare quello che ci propongono in tv. Ora è arrivata anche l’interattività: scegli tu.

C’è un incontro che ha cambiato la tua vita?

No, direi che nessun incontro ha cambiato la mia vita.

Quali sono invece i personaggi che hai conosciuto che per te sono stati più importanti?

Ma, guarda, sono state tutte belle e, più o meno, piacevoli esperienze, devo dire che Tinto è stato per me un grande maestro anche nel suo genere e forse sono l’unica o una delle poche a dirlo e che non si lamenta o si pente di quello che ha fatto, perché Brass, che considero prima di tutto un amico, sa fare maestosamente bene il suo lavoro. È molto preciso e pignolo nelle scene e nelle inquadrature. Lo ringrazio molto per le belle esperienze passate insieme. Per quanto riguarda gli attori è ovvio che per me l’incontro con il grande Terence Hill è stato il massimo- il mio idolo da ragazzina, innamorata di quegli occhi che ho sempre sognato e che sono rimasti fulminanti anche adesso. Ricordo quella mattina che andai sul set: mi stavano truccando quando lui arrivò e fu Lui a venire da me a presentarsi… Un vero Signore con la “S” maiuscola! quale attore o attrice di oggi più improbabile  avrebbe fatto la stessa cosa? Mah…

Hai mai provato la sensazione che la tua bellezza è stata messa sopra il tuo talento?

Sì, purtroppo sempre, anche se io mi ritengo una bellezza, se si può dire, normale, come ce ne sono tante. Forse è il fascino quello che conta e dove mi rispecchio di più. Non sento che mi siano state date grandi occasioni per esprimermi a livello artistico.

Qual è il ruolo che hai interpretato che ti è rimasto più impresso?

Indubbiamente il ruolo di Michelle, la protagonista di “Snuff killer”, in cui sono una madre che cerca la propria figlia rapita, una madre che per ritrovarla si cala nei personaggi più ombrosi e squallidi che ci siano. Ho vissuto molto intensamente Michelle, talmente tanto che, specialmente in alcune scene di violenza, mentre giravamo, hanno dovuto calmarmi, perché ero troppo calata nel ruolo- pensa fin dove un attore può arrivare da sentirsi male!

È faticoso essere considerata per le strade non tanto la Carlà che si è, ma la Carlà attrice e personaggio?

No, per niente faticoso e, devo dire la verità: non mi e mai successo. Piuttosto sì, l’etichettatura di tintobrassina quella è rimasta un bel po’, ma, anzi, io sono felicissima quando mi riconoscono o mi guardano, come per dire: “Ma quella l’ho già vista e non ricordo dove e in quale ambiente o situazione”, o vengono timidamente a chiedermi se sono io che ho fatto questo e quest’altro. Ben venga!

curata da Stefano Duranti Poccetti

2 commenti:

  1. Ottima intervista di una donna ed attrice di rara personalità Tony Binarelli

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  2. ho avuto la fortuna di conoscerla solo telefonicamente,devo dire che lei è così come viene presentata in questa intervista...Alberto moreni (ragazza in jeans)

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