19 maggio, 2012

“TO ROME WITH LOVE”, il peggiore film di Woody Allen!



TO ROME WITH LOVE    ITALIA/USA/SPAGNA  2012  111'  COLORE

REGIA : WOODY ALLEN

INTERPRETI :  WOODY ALLEN, ALEC BALDWIN, ROBERTO BENIGNI, PENELOPE CRUZ, JUDY DAVIS, JESSE EISENBERG, GRETA GERWIG, ELLEN PAGE, ALESSANDRA MASTRONARDI, ALESSANDRO TIBERI

Quattro episodi ambientati nella Città Eterna: sotto l'inquietante sguardo di un onnipresente architetto (Baldwin), il menager di una coppia di studenti americani viene sconvolto dall'arrivo di un'eccentrica aspirante attrice (Page), amica di lei; giovani sposini, venuti dal Friuli in cerca di un'opportunità di lavoro, finiscono col tradirsi a vicenda: lui perderà la verginità tra le braccia di una prostituta (Cruz), lei finirà a letto con un topo d'appartamento (Scamarcio) dopo essersi smarrita per le strade di Roma; uno strampalato regista teatrale (Allen) scopre nel futuro consuocero (che gestisce un'impresa di pompe funebri) un talento naturale della lirica, l'unico problema è che costui riesce a cantar bene soltanto sotto la doccia; un tranquillo impiegatuccio (Benigni) diventa famoso all'improvviso, senza capirne le ragioni... non durerà.

Uno dei peggiori film dell'intera carriera di Woody, una cartolina romana futile e vacua (e sì che il titolo del film dovrebbe già mettere in guardia gli sventurati spettatori: d'accordo per l'omaggio alla Roma della dolce vita che fu, ma qui si esagera... gli unici soddisfatti saranno gli operatori turistici, per i quali il film  costituirà un -costosissimo- promo sulle meraviglie della capitale) dove a lasciare sconcertati è soprattutto l'imbarazzante pochezza della sceneggiatura (mai ascoltati dialoghi così fiacchi), solitamente uno dei punti di forza della produzione del regista.
Si comincia subito male, con l'imperdonabile scelta di "VOLARE/NEL BLU DIPINTO DI BLU" come accompagnamento sonoro ai titoli di testa: per carità, nulla in contrario nei confronti della canzone di Modugno, ma per un'Italia reduce dal ventennio berlusconiano e quindi con una reputazione internazionale ai minimi storici (da "stato libero di Bananas", per dirla alla Woody:  vanificati decenni di tentativi di affrancamento dai classici clichés italici), cominciare un film per Roma e su Roma con il brano italiano più stereotipato che ci sia, è veramente un colpo basso che fa torto alla grandezza intellettuale di Allen... se ci si mette anche lui, ad alimentare il "pizza-spago-mandolinismo" imperante, allora siamo proprio fregati... e purtroppo non si tratta dell'unico elemento di conferma agli stereotipi sull'Italia presente nel film: come non notare l'improponibile abbigliamento stile emigranti anni '40 dei due sposini friulani, semplicemente ridicolo; per non parlare poi del personaggio della moglie dell'impresario di pompe funebri, "tipica" (?) donna italica sudista tutta cucina e arretratezza culturale o, tanto per restare in tema musicale, dell'ossessivo refrain fisarmonicistico di "ARRIVEDERCI ROMA" che accompagna l'episodio degli studenti americani... ma siamo davvero così, mr. Allen?


Nessuno dei singoli episodi riesce ad emergere da una generale mediocrità, degna dell'attuale commedia all'italiana, e ho detto tutto: se non conoscessimo il nome del regista, davvero potremmo scambiare questo film per il tipico prodotto italico medio(cre) di questi anni (e non mi riferisco ai "cinepanettoni" né alle "vanzinate", ma alla commedia che vorrebbe considerarsi un po' più autorevole e ambiziosa, alla Ozpetek, tanto per intenderci), ossia il classico filmetto appena passabile del quale non ci ricordiamo più nulla appena usciti dalla sala, dato che scivola via con la stessa rapida nonchalance di una bella cagata (chiedo scusa). Se l'episodio degli sposi novelli è un dichiarato (ancorché pallidissimo) omaggio al Fellini esordiente de "LO SCEICCO BIANCO" ( come dire: Woody chiama...ma Fellini non risponde!), la situazione non migliora con le altre storie: noiosa e già vista la tresca tra lo studentello perbene e l'attricetta pazzoide, una specie di autocitazione alleniana ma in tono minore dall'ottimo "ANYTHING ELSE" del 2003, con la coppia Jason Biggs/ Christina Ricci che dà paga e interessi al duo Eisenberg/Page (veramente impietoso il confronto tra la luciferina ambiguità femminea dell' "Amanda" di Christina e la scialba "Monica" della Page, siamo proprio ad anni luce di distanza!); surreale ma alla lunga debole e ripetitivo (anche se un paio di risate le strappa) l'exploit del tenore "beccamorto", durante il quale nemmeno la presenza di Woody riesce ad accendere un po' la situazione; assolutamente insipido e inconsistente, infine, il quadretto benignesco dall'andamento ellittico (non ci viene spiegato niente, la vicenda parte e si spegne nel mistero), che pure poteva rivelarsi l'episodio più interessante visto il tema di fondo che lo caratterizzava, quantomai attuale e stimolante ( quali meccanismi portano ad eleggere come modello per le masse un individuo senza qualità?), se soltanto Allen avesse puntato di più sulla sostanza invece che sulla presenza del comico toscano.
Già, a proposito: grandissime aspettative erano state riposte nel sodalizio Allen/Benigni, un connubio che sulla carta prometteva meraviglie e che invece si è rivelato un fiasco completo, con un Benigni mai in parte - più spaesato del personaggio che interpreta-, penalizzato da una sceneggiatura che gli ha imposto un' inusuale misura e asciuttezza, lontano dai consueti istrionismi buffoneschi che gli servono per mascherare e compensare le sue evidenti carenze attoriali di fondo...davvero sprecato!
Comincia a mostrare segni di usura pure il consueto fuoco di fila di battute su sesso/politica/morte, e non può certo bastare un frescone nudo che canta "I pagliacci" rinchiuso in una cabina da doccia, nel bel mezzo di un palco teatrale (con tanto di serissimo pubblico all'ascolto), a giustificare la visione di un'opera francamente indifendibile, involuta e regressiva.
Il film viene chiuso dallo stesso personaggio che introduce le storie, un viglie urbano, il quale annuncia solennemente che in futuro racconterà altri aneddoti romani: una promessa o una minaccia?

Parata di pura prassi (produttiva) per vari volti noti del nostro cinema, tra vecchie glorie e giovani rampanti: Giuliano Gemma, Ornella Muti, Lina Sastri, Riccardo Scamarcio, Donatella Finocchiaro, Antonio Albanese (forse il cammeo migliore), Gian Marco Tognazzi...

Francesco Vignaroli

2 commenti:

  1. Vero, occasione sprecata :-( (Gino)

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  2. Quando un artista non si rende conto di non avere più nulla da raccontare ma continua a farlo, male, è la cosa più penosa che ci sia...io credo che purtroppo non si fermerà qui, ci sono ancora molti paes in Europa dove Allen non ha ancora girato...aiuto! siamo fritti...Allen rimane grande nei primi film, come anche Fellini...altro esempio di vena che pur esaurita ha continuato a rivoltarsi nei nellea sua passata e lontana grandezza...facendoci rimpiangeee "Lo sceicco bianco", "La strada", "Le notti di Cabiria"...RIP

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