21 febbraio, 2012

Ferenc Liszt secondo Michele Campanella



Ferenc Liszt


Ferenc Liszt (più spesso conosciuto con il nome Franz Liszt) è stato un grande pianista ungherese. Non solo un pianista,  a dire il vero, ma, soprattutto, un musicista a tutto tondo, compositore, direttore e teorizzatore. Nato nel 1811 e morto nel 1886, è stata una di quelle rare personalità in eterna trasformazione, alla ricerca di un sé nuovo. Un lato questo che, se da una parte gli vale lo scettro di uno dei più grandi musicisti mai esistiti, dall’altro gli procura le ingiurie da quella parte della critica musicale che vuole per forza collocare ciascuno nel suo posto, nella sua scuola, nella sua casa, nel suo “partito”. Ma Liszt non ha avuto una sola casa, non ha avuto una sola musica. Liszt è stato il musicista del mondo, difficilmente collocabile geograficamente  e artisticamente. Se a questo si aggiunge anche la sua vena musicale astratta e trascendente le cose si fanno ancora più complicate e incomprensibili a una mente insensibile alla sua musica.



In occasione della fine del bicentenario della nascita lisztiana, festeggiato nel 2011, ho avuto un dialogo con un grande Maestro, che ha dedicato in larga parte la sua carriera di pianista a Ferenc Liszt. Si tratta di Michele Campanella, una grande gloria del pianismo italiano, che a Liszt ha dedicato anche un libro: “Il mio Liszt”, edito a Bompiani nel 2011.

Ringraziandola di prestarsi a questa intervista, le vorrei chiedere, innanzi tutto: perché secondo lei Ferenc Liszt rimane spesso un musicista incompreso o ritenuto "volgare"? 

Michele Campanella
Perché nell'opera di Liszt convivono volgarità e nobiltà con un grave rischio semantico: la nobiltà si legge facilmente in volgarità. Evidentemente il pianista Liszt riusciva a rendere nobile ciò che la maggioranza degli esecutori delle sue opere traduce in volgare. Secondo me esiste questo  problema intrinseco alla musica di Liszt che può essere risolto dall'interpretazione. La volgarità è anche il risvolto dell'eccesso di complicazione tecnica che  in molti casi appesantisce il pianismo lisztiano: ancora una volta va detto che le difficoltà di esso non erano tali per il compositore: il suo modo di suonare tendeva al risultato musicale  superando di slancio ogni ostacolo digitale. Soltanto così si spiega il sensazionale successo della sua presenza sui palcoscenici europei.

Chi era - è - per lei Liszt?

un grande personaggio, un uomo coraggioso, un gentiluomo, un uomo di un'incredibile generosità e di altissima idealità. Dunque, anche fuori dalle sue composizioni, un uomo da ammirare.
Si ricorda quando nacque in lei l'amore artistico per il musicista ungherese? Perché lo apprezza così tanto?
Nacque quando avevo 14 anni e ascoltavo suonare musiche di Liszt in classe dal Maestro Vincenzo Vitale, eseguite da Laura De Fusco e da Riccardo Muti. Il mio primo pezzo fu Funerailles e poi subito il Mephisto Valzer. L'ingenua sensazione era che quelle musiche fossero  così vicine al mio modo di essere da poterle pensare composte da me: totale immedesimazione, evidentemente.

Come colloca Liszt nel panorama della storia musicale?

Ferenc Liszt al pianoforte
Ora ho una visione del Pantheon musicale molto più ampia e colloco Liszt accanto ai grandi compositori, senza alcuna faziosità fanatica. Osservo i suoi difetti, seleziono in cuor mio le cose splendide dalle cose meno riuscite della sua produzione. Insomma, a parte la mia assoluta simpatia per l'uomo, Liszt è UNO dei compositori che amo eseguire.

Una volta ho sentito dire a Richter  una cosa che mi ha lasciato un po' perplesso: vale a dire che non aveva un pianoforte preferito e che per lui erano tutti uguali - aggiungendo che il Yamaha non è male. Lei ha un pianoforte che preferisce? 

Ho suonato nella mia vita, oltre allo Steinway di Amburgo e di New York, Baldwin, Fazioli, Bechstein, Borgato, Kawai, Stuart, Pleyel, Erard, Boesendorfer, Tallone, Estonia, Petrof, Gotrian-Steinweg. Non sono mai completamente soddisfatto ed è ovvio se si pensa alle caratteristiche del pianoforte. Ora suono in ogni occasione possibile lo Yamaha, perché è lo strumento dove trovo la maggior gamma di colori attraverso una meccanica formidabile. Oltretutto Yamaha progredisce, mentre Steinway regredisce.
Parlo da grande ascoltatore della musica colta e da grande ammiratore di Liszt. Mi ricordo che quando ero quasi un ragazzino ascoltai un cd con musiche di Liszt suonate da Vasary e ne rimasi veramente colpito. Ho continuato poi con l'ascolto di altri grandi interpreti, come Lei e Cziffra. Come ha scritto nel suo libro, Liszt, più che altri musicisti, ha bisogno di un esecutore particolarmente capace e sensibile. Le posso chiedere a riguardo chi secondo lei sono, o sono stati, i migliori pianisti interpreti della musica di Liszt?
Non ho piacere di parlare di pianisti. Noto che, in mezzo ad una massa di esecutori che non riescono a vedere il traguardo cui giungere nella musica di Liszt, vi è un folto gruppo di grandi interpreti che hanno dato un importante contributo, ad incominciare da Ferruccio Busoni. Cziffra è stato un grande ispiratore della mia adolescenza, ma ascoltarlo oggi è deludente. Quel poco che ha fatto S. Richter è straordinario. Il lascito di W. Kempff è importantissimo. Arrau e Brendel hanno preso Liszt sul serio, da musicisti intelligenti quali sono. Bolet è molto interessante ma stupisce quando dice che l'ultimo Liszt non va suonato, perché poco significativo. Il Mephisto Valzer  del vecchio Rubinstein, indimenticabile. E poi altri eccellenti pianisti che non hanno trovato il tempo di indagare a fondo il personaggio e quindi, pur suonando benissimo, non colgono la  sua complessità.   
Crede che il bicentenario del compositore appena terminato sia servito - servirà - alla riscoperta di questo musicista? Si sente soddisfatto di come il bicentenario lisztiano è stato festeggiato?

Liszt è stato festeggiatissimo dai pianisti, pochissimo dai direttori d'orchestra, quasi ignorato dalle grandi istituzioni musicali italiane.

Lei è ideatore delle "Maratone Lisztiane", che cosa s'intende con questo termine?

Intendevo far ascoltare per la prima volta nella storia mondiale tutta l'opera pianistica di Liszt. Arrivati alla terza maratona l'Accademia di Santa Cecilia ha cambiato idea e ha cancellato le quattro maratone che avrebbero dovuto concludere l'impresa. Preferisco non commentare tale decisione.

Ringrazio il Maestro Michele Campanella per questa preziosa intervista e lo lascio con la speranza che il genio di Liszt sarà compreso con maggiore sensibilità nel futuro.


Stefano Duranti Poccetti

1 commento:

  1. Liszt era veramente un grande musicista, secondo il mio modesto parere, uno dei più grandi che siano mai apparsi nella storia della musica ... (Stefano)

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