23 febbraio, 2012

Eugenio Barba e la sua “vita cronica”: la fiducia nella speranza



Un mondo parallelo, una serie di personaggi senza tempo che lo abitano, la musica che li accompagna in tutto il loro viaggio, la guerra che distrugge, la speranza che cerca di combattere contro la finzione della comprensibilità. Tutto questo in uno spazio indefinito - in Danimarca e altri paesi dell’Europa - in cui gli attori dell’Odin Teatret si muovono in modo naturale e spontaneo, anche se di certo non simile alla realtà. Di verosimile, infatti, c’è ben poco, se non le emozioni che gli attori riescono ad esprimere, nonostante la mescolanza di lingue (rumeno, danese, cileno, italiano e inglese) non permetta di comprendere fino in fondo tutti i dialoghi. La storia è quella dei primi mesi dopo una guerra civile, attorno al 2031. Un’epoca futura, di cui quindi non possiamo già conoscere le fattezze. “Molte voci, giorno e notte, con molti mezzi, pretendono di spiegarci i differenti perché della storia che assedia le nostre vite e minaccia di trascinarle nel caos.” Scrive Barba dimostrando l’inclinazione caotica dello spettacolo. Un’esplosione di sensi, di allusioni, un bombardamento di figure che non possono essere vicine alla nostra esperienza, ma che inevitabilmente ci toccano, come se andassero a ripescare emozioni cui non possiamo dare neanche un nome. La prima reazione a seguito dello spettacolo è, infatti, di mutismo: non ci sono parole per descrivere ciò che ci è stato raccontato. Facile affermare che gli attori, con il corpo, la voce e il canto si sono dimostrati ottimi performer, ma non è facile capire perché la biografia di quelle persone sofferenti e tormentate ha innescato una viva partecipazione in noi. Forse quello che capisce uno spettatore è tutt’altro di quello che, invece, interpreta un altro, ma non c’è risposta giusta e sbagliata agli interrogativi che i protagonisti di “La vita cronica” si pongono. Una rifugiata cecena che piange il marito morto, una madonna nera vestita di strani drappi che delirante taglia l’aria con una spada, una casalinga rumena intenta a mangiare e pulire in continuazione che prova più volte a suicidarsi, un avvocato danese, un vecchio rocker delle isole Faroe, un ragazzo sudamericano che cerca suo padre scomparso, la vedova di un combattente basco, una violinista di strada, due mercenari. Questi sono i protagonisti dello spettacolo di Eugenio Barba.

Sara Bonci

2 commenti:

  1. ‎"La prima reazione a seguito dello spettacolo è, infatti, di mutismo"
    Sì, in effetti è successo anche a me quando l'ho visto. Tanto che mi sono stupito di come alcune persone tra il pubblico fossero già in grado di formulare opinioni critiche all'istante dopo averlo appena visto, senza rimuginarci su.(Max)

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    1. Mi hanno stupito anche gli applausi. Ero lì immobile ed esterefatta e mi sembrava così superfluo e fuori luogo quel convenzionale battere di mani. Sara

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