07 marzo, 2016

Uno strabiliante circo firmato Larible - Aiello. Intervista di Laura Cavallaro


Da adulti sono molte le cose che si dimenticano, rapiti come si è dalla frenesia della vita quotidiana. Sembra che la prima cosa che perdiamo sia la spensieratezza, tipica dell’infanzia, ma anche la capacità di fantasticare e di guardare il mondo con occhi vispi e curiosi. Eppure talvolta basta poco per ritrovare la levitàdella fanciullezza. Ci si sente così, catapultati dentro un meraviglioso sogno, assistendo allo spettacolo Il circo di Adriano Aiello per la regia di David Larible.
Definitodal New York Times “il clown più bravo al mondo” David Larible, veronese classe 1957, appartiene a una famiglia di tradizione circense da sette generazioni.Fin dalla più tenera età si esibisce nelle discipline più svariate per ottenere una formazione completa.
Le sue innegabili doti ne fanno un performer d’alto livello, tanto che nel 1988 vince il Clown d'Argento al Festival di Montecarlo e undici anni più tardi ottiene anche l’oro. Pur non essendo russo, diventa l'attrazione principale del famoso Circo Di Stato di Mosca,conseguendo un successo incredibile.Alla base dello spettacolo Il circo c’è una storia semplice, fatta di musica e colori, che proietta lo spettatore  in una dimensione fantastica. Lo stesso accade al protagonista senza nome (Adriano Aiello) che in seguito ad un incidente in soffitta si troverà a incontrare una serie di personaggi: il serioso direttore di un circo (Salvo Giorgio), un aiutante(Bruno Morello), una soubrette (Liliana Lo Furno)e la donna-cannone(Evelina Fidone), riuscendo a coinvolgerli in battute e giochi rocamboleschi con lo sguardo puro di un bimbo che si affaccia per la prima volta al mondo. Quando il ragazzo si riprenderà dalla botta in testa,il riso lascerà il posto a un momento di grande commozione. Un bel gruppodi attori, tuttibravi, che sul palcoscenico del Piccolo Teatro di Catania darà luogo domenica 13 marzo 2016 a una serie disketch e gag esilaranti per la felicità di grandi e piccini.

Una chiacchierata con il protagonista:
Adriano Aiello, autore e protagonista dello spettacolo “Il Circo”, come si è  avvicinato al mondo dei clown?

Ho iniziato la mia carriera come  attore tradizionale, finché un  giorno venni a sapere che David Larible avrebbe tenuto un workshop a Barcellona.Il mio cuore era pieno di felicità, non vedevo l’ora d’iniziare questa nuova avventura nella città spagnola. In verità, si trattata di Barcellona Pozzo di Gotto ma quell’incontro è stato per me una vera rivelazione. Io e Davidsiamo entrati subito in empatia; io ho intrapreso un percorso legato al mondo dei clown e lui mi ha regalato due regie: la prima per lo spettacolo “Ridi, pagliaccio”, che racconta la giornata di un clown da quando si sveglia fino a quando va a dormire e la seconda con“Il Circo”.

Dove possiamo rintracciare le origini del pagliaccio?

Il clown nasce dal pazzo buono del paese, è figlio diretto della Commedia dell’Arte alla quale rimanda per l’uso stereotipato del personaggio e della mimica. Solo in tempi relativamente recenti si è introdotta la distinzione tra due figure principali: da una parte il clown biancoche indossa un costume elegante eun cappello a punta, si tratta di un personaggiopreciso e serio distante dall’augusto,che invece è il clown pasticcione, l’incapace, con abiti larghi e scarpacce. Negli anni Dieci del Novecento saràil duo Footit & Chocolat a definireal meglio il rapporto conflittuale tra il clown bianco e l’augusto sottolineandol’elemento di contrapposizione sotto vari punti di vista: fisico( magro-grasso), psicologico (astuto-ingenuo), morale (onesto-canaglia) e sociale(ricco-povero). David è un classico augusto, ha preso le storiche clownerie e le ha elaborate a suo modo mantenendo una costante, la semplicità. Io parto dal presupposto che l’arte teatrale non possa prescindere dal pubblico, ecco perché preferisco mantenere l’elementarità nelle scenette comiche e nel racconto, il nostro scopo è quello di arrivare a tutti.

E’ raro vedere spettacoli del genere in Italia.

Sebbene il nostro Paese abbia dato i natali al più grande pagliaccio del mondo, stranamentenon ha una grande tradizione in quest’ambito, mentre in Spagna e in Francia quest’arte è molto diffusa. I pochi clown che troviamo in Italia sono comunque di qualità, sebbene non ci sia molta diffusione.

Ci sveli l’ingrediente che non può mancare in uno spettacolo?

Il segreto per mettere in scena uno spettacolo di successo è divertire il pubblico, quando tocchi il cuore, tutti ridono alla stessa maniera, sia gli adulti che i bambini. Io credo però che sia fondamentale per un attore divertirsi anche con il proprio gruppo di lavoro. Salvo e Bruno lavorano con me ormai da dieci anni, quindi la nostra è una squadragià collaudata che ha accolto magnificamente le due new entry Liliana ed Evelina.

Dopo un’ora e mezza di risate e gioco a un certo punto scuoti  la platea con un finale inusuale.

Inizialmente quello che poi è diventato il finaleera un pezzo nodale dello spettacolo, solo in seguito ho deciso di usarlo a chiusura della pièce, naturalmente con il benestare di David.Metto in scena il doppio: il clown bianco e l’augusto, una scelta poco convenzionale ma che ha coinvolto in una maniera inaspettata il pubblico. Il clown di solito non usa la maschera, io ne ho fatto uso per esigenze di scena e chiaramente per una questione di praticità. La maschera ha la funzione di far risaltare la mimica del corpo, ogni gesto in questo modo viene amplificato.Ho pensato questa conclusione come il protagonista che si sveglia dal sogno che aveva vissuto e inizia a vivere quello che era nel sogno stesso. Trova nella soffitta un abito da clown che indossa e inizia a vivere le due facce del mondo: la tristezza e la gioia. Un modo per far vedere a ciascuno ogni lato della sua vita.


Laura Cavallaro

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