06 marzo, 2016

“IL CASO SPOTLIGHT”: UN OSCAR CORAGGIOSO E GIUSTO. Di Francesco Vignaroli


Cinema Signorelli, Cortona. Venerdì 4 marzo 2016

A un anno esatto dal trionfo di Birdman, opera del regista Alejandro Gonzales Inarritu (premiato anche in questa edizione 2016 con l’Oscar alla miglior regia per Revenant – Redivivo), Michael Keaton si ritrova nuovamente protagonista del miglior film dell’anno secondo la giuria degli Academy Awards, pur non aggiudicandosi neanche questa volta la statuetta come miglior attore protagonista (anche se in questo film, a voler essere precisi, non esiste un protagonista vero e proprio…). Ma Keaton può comunque consolarsi, visto che Il caso Spotlight si è meritatamente conquistato il riconoscimento più importante: ogni tanto agli Oscar succede anche questo (vedi anche lo stesso Birdman)… Considerando il tema scottante del film, e considerando anche l’abituale tendenza politically correct della giuria, non è esagerato definire questa scelta di Hollywood come sorprendente e coraggiosa.

Basato su fatti –purtroppo- realmente accaduti, il film racconta l’inchiesta condotta nel 2001 dal “Team Spotlight” -un manipolo di tenaci e valenti giornalisti del Boston Globe specializzati in casi “spinosi”- sugli abusi sessuali ai danni di minori perpetrati da preti cattolici pedofili negli Stati Uniti. Nonostante le intimidazioni, i depistaggi e i ripetuti tentativi, da parte della Chiesa, di insabbiare tutto, e nonostante il contemporaneo disastro dell’11 settembre, i Nostri, incalzati dal nuovo direttore del Globe, alla fine riescono ad aprire il vaso di Pandora, provocando un terremoto che travolge la Chiesa cattolica americana e arriva fino al Vaticano…




Il cinema d’impegno sociale e denuncia nella sua forma migliore, ma anche un atto di ringraziamento sincero nei confronti del giornalismo d’inchiesta vero, quello che si pone come sentinella a guardia della moralità di un Paese e delle sue istituzioni (fra queste la Chiesa, almeno in alcuni Stati). Il caso Spotlight è la ricostruzione lucida, diretta ed essenziale, senza distrazioni né concessioni allo spettacolo, di uno tra i più grossi scandali a stelle e strisce -ma allargatosi poi in tutto il mondo- degli ultimi anni, un film che, quanto a chiarezza ed efficacia, rivaleggia con il capolavoro di Alan J. Pakula Tutti gli uomini del presidente (1976: uno dei tanti premi Oscar mancati, battuto sul filo di lana dal pur meritevole Rocky), dedicato a un’altra celebre storiaccia americana (lo scandalo Watergate), forse l’esempio più illustre del cinema “applicato” all’inchiesta giornalistica.
Ottima prova corale degli attori, tutti visibilmente coinvolti dalla vicenda, ma merita un elogio anche la colonna sonora di Howard Shore.
Al regista Tom Mc Carthy, sfuggito l’Oscar per la migliore regia, è andata comunque una statuetta: quella per la miglior sceneggiatura originale, scritta con Josh Singer.

Francesco Vignaroli

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