07 marzo, 2016

DAL 1892 E’ SEMPRE SCHIACCIANOCI. Di Luca Treccia


In occasione delle repliche de Lo Schiaccianoci, fino al 13 marzo al Teatro Alla Scala, vogliamo ripercorrere la storia di uno dei balletti più amati di sempre.
Balletto con musiche di Pëtr Il'ič Čajkovskij, su indicazioni del coreografo Marius Petipa e, successivamente di Lev Ivanov, viene commissionato dal direttore dei Teatri Imperiali Russi, Ivan Aleksandrovič Vsevoložskij dal racconto Schiaccianoci ed il Re dei Topi di Hoffmann (1816). Čajkovskij compone la musica tra il 1891 e il 1892: la prima rappresentazione ha luogo il 18 dicembre 1892 a San Pietroburgo, Teatro Mariinskij, diretta dall’italiano Riccardo Drigo e con la coreografia di Lev Ivanov. L’opera non ha per niente successo. Antonietta Dell'Era, milanese allieva di Carlo Blasis, è la Fata Confetto, personaggio poi soppresso, affiancata da Pavel Gerdt ed Olga Preobrajenska; il ruolo di Clara è interpretato da una bambina della scuola di ballo del Teatro Mariinskij. Petipa si limitò ad ideare la coreografia che poi passò ad Ivanov, a quanto pare, per motivi di salute.
Dopo la prima esecuzione di Ivanov ne seguono diverse: una rivista da Gorskij nel 1917, ed una da Lopukhov nel 1929. Esce per la prima volta dalla Russia nel 1934 quando, mentre al Teatro Mariinskij va in scena la versione di Vasilij Vajnonen dove ruolo di Clara (o Maria, o Masha nelle versioni russe) coincide per la prima volta con quello della Fata Confetto, al Sadler's Wells di Londra la Vic-Wells Ballet Company riprende la coreografia di Ivanov, con la grande Alicia Markova nel ruolo della Fata. Un successo clamoroso, ripreso poi nel 1937 con Margot Fonteyn e Robert Helpmann.
I Ballets Russes de Monte Carlo portano in scena Schiaccianoci nel 1936 nella versione di Boris Romanov; in Scala lo si vede per la prima volta nel 1938, coreografia di Margareta Petrovna Froman, con Nives Poli protagonista.
Ancora, nel 1951, Frederick Ahton mette in scena la sua coreografia per il Sadler Wells Theatre Ballet, con Svetlana Bersova e David Blair. Nel 1957 David Lichine firma la sua versione per il London’s Festival Ballet.
La prima versione americana è di George Balanchine per il New York City Ballet, 1954, con sua moglie Maria Tallchief e Nicholas Magallanes; Balanchine decide di dividere il balletto in due parti, seguendo la trama originale: la realtà e il sogno. Non si deve dimenticare che Balanchine, georgiano, aveva danzato la coreografia originale di Lev Ivanov prima di trasferirsi negli Stati Uniti,
John Cranko firma la sua versione per lo Stuttgart Ballet nel 1966, apportando numerose varianti: non più Clara ma Lena, non c’è lo Schiaccianoci ma il soldato Kondrad, non c’è Drosselmeyer  ma la Fata Fitzliputz: versione dubbia.
In Scala, dopo il debutto del 1938,bisogna aspettare il 1956 per vedere di nuovo il balletto, coreografia di Alfred Rodriguez, con Margot Fonteyn e Michael Somes. Nel 1969 si vede per la prima volta la versione di Rudolf Nureyev, che è tutt’ora la più rappresentata in Scala, dove Drosselmeyer e lo Schiaccianoci sono impersonati dallo stesso danzatore, spesso lo stesso Nureyev: con lui, Liliana Cosi e Vera Colombo. Nel 1970 arriva il Balletto del Bolshoij con la versione di Jurij Grigorovic da Marius Petipa, con Natalia Bessmertnova e Ekaterina Maximova. Solo nel 2000 arriva una nuova versione, quelle di Ronald Hynd, che però non ebbe grande successo, nonostante Roberto Bolle. La coreografia di Nacho Duato approda in Scala nel 2014, con Maria Eichwald e Roberto Bolle, come quella al momento in scena, ed è senza dubbio frutto della modernità del coreografo spagnolo.

Luca Treccia


Fino al 13 marzo
Biglietti da EUR 11,00 a EUR 150,00
Teatro alla Scala
Piazza della Scala, Milano

www.teatroallascala.org

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