25 gennaio, 2016

“IL PICCOLO PRINCIPE”, OVVERO: ALLA SCOPERTA DELL’INFANZIA PERDUTA. Di Francesco Vignaroli


Cortona, Cinema Teatro Signorelli. Sabato 16 gennaio 2016

“L’ESSENZIALE E’ INVISIBILE AGLI OCCHI” (Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe)

“HAVE YOU SEEN MY CHILDHOOD?” (dalla canzone Childhood di Michael Jackson)

Nell’odierna società dell’efficienza e dei numeri, dove la competizione è feroce, se si vuol avere successo nella vita occorre programmare quest’ultima fin dall’inizio. Ed è proprio il caso della nostra piccola protagonista, una bambina qualunque che, incalzata da una madre ambiziosa e perennemente indaffarata nel lavoro, vuole (deve) entrare alla prestigiosa Werth Academy. Fallito il colloquio di selezione, bisognerà puntare tutto sulla prova d’appello. A tale scopo la mamma le predispone una minuziosa tabella di marcia in cui c’è scritto tutto ciò che dovrà fare durante l’estate, minuto per minuto, ora per ora, giorno per giorno: quando e cosa mangiare, quando e cosa studiare, ecc… Insomma: anche così si nega l’infanzia! Sennonché, dopo il trasloco in un’abitazione più consona alle aspirazioni di mamma e figlia (un’anonima villetta moderna, proprio uguale a tutte le altre di un altrettanto anonimo quartiere), la piccola si imbatte nel nuovo vicino di casa (una casa strana, diversa dalle altre), un buffo e stralunato vecchietto che cerca di far volare un aereo nel proprio giardino e che ha una storia interessante, la sua storia, da raccontarle: l’incontro col Piccolo Principe.
Tra la bimba e l’anziano ex-aviatore nasce così una forte amicizia, grazie alla quale la piccola riscoprirà i tesori dell’infanzia (la fantasia, l’immaginazione, il sogno…) e riuscirà a incontrare davvero il Piccolo Principe, divenuto ormai un giovane uomo triste e insicuro perché ha dimenticato di essere stato un bambino…
“SEI ANNI FA EBBI UN INCIDENTE COL MIO AEROPLANO NEL DESERTO DEL SAHARA…”





Chi ha detto che ragione e sentimento, responsabilità e leggerezza, dovere e piacere, concretezza e fantasia non possano coesistere pacificamente all’interno della stessa persona? Chi ha detto che, per diventare adulti seri, responsabili, realizzati, ecc… si debba per forza rinunciare a tutto ciò che riguarda l’infanzia?
Credo che tutti, almeno una volta nella vita, dovrebbero leggere Il Piccolo Principe, il racconto-capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944), grande aviatore e -soprattutto- umanista francese, scomparso misteriosamente durante un volo il 31 luglio 1944. Meglio ancora sarebbe leggere il libro due volte: la prima da bambini, la seconda da adulti. Il Piccolo Principe, infatti, è un racconto autobiografico (riallacciandomi al breve estratto riportato poco sopra, per esempio, cito la circostanza che, nel 1935, da pilota di professione, Saint-Exupéry ha realmente avuto un incidente aereo nel Sahara) universale, capace cioè di “parlare” a grandi e piccini di tutto il mondo in virtù della sua profondità e magia, ma l’età in cui “si fa la sua conoscenza” è decisiva nel determinare i “sapori” che si riusciranno a sentire nel libro. Fascino fiabesco, dolcezza e commozione dovrebbero essere i sentimenti prevalenti nei bambini; sempre riguardo a questi ultimi, aggiungo che Il Piccolo Principe può essere considerato un testo propedeutico per l’avviamento alla lettura (un inizio ideale!). Diverso, ovviamente, il discorso per gli adulti, che con questo libro potrebbero provare tenerezza, nostalgia e, soprattutto, ricavare un monito: a non rinnegare, a non soffocare e a non dimenticare il bambino che è in ognuno di loro. Per quanto riguarda il resto, cioè le sensazioni che il libro suscita nei piccoli, il provarle o meno da adulti dipenderà da quanto c’è rimasto in noi (mi ci metto anch’io…) del nostro “io bambino”… Rileggere Il Piccolo principe più avanti, cioè in un’altra stagione della vita, può quindi rappresentare un’esperienza del tutto nuova rispetto a quella fatta da piccoli durante il primo incontro. A pensarci bene, poi, l’accorato appello di fondo a non estromettere l’infanzia dalla vita adulta rende Il Piccolo Principe, alla fine, un libro quasi più adatto ai grandi che ai bambini…
Lo stesso discorso vale per il film che, con delicatezza e poesia, ci restituisce in pieno lo spirito del libro di Saint-Exupéry, prendendosi solo la licenza di trasportarlo in un’immaginaria (mica tanto, però!) realtà moderna che vorrebbe imporre ai bambini una crescita sempre più anticipata, dalla quale bandire fantasia, immaginazione e dimensione ludica nel nome di un’idea di progresso che perde di vista quell’ “essenziale” che solo il cuore può vedere.


Francesco Vignaroli

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