29 ottobre, 2014

La consulenza filosofica: una prospettiva contro le inquietudini del nostro quotidiano. Di Giuseppe Sanfilippo


Gerd B. Achenbach
La consulenza filosofica è l’attività professionale alternativa alle psicoterapie, la cui invenzione è riconosciuta al filosofo tedesco Gerd B. Achenbach. Una nuova professione, ma che tanto nuova in realtà non lo è; difatti le sue origini le troviamo nel mondo antico (soprattutto quello greco), là dove la filosofia era fondamentale per l’essere umano o meglio per i singoli esseri umani, che, come al giorno di oggi, potevamo cadere in depressioni o altri disagi; di conseguenza non dobbiamo credere che questi sintomi non esistessero prima della nascita delle psicoterapie come a sua volta non dobbiamo credere che non esistessero quei concetti o aspetti che le psicoterapie chiamano “disturbi” - semmai venivano concepiti e chiamati con nomi diversi, ma esistevano ed era il filosofo ad occuparsene. Ogni singolo filosofo elaborava le sue dottrine e i suoi metodi terapeutici (L’arte della levatrice di Socrate è un esempio) che spesso si basavano sul dialogo - ricordiamo Socrate, che girava per Atene facendo consulenza. Vi erano comunque filosofi che applicavano la medesima attività in appositi spazi, è il caso del filosofo sofista Antifonte (di cui non abbiamo fonti precise), che a quanto sembra aveva aperto uno studio di consulenza e non solo, forse egli elaborava anche delle tecniche e dei metodi per aiutare l’individuo.
Pensandola come attività nuova e alternativa alle psicologie e psicoterapie possiamo sostenere che, con la consulenza filosofica, la filosofia si riappropria della sua identità originaria, ovvero quella di essere al servizio dell’uomo. Ma come funziona questa attività? 
In semplici parole, la persona che si rivolge alla consulenza filosofica è una persona che ha difficoltà ad affrontare i suoi problemi, che possono essere benissimo affrontati attraverso il dialogo tra filosofo e cliente: in una sorta d’agevolatore maieutico, di elemento stimolatore di processi decisionali e chiarificatori. Essa così faciliterà una valorizzazione maggiore delle risorse personali del cliente ed una maggiore possibilità d’espressione, superando così quelle ambiguità che lo vede protagonista d’ansie, preoccupazioni, paure e mancanza di riconoscimento di sé; qui dove l’uomo si ferma al suo status e non fa nulla per il suo ego, o meglio si blocca dal fare qualcosa per questo. La consulenza filosofica non è né psicologia e né psicoterapia o consulenza spirituale. Essa opera quindi in un ambiente di lieve immobilismo umano, in cui non è patologico aver paura, porsi domande, sottoporre a verifica le proprie idee, prendere in esame la propria visione del mondo per vedere quanto c’è d’angusto, di coatto, di inidoneo per affrontare i cambiamenti della propria vita e i mutamenti così rapidi e imprevisti del mondo che mettono inquietudini e ansie, disagio e sofferenze. Qui possiamo trovare risposte attraverso la filosofia, nata in Grecia non come conoscenza, ma come pratica di vita e di aiuto all’uomo. In tale quadro ritengo importante la consulenza filosofica, perché a mio giudizio oggi sempre di più l’uomo non riesce a riflettere e a vedere le cose sotto un’altra luce. Egli ha bisogno di palare, di raccontarsi, tirar fuori quello che tiene dentro di sé, con qualcuno che non sia un guaritore, ma una guida per trovare delle soluzioni. Quando sostengo che l’uomo “ha bisogno di tirare fuori” intendo che egli possiede dentro di sé le soluzioni alle sue problematiche, che devono essere risolte e questo si può fare solamente dialogando con una persona che non sia la persona che ha le soluzioni in mano, bensì che aiuti l’uomo a trovarli da sé, fondando così la propria realizzazione di sé, trovando soddisfazione, divenendo un essere capace d’interagire meglio al di fuori della consulenza, di fronte a quei contesti che chiama “problemi.” Gli stessi che sono solamente delle espressioni che il singolo genera, attraverso delle immagini nebulose della sua realtà, ma che in verità non esistono, non sono che concetti idealizzati a causa delle situazioni, esperienze vissute. Lì dove l’uomo vive un proprio blocco filosofico. Non riesce a reagire e affrontare la sua condizione ed ha paura e timore per un domani.
Questo aspetto fa parte, come sappiamo, del nostro quotidiano; di conseguenza l’uomo ha bisogno di un aiuto per aprirsi alla sua capacità riflessiva che oggi è ferma; in tale processo, come ben si può comprendere per far ciò, c’è da prendere in considerazione l’arte della levatrice di Socrate, che consisteva appunto nel “tirar fuori le cose”, tirar fuori le soluzioni ai problemi, qui dove l’uomo deve ritrovare la sua valorizzazione la propria dignità. È in questo ambiente che la consulenza filosofica insegna che ognuno di noi è un essere speciale e unico, autentico, e non c’è chi è superiore e chi inferiore. Ogni singolo individuo ha da donare e ricevere; non c’è nessuno che ha e che non ha, in nessuna condizione. Anche la persona depressa ha qualcosa da donare al mondo e ai suoi simili. Non esistono malati, bensì solamente individui. Siamo individui che ci dobbiamo aiutare in modo paritario, svolgendo un’attività di aiuto, proprio come la consulenza filosofica, che aiuta l’individuo attraverso il dialogo, unico strumento e tecnica di questa professione, dove il filosofo consulente aiuta i consultanti a scoprire i diversi significati che sono contenuti nei loro modi di vita e dentro di loro. Il filosofo non offre teorie, ma piuttosto pratiche e strumenti per analisi concettuali, individuazioni d’assunti nascosti, descrizioni, distinzioni, indicazioni di rapporti. Tali strumenti possono aiutare i clienti ad esaminare le realtà criticamente e a rivederle sotto diverse prospettive, ottenendo una chiarificazione della nostra visione del mondo, responsabile del nostro modo di pensare, agire, gioire e soffrire. Qui, a mio giudizio, l’uomo oggi esige e vuole un’autonomia per risolvere le sue situazioni, e quindi avere una guida a costruire quello che l’uomo non trova più in sé: la sua genialità e creatività: aspetti che fanno recuperare la dignità dell’individuo, ovvero quel valore intrinseco e inestimabile di ogni essere umano. In questo contesto è da evidenziare che la consulenza filosofica opera aiutando l’individuo senza che la sua condizione venga  catalogata in un disturbo. Si tratta di un filosofare critico, continuamente disposto al dialogo e alla messa in discussione e che quindi stimola il pensiero… il filosofare non è nient’altro che un filosofare. Alla consulenza filosofica interessa la visione che l’individuo ha sulla propria situazione e non l’aspetto psicologico dell’individuo.
Possiamo dunque raffigurare un processo di educazione verso la ripresa della propria facoltà di filosofare, qui dove il singolo arriverà al raggiungimento del senso delle cose e a percorrere un cammino in cui di fronte a ogni vissuto egli sarà un essere mentalmente illuminato e quindi affronterà le cose con più calma, saggezza e con forza vitale. Riuscirà a ricercare di fronte alle cose negative gli aspetti giusti. Insomma, l’uomo nella consulenza filosofica acquista la facoltà di aver cura di sé, attraverso il dialogo, che raffigura un processo educativo; lo stesso che si sviluppa automaticamente durante una semplice chiacchierata stimolante il pensiero.
Uno degli obiettivi importanti che a mio avviso deve porsi una consulenza filosofica è quella di rafforzare il singolo nella propria facoltà di amare e vedere la bellezza delle cose. Solo così l’uomo starà meglio e riuscirà ad interagire altrettanto meglio, trovando un proprio benessere.
Raggiungere tale livello è fondamentale, anche se non aiuta a dimenticare completamente quello che si è passato, bensì porta il singolo a fare di quel passato un’opera d’arte: un aspetto di vita che gli ha donato qualcosa di bello da vivere e godere; lo stesso sviluppa la formazione della propria personalità e del proprio Io, permettendogli di riacquistare la propria dignità. Il tutto in un criterio in cui è trattata la situazione, l’evento del singolo individuo.

Giuseppe Sanfilippo


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