10 agosto, 2014

Il lato marcio nascosto della psicologia e psicoterapia. Le vere ragioni che hanno fatto nascere la psicologia: filosofia di atti ossessivi - compulsivi etici – morali, manipolatori. Di Giuseppe Sanfilippo


Giorgione, I tre filosofi
La psicologia e psicologia sono due materie molto diffuse di cui non conosciamo (compreso gli psicologi e psicoterapeutici) il lato negativo ben nascosto relativo alla propria nascita e diffusione. Un’osservazione attenta compita su di loro ha rivelato una realtà sorprendente, ossia che esse sono il frutto di atti ossessivi – compulsivi che hanno diffuso valori etici morali e manipolatori. Ma di cosa si tratta e da dove derivano?
I medesimi atti compiuti in particolare dai psicologi – psicoterapeutici, derivano proprio da valori  etici morali manipolatori che vengono costituiti dal percorso formativo che dipendono da chi ha contribuito a fondare la psicologia, a iniziare dai filosofi precedenti o contemporanei alla sua nascita; si tratta di soggetti di personalità che hanno vissuto un’esperienza triste che in apparenza sembra superata, in cui vi è una connessione con i valori etici morali insegnati, che generano il sentimento della diversità in senso di sentimento negativo: dottore – paziente = guaritore e malato; in altre parole, allo psicologo e psicoterapeuta viene insegnato che la persona che ha di fronte è un altro, ossia uno che è disturbato, diffondendo così il concetto di “malato” anche nel contesto sociale. Un grande errore, ma non da parte di umani sani di mente per dirla in termini della psicologia; la nscita di questi sintomi ossessivi – compulsivi di valori etici morali e manipolatori è influenzato dal vissuto di singoli uomini, che generano una propria visione e riflessione sulla vita e sulle cose; la psicologia è stata proprio generata dal frutto di malanno, di frustrazione, rabbia e chiusura, ossia: un’ossessione compulsava degli individui che hanno avviato il passo alla scienza della psicologia. Tale ossessione è causa del vissuto personale, che il singolo innesca in un formato inconsapevole, là dove il proprio vissuto, per pura fobia, è diffuso al mondo, capovolto e orientato sugli altri; così attraverso il pensiero di formule o azioni l’individuo attiva tali ossessioni in cui il soggetto evita la consapevolezza del suo stato in modo diplomatico senza farsi notare, in un passaggio in cui il singolo trova sistemi per controllarle ed avere la certezza di non doverle mai affrontare,  riuscendoci fino a quando qualcuno gli ricorda quel momento di angoscia; da evidenziare che comunque intanto la persona sofferente di tali ossessioni ha vissuto e vive la vita, cercando delle figure materne e paterne - come ad esempio un proprio professore - con cui collabora nella propria carriera. Tale fattore non è nulla di preoccupante, l’unica connessione negativa è il dato di fatto che l’individuo raffredda i sentimenti, la propria capacità di amare e di condurre i propri simili a creare delle esperienze emozionali strategiche correttive per l’uomo, perché, oltre a raffreddare i sentimenti, provoca la non capacità di riflettere. Tutto questo è la causa per cui oggi non abbiamo più relazioni interpersonali vere e proprie e il perché siamo sempre più ansiosi, liquidi, e pieni di insoddisfazioni e di smarrimento.
In questo stato di cose l’individuo vive l’esistenza normalmente e tranquillamente in apparenza con un disagio nascosto.
 La stessa cosa non è stata affrontata per ragioni altrettanto etiche-morali, poiché entra in gioco quell’aspetto in cui l’uomo stabilisce delle regole morali come quelle in cui sostiene che “non va bene mostrarsi debole nel proprio dolore” ; si teme poi il giudizio degli altri, tra l’altro è da evidenziare che non sempre si riesce a dire quello che si tiene nel cuore e non sempre si trovano persone disposte ad ascoltarci seriamente senza giudicarci; alcune emozioni del proprio vissuto così si tengono dentro e scatenano gli effetti che influenzano l’uomo nel suo agire. A tale proposito c’è stato un caso specifico avvenuto tra un paziente e un psicoterapeutica afflitto proprio da tale sofferenza. Non posso raccontare in modo dettagliato la storia di entrambi, in ogni modo questo psicoterapeutica si è trovato di fronte a una persona che ha vissuto degli eventi, che gli hanno ricordato una propria angoscia, che aveva chiuso in una parte del cuore, dimenticandola (se vogliamo dolore inconscio). Questo ricordo gli ha dato molto fastidio e gli ha scatenato la voglia di tirare fuori la sua rabbia verso una persona che nonostante tutto ha una forza vitale per affrontare la sua vita. Lo psicologo ha paura, si sente minacciato da qualcuno, perché attraverso questo potrebbe scoprirsi un fallito per una mancanza di riconoscimento di sé - oppure si sente già tale.  Di conseguenza, lo psicoterapeuta di fronte a questa persona segue il suo metodo terapeutico però assumendo un comportamento folle, ossia usa dei toni aggressivi verso la persona, su cui doveva per giusta regola attivare passi piccoli con delicatezza, rispetto e sensibilità. Allo stesso tempo, doveva attivare lo strumento dell’empatia, ossia quella capacità che ci permette di comprendere quello che prova l’altro di fronte a noi. Non lo fa e non ascolta la persona che ha di fronte, è disinteressato a tutto, si muove con la sedia, addirittura un giorno si lega al filo del carica batteria del suo telefonino (segnale di qualcosa di cui si è legati) e intanto nella sua mente ha formulato un presunto malanno della persona che ha di fronte, senza analizzare e approfondire la situazione, finché ad un certo punto inizia a dire esplicitamente alla persona che è un semplice ammalato e tante altre cose. Per fortuna il paziente ha la grande capacità di reagire, abbandonando la psicoterapia e il dottore, che il giorno dopo farà un tentativo di recuperare la persona, invitandola ad riprendere la terapia, non sarà ascoltato. Lo psicologo in questione ha usato proprio un atteggiamento ossessivo; in tale ambiente è chiaro che vi è uno psicologo disturbato da qualcosa, è una realtà, anche perché col il tempo il paziente scopre una parte triste del passato del dottore, di cui tra l’altro durante l’aggressione frustante accenna. Ora qui parlo di un caso anonimo e singolo, in un contesto in cui si tempo fa si è chiesto al dottor Giorgio Nardone se una frustazione può condurre a un atto aggressivo, la risposta non è tardata ed è stata un sì. Ma lasciamo da parte tale caso e riprendiamo il nostro discorso in cui è da rivelare che la psicologia e psicoterapia sono stati generati dal frutto di un malanno di singoli individui che hanno contribuito alla loro nascita, fondando principi di base della medesima scienza. La psicologia (se osserviamo il contesto storico) fa parte della costituzione della deviazione del proprio dolore dell’uomo, che vive la vita mascherando quello che vive nell’animo. Forma valori etici e principi che diffonde in modo anche manipolatore. Il vissuto influenza molto se stessi, la propria visione, la propria etica, influenzando anche quella degli altri, determinando una situazione in cui si crea una visione chiusa, fissa, per niente dinamica ; si forma una filosofia chiusa in cui l’uomo fissa la sua visione, si mostra disinteressato alla ricerca di altre realtà, si lega a una corda come ad esempio lo psicologo si legava al filo del caricabatteria del proprio cellulare. Purtroppo tutto questo è causa di mancanza di dialogo, di cui ogni singolo uomo ha bisogno. In questo contesto è da sottolineare che la psicologia  – per quanto personalmente io ne prenda le distanze - deriva dalla filosofia e che non è qualcosa di diverso a questa, ma è una filosofia denominata psicologia; la differenza con la vera filosofia madre superiore delle scienze sta nel fatto che la psicologia è una saggezza chiusa a se stessa e generata proprio dal frutto un’ossessione compulsiva da parte di chi ha contribuito a essa, fondendo così valori etici morali manipolatori, che vengono iniettati in  modo speciale alle persone che studiano per divenire psicoterapeutici; valori che ci portiamo dietro da generazioni a generazioni.
Quanto detto in questo articolo è molto particolare e può mettere inquietudine, ma non bisogna avere paura, poiché anche se c’è molto lavoro ancora da fare la filosofia sta tornando alla vera saggezza, quella che non genera strumenti o metodi tipici di visione fisse e ossessive. La filosofia sta tornando alla riflessione e quindi sta uscendo dalla propria chiusura; ma è chiaro che bisogna fare attenzione al passato per evitare errori: mutare i valori non è facile. Ma ciò sarà difficile che accada se riprendiamo i filosofi dell’antica Grecia e ritrattiamo la loro riflessione, meriti e demeriti con la critica, se avviamo una profonda ricerca tra ieri e oggi; la via è lunga ma la strada è molto aperta e i passi sono partiti già molto in anticipo grazie a Gerd B. Achenbach, che ha ripreso la filosofia riportandola alla sua vera natura, quella di occuparsi degli individui.


Giuseppe Sanfilippo

17 commenti:

  1. Sei terribile non ti fermi a nulla: hai deciso di fare la rivoluzione o la guerra?

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  2. Conosco molto bene Giuseppe Sanfilippo è so che quando sostiene una cosa, non dice fandonie. Ivan

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  3. Su quali basi dici tutto questo?

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  4. Un dottore e un professionista nato, con cui nessuno può competere. Un personaggio che non ha bisogno di studiare per imparare ma per avere conferme della sua professionalità.

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    1. Siamo al delirio di onnipotenza! Ma per favore...

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    2. Nessuno sta dicendo che un dottore non è un professionista nato, se affermarsi proprio questo offederei me stesso e in modo profondo tra l'altro.
      Per quanto riguarda la competizione beh qui io rifletterei molto ponendo qualche dettagliata osservazione, ma anche sul fattore del bisogno di studiare o non studiare, rifletterei. Al livello professionale posso vantare di una grande professionalità che supera tutti ma senza lo studio non si può andare da nessuna parte, di conseguenza non diciamo favole che non esistono affatto.
      Studiare è un aspetto molto importante ed è importante il confronto tra i lavori. evidenzio che nessuno fino a prova contraria è Dio, almeno che tu lo sia?
      Per quanto riguarda le conferme a me personalmente non sono mancate e non mancato affatto e senza aver bisogno di studiare veramente. i vostri stessi commenti sono delle confeme. avete solo bocca, per dirvi professionisti, ma non avete affatto capito questo scritto.
      Lo stesso che contine delle chiavi, che dovevano essere trovati dai psicologi - psicoterapeutici... chiavi che dovevano chiarire una imprecisione di ciò che ho scritto.

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    3. Provate a tagliere in questo scritto i "filosofi, i psicologi, psicoterapeutici" e provate a togliere anche la "psicologia - psicoterapia" e togliete ancora una volta il fattore che quel psicologo - psicoterapeutica fa di professione proprio questo lavoro. domanda: cosa rimane?
      domanda: siamo sicuri che siamo in delireo? e ancora cosa siamo prima di tutto, prima di essere professionisti, dottori, psicologi, psicoterapeutici, filosofi ecc... cosa siamo?

      dimenticare cosa siamo, è molto grave... assumere questo atteggiamento di dimenticazza dimostrate semplicemente quello che io sostengo in questo articolo...state dando prova di ciò che sostengo, non state smettendo, ma state confermando.
      Sono riuscito in un tentativo, che però speravo che non fosse una conferma: come chiamate ciò?... ricordiamoci che siamo esseri umani prima di ogni cosa, e una professione non ci eleva da ciò, siete in una parola in delireo.. rifleette

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    4. è proprio qui.. la chiave: i commenti giusti che dovevano arrivare, che mi aspettavo arrissero dovevano sostenere che prima di ogni cosa siamo esseri umani, con esperienze e vissuti che provocano delle reazioni, degli effetti.. qualcunque essi siano.
      Su quel psicologo - psicoterapeutiva che cito, bisogna dire che era un essere umano prima di tutto. Mi domando come possiamo parlare di professionalità se dimentichiamo di essere semplicemente degli esseri umani, con sensibilità, fragilità da cui nessuno è escluso?

      In una parola, vi confesso: Non siete per me le personalità che io descrivo in questo scritto, ma vi comportate tali, negato quello che siete veramente. Giuseppe Sanfilippo

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  5. Bello, ma potevi scrivere di più e anche meglio, nel senso che sei molto sintetico e poi solo nei psicologi – psicoterapeutici esiste tale disturbo?

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    1. Questa è la domanda che mi aspettavo ricevere. Mi aspettavo però che tale domanda mi venisse fatta dai signori psicologi e psicoterapeutici o comunque persone della materia. Invece si sono accecati, non sapendo nemmeno leggere quello che ho scritto; e non solo, ma c’è stato anche chi ha dato conferma di quanto dico qui, sostenendo che loro sono sani di mente, perché dopo la laurea fanno 4 anni si specializzazione. Dimenticando qualcosa di molto importante è cioè chi sono prima di tutto prima di indossare la loro divisa?
      In ogni modo, grazie per questa domanda. Giuseppe Sanfilippo

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  6. Oltre a chi si è permesso di ricordami la specializzazione, vi è stato chi ha fatto di peggio; ma lasciamo stare: però non si può negare al mondo che i valori etici – morali pur con tratti di mutamento, ancora mantengono tratti di arretratezza; e possiamo andare anche oltre, al livello psicologico.
    Infine, non posso dimenticare chi ha evidenziato che quello che ho scritto qui è molto “impreciso” (personalità della materia). Avendo il rispetto del mio lavoro, che va approfondito ovviamente (è ciò ho intenzione di farlo in una conferenza stampa); lavoro in cui mi appoggio al mondo della psicologia e psicoterapia soprattutto a quelli più rivoluzionari degli ultimi anni. Sono un filosofo, non condivido la psicologia e psicoterapia ma allo stesso tempo l’approvo; e quando lavoro, prendo spunti da essi, e spesso come dico nell’articolo li coinvolgo nel mio lavoro anche se indirettamente a causa (sperò) che hanno molti impegni da non potermi dedicare.
    Infine sottolineo che se poi vi sono degli errori come dicono chi si ribella a questo articolo, ebbene prima di farlo, che controlli quello che scrive nei suoi testi, e riveda il tutto. In ogni modo, tutto va chiarito e approfondito e lo farò presto. Grazie per l'attenzione. Giuseppe Sanfilippo

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  7. Io non sono stato mai da un psicologo - psicoterapeutica, non so chi sia l'autore, ma ha ragione io non mi farei aiutare mai da professionisti che non hanno il senso di umanità..

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  8. non ci si può permettere di dire "siamo superiori a tutti"

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  9. Questo articolo e una manipolazione sociopatica, noto cenni della triade oscura. Consiglierei che l'autore si reca da un psicoterapista al più presto.

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  10. è chi ci assicura che tale articolo sia una manipolazione?
    chi ci assicura che l'autore soffra di sociopatia? io noto semplicemente una persona con uno stile di scrivere molto complesso ma che potrebbe racchiudere qualcosa di molto importante. Un autore che scrive mettendo alla prova i professionisti del settore. attenzione quindi perchè ci potremo trovare questo.

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  11. Non comprendo tante polemiche, questo autore sta parlando di esseri umani, fatti di sentimenti, sensibilità e fragilità, sta solo dicendo che da ciò nessuno ne è fuori, come del resto sottolinea nel suo chiarimento del medesimo articolo.

    Permettesi di affermare di essere professionisti e accusarlo di un presunto disturbo significa confermare quello che egli sostiene ossia: psicologi - psicoterapeutici ci sentono superiori ai loro simili.. di conseguenza complimenti all'autore

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  12. non solo si sento superiori ma forse si stanno mostrando dei professionisti incompetenti alla propria professioni.. chi scrive è una persona che si basa su fatti conosci al livello psicologico.. ci sono autori ne parlano e sono psicologi - psicoterapeutici.

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