25 giugno, 2014

Gustavo Dudamel all’Opera di Firenze con la Berliner. Una bacchetta magica per un’Orchestra magica. Di Stefano Duranti Poccetti


Maggio Fiorentino, Opera di Firenze. Martedì 24 giugno 2014

È scontato ma d’obbligo dire che si è assistito a una serata musicale unica e speciale all’Opera di Firenze, dove uno dei migliori direttori di orchestra del momento – sicuramente il più energico e comunicativo -, Gustavo Dudamel, ha diretto la magnifica Berliner Philharmoniker tedesca. Da questo connubio ne è nato un risultato eccezionale, che ha entusiasmato il pubblico fiorentino.
L’abbiamo detto: caratteristica essenziale del Maestro venezuelano è la sua straordinaria vena energica e comunicativa, capace di toccare in pieno la sensibilità dell’auditore. Per far questo non c’è niente di meglio che interpretare un compositore che di energia ne ha da vendere: Pëtr Il’ič Čajkovskij, del quale assistiamo all’ascolto di due reminiscenze shakespeariane, la Fantasia “La Tempesta” e l’Ouverture “Romeo e Giulietta”, entrambi brani evocativi d’energia e di potenti emozioni liriche ed esplosive – la Tempesta in quanto dramma di turbamenti legati al gioco del potere; Romeo Giulietta in quanto turbamenti legati al gioco dell’amore.
I gesti di Dudamel sono allo stesso tempo eclettici e precisi e tramite la sua forza comunicativa il direttore riesce a renderci un Čajkovskij ancora più intenso di quello che siamo abituati a conoscere; sì, proprio così, perché con Dudamel le emozioni e l’energia si amplificano e così diventa anche indissolubilmente legata la sinergia con gli spettatori, che non possono fare altro che farsi trascinare insieme all’orchestra dall’interpretazione del Maestro, che sembra guidare tutti, pubblico e musicisti, all’interno del suo straordinario universo poetico. Forza eccezionale che nasce anche da una grandiosa consapevolezza tecnica, dove è misurata ogni singola sfumatura dei brani – dai timbri ricchi e complessi.

È la Prima Sinfonia di Johannes Brahms che apre il secondo tempo, una Sinfonia che ci fa stare in suspense col suo mistero e con il suo infinito sviluppo motivico, che arriva al suo “scoppio” solo nel finale, in cui assistiamo al famoso tema solenne, potente, beethoveniano. Scoppio in cui ancora una volta torna la magnifica energia sprigionata da Dudamel, unica, irripetibile, happening a cui bisogna assistere per capire, per sentire… proprio perché il direttore riesce, come già detto, ad amplificare il valore emotivo e comunicativo del brano, trasportando nello spettatore una sensazione così travolgente che non può che “devastarlo” positivamente. Devastazione positiva dell’essere che forse potremmo definire in modo artaudiano “crudeltà”, nel senso di moto vitale che ci parla e ci trasforma.

Al contrario di quello che accade nella maggior parte dei concerti sinfonici, anche qui Dudamel ci stupisce e ci propone addirittura due fuori programma: la marcia finale dell’ouverture del Guglielmo Tell di Rossini (con cui forse il Maestro voleva consolarci della sconfitta italiana ai Mondiali di Calcio), ennesima dimostrazione di forza emotiva; infine un walzer di Leonard Bernstein, con cui il Maestro e la Berliner ci salutano – su quest’ultima non ho espresso molte parole, ma va da sé che l’esito del concerto è stato eccezionale e questo anche grazie alla prestigiosa Orchestra tedesca.

Stefano Duranti Poccetti




Pëtr Il’ič Čajkovskij
La Tempesta, Fantasia sinfonica in fa minore op. 18
Romeo e Giulietta, Ouverture fantasia in si minore

Johannes Brahms
Sinfonia n. 1 in do minore op. 68

Durata dello spettacolo: 2 ore circa
Parte I: 45 minuti circa
Intervallo: 25 minuti
Parte II: 40 minuti circa


Direttore

Gustavo Dudamel

Orchestra


Berliner Philharmoniker

13 commenti:

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  2. Vi prego osservare come Dudamel esegua i due autori.
    Dudamel suona Cajkovskij, in maniera classica, più prossimo a Mendelssohn piuttosto che ai romantici veri o tardo romantici.
    Questo ha un senso, considerato lo spirito classico caratteristico di Cajkovskij, che è amante di Mozart e Mendelssohn.
    Invece Brahms, Dudamel lo ha reso romantico (e Brahms-esteriormente-è più vicino al classico).
    Come dire che Dudamel esegue con attenzione allo spirito intimo del musicista.
    Una sintesi dei due poli è stata molto ben realizzata in La Tempesta. Sotto questo aspetto il brano meglio interpretato, nel programma.

    https://www.youtube.com/watch?v=7uI2inIBteo

    QUESTO PROGRAMMA PUO' ESSERE VISTO PER UN CERTO PERIODO DI TEMPO, GRATUITAMENTE SUL WEB A QUESTO INDIRIZZO:

    http://www.medici.tv/#!/berliner-philharmoniker-gustavo-dudamel-waldbuhne-2014

    (27 giugno 2014, da Berlino, Waldbuhne; anche nei bis, sebbene invertiti rispetto Firenze e con l'aggiunta della tradizionale marcia di Paul Lincke "Berliner Luft")

    Vedi anche: https://www.youtube.com/watch?v=ksE5dYADFHM

    e questo articolo su Cajkovsky secondo Dudamel:

    http://www.latimes.com/entertainment/arts/culture/la-et-cm-dudamel-tchaikovsky-feature-20140216,0,330850.story

    (da Antonio Garganese)

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  3. Ed inoltre:

    https://www.youtube.com/watch?v=MEeLl9-l63w

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  4. direttore molto sopravvalutato....la tecnica non è sufficiente se non si ha un'idea meditata di ciò che si esegue... Duccio

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  5. Ciao Duccio, perché secondo te è sopravvalutato? Io so solo che quando lo ascolto mi dà un'energia e una carica così intense che lo ritengo, almeno a mio parere, un direttore positivamente imparagonabile con quasi tutti i direttori viventi. Anche tecnicamente mi sembra un direttore preciso, eclettico e completo... naturalmente sono solo punti vista e ognuno giustamente ha il suo, però è bello dialogare sugli argomenti ;-)

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  6. ti rispondo subito. Certo che tecnicamente è ferrato ed è anche vero che è esuberante e vitalistico, ma trovo che le sue interpretazioni nel repertorio classico, non abbiano una idea innovativa o personale di ciò che esegue. Il concerto di Firenze ne è una prova molto evidente. Chiaramente quando si esegue questi brani con una delle migliori orchestre al mondo si "mascherano" bene i limiti dell'interprete dietro la bellezza di suono e la grande tecnica dell'orchestra. E' sopravvalutato perchè sostenuto fortemente dalla più importante casa discografica del mondo e perchè è il risultato più rappresentativo della scuola Abreu. Ha avuto poi dei padrini illustri (Abbado poi Rattle). Nel repertorio operistico è un pesce fuor d'acqua (vedi Scala , in diverse occasioni). Certo è giovane ma la stoffa a 33 anni si vede già! Preferisco di gran lunga, per citare suoi connazionali, Diego Matheuz che in un concerto di qualche anno fa ci fece ascoltare un Beethoven molto interessante! Duccio

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  7. Grazie per la tua risposta molto precisa. Sinceramente non conosco quest'ultimo direttore da te citato, ma cercherò di ascoltare qualcosa ;-)

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  8. Diego Matheuz ha diretto a Firenze la generale della IX di Mahler al Nuovo Teatro dell'Opera (Abbado diresse i primi due movimenti mentre Matheuz, suo assistente, diresse il terzo ed il quarto). Però entrambi, sia Dudamel sia Matheuz, imitano da morire il gesto di Abbado... Lorenzo

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  9. https://www.youtube.com/watch?v=CPDXb9krvMI

    https://www.youtube.com/watch?v=U-m0gEygoSk

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  10. https://www.youtube.com/watch?v=93vYe8UWnLs#t=159

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  11. Prego notare una sfasatura (sincrono) nel video di Abbado (così in tutte le clip su YT)

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  12. Il link da me inserito sopra postato:
    alla data 29 giugno 2014 12:04
    https://www.youtube.com/watch?v=CPDXb9krvMI aveva una anomalia. Vedasi questo>>>https://www.youtube.com/watch?v=Mc5QgTntRoM

    Con scuse.

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  13. Si noti che Matheuz "imita" molto di più il gesto di Abbado rispetto a Dudamel. Ma Harding all'inizio era la copia vivente di Abbado.

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