16 febbraio, 2014

“Questi figli amatissimi”, di Roberta Skerl. Genitori e figli, un cordone che non si taglia mai. Di Paolo Leone


Teatro Roma, Roma. Dal 13 febbraio al 2 marzo 2014

Il “mestiere” del genitore è davvero il più difficile ed impegnativo che esista. Anche quando ci si immagina che ormai questi figli, naturalmente amatissimi, abbiano intrapreso la loro strada autonoma, spesso ci si ritrova a scoprire con amarezza e tanta preoccupazione che non è proprio così, che in qualche modo il cordone ombelicale non si taglia mai. I motivi posso essere i più diversi tra loro, ma il risultato è lo stesso: mamma e papà, loro malgrado, si ritrovano anche in età avanzata, a far fronte alle problematiche che i propri figli non riescono a risolvere da soli. Un tema sempre più attuale, se vogliamo. Ora, essendo appunto un argomento di scottante attualità, si potrebbe correre il rischio, rappresentandolo su un palcoscenico, di incorrere nel dèjà vu, in una sorta di sterile ripetizione di cose già conosciute, trite e ritrite. E’ qui che irrompe la qualità che fa la differenza. La nuova opera nata dalla prolifica penna di Roberta Skerl, quotatissima autrice, è quanto di più gradevole, realisticamente sorprendente, frizzante, si potesse mettere in scena. Affidata ad un quartetto di attori che rientrano nel nòvero di quelli che riescono ad emozionare e divertire con semplicità e credibilità assoluta, lo spettacolo inizia, cresce e termina in totale armonia, aiutato dalla bellissima regia di Silvio Giordani che, soprattutto nel secondo atto, riesce ad imprimere un ritmo moderno, sostenuto, veramente di grande impatto audiovisivo. Pietro Longhi, in grandissimo spolvero, ed Edy Angelillo, attrice di rango, sono i due genitori che si vedono piombare in casa i loro due figli quasi contemporaneamente.

La femmina, interpretata dalla convincente Carmen Di Marzo, eterna indecisa sulla strada da intraprendere e il maschio, un sobrio e preciso Danilo Celli, alle prese con un divorzio ad appena un anno dal matrimonio. La costruzione del testo affida ai due protagonisti adulti un meccanismo esplosivo di situazioni e battute di grande ilarità, e la coppia Longhi-Angelillo riesce ad esaltare con naturalezza estrema il lato grottesco della storia, anche affidandosi ad efficacissime mimiche facciali. Difficilmente si ride con tanta spontaneità, segno che da un lato il testo, privo di qualsiasi volgarità, centra una problematica molto sentita dagli spettatori, vera, che è nelle nostre case; dall’altro, la bravura di tutti gli interpreti in scena realizza la vera magia del teatro: guardare la vita dal buco della serratura (Eduardo docet) senza che se ne avverta l’artificio drammaturgico. Una lezione di realismo teatrale, se vogliamo.  La commedia, quando è di grande qualità, permette tutto questo. Roberta Skerl “disegna” i quattro personaggi con estrema cura, ne fà dei catalizzatori degni di attenzione e riesce ad imprimere al suo lavoro quell’atmosfera che, quando si palesa, ammalia il pubblico e decreta il successo di una pièce. Angelillo, Longhi, Di Marzo e Celli, danno vita e corpo ad uno spaccato di vita quanto mai veritiero, con grazia, tra momenti di grande ilarità mai dettati da situazioni banali. Un merito enorme.
 Il finale, bellissimo, conferma che il “mestiere” dei genitori non finisce mai e che il teatro, quando è scritto e interpretato magistralmente, non tradisce lo spettatore e riesce ad emozionare anche ridendo. Quasi dispiace dover andare via. Chapeau!

Paolo Leone


“Questi figli amatissimi” di Roberta Skerl
Con: Pietro Longhi, Edy Angelillo, Carmen Di Marzo e Danilo Celli.
Regia: Silvio Giordani

Scene: Mario Amodio; Costumi: Lucia Mariani; Aiuto regia: Olimpia Alvino; Disegno luci: Sacha Donninelli

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