30 gennaio, 2014

“Il Grande Mago”. Chi è l’errore? Di Paolo Leone


Teatro della Cometa, Roma. Dal 28 gennaio al 16 febbraio 2014

Le mani e i piedi, quelli no…rimangono maschili a dispetto di tutto il resto, come stimmate che inchiodano Aurora sulla croce dei benpensanti, di quelli che non capiscono, che rifiutano, che hanno paura. Un’altra distrazione del Grande Mago, forse. Un cubo magico in cui qualche colore, nonostante la volontà, rimane fuori posto. Racconta Aurora il suo precedente sé maschile, Andrea, quell’”errore” che da adolescente la fa diventare oggetto di scherno, di sfacciati esperimenti femminili. Prega, perché “l’errore lo avete fatto voi”. Non è un uomo ma non gli piacciono gli uomini. Poi, l’incontro con la donna, a suo modo disperata, che sembra cambiargli la vita, l’unica persona che sembra capirlo.
L’amore, si, così particolare tra di loro, sembra eterno ma…tutto cambia quando non si è più nella tempesta, perchè “quando si è sulla terra ferma non si ha più bisogno di salvagenti”. Ma da quell’amore fiorisce un figlio, Simone, quando già il percorso per cambiare sesso è avviato. Felice, Andrea è felice come non mai e sogna, parla amorevolmente al suo cucciolo di uomo, di giochi e di corse sfrenate. Ma nel grande zoo del Grande Mago, non è tutto così semplice. Per una creatura che corre felice, un altro muore schiacciato, può accadere, accade anche questo.
Nel precipitare di eventi, Andrea viene respinto, rifiutato, isolato anche da colei che sembrava amarlo eternamente, gli viene sottratto dal tribunale dei minori il figlio adorato,  ma al contrario degli altri lui non giudica, non condanna, cerca di comprendere tutti nella sua infinita dolcezza. Accetta il rischio, accetta il dolore. Un agnello, sacrificato sull’altare del pregiudizio prima, dei cavilli giuridici poi. Un calvario che terminerà in una sala operatoria, dove morirà Andrea e rinascerà una nuova persona, nel cui nome c’è tutta la sua nuova condizione: Aurora, appunto. Il cubo magico è stato risolto. Forse. Quello che non cambierà mai sarà il suo amore viscerale per il figlio, amato più di ogni altra creatura del Grande Mago.

Di fronte ad un testo dalle mille sfumature, ad un monologo come questo, ad un’interpretazione che definire bellissima è denigrarla, ci si può soltanto alzare in piedi ed applaudire fino a farsi male. L’autore Vittorio Moroni ci regala una partitura splendida, che Luca De Bei metabolizza e, a sua volta, riversa sul pubblico incantato emozioni pure e forti, traendone note sublimi. L’esile figura vestita di bianco “suona” una melodia di luci ed ombre, con toni vocali ora lievi ora gravi, giocando con una gestualità ed un linguaggio del corpo che gli permette, lui così fine, di riempire totalmente la scena, da quinta a quinta, come raramente accade. Un Nureyev della prosa. La regia di Giuseppe Marini, asettica, essenziale, gli lascia campo aperto e non potrebbe essere altrimenti. Una lezione di teatro e di umanità. De Bei, con il suo personaggio, ci denuda delle sovrastrutture mentali, rendendoci consapevoli del nostro essere, semplicemente, creature nello zoo del Grande Mago, tutti nella stessa, fragilissima, condizione.
Se si ama il teatro, quello vero, non si può perdere questo spettacolo. Prezioso come un diamante.

Paolo Leone


Società per Attori e Compagnia della Luna presentano:
“Il Grande Mago”, di Vittorio Moroni.
Con: Luca De Bei
Regia: Giuseppe Marini
Costumi: Sandra Cardini
Disegno luci: Marco Laudando


Si ringrazia per la gentile collaborazione l’ufficio stampa: Maya Amenduni 

2 commenti:

  1. ripropongo quanto scritto su Facebook. L'errore sarebbe perdere questo spettacolo e non leggere questa bellissima recensione. Sarebbe come tradire 3 volte fino all'Aurora: la storia vera, colui che l'ha magicamente rappresentata e chi l'ha sapientemente descritta.

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