31 gennaio, 2014

“Blind date”, coreografia e regia di Mei-hong Lin


Teatro Manzoni, Milano. Dal 27 al 29 gennaio 2014

“Blind date” è un titolo che punzecchia i nostri sensi, mette in moto le nostre fantasie, lasciandoci immaginare chissà che. Le aspettative sono tante, nemmeno fossimo in un luogo proibito, un nigh club con i privè, un locale di burleque…
Il Teatro Manzoni di Milano non è certamente tutto questo,  anzi è un teatro con tutti i crismi, elegante architettonicamente e che ospita una stagione molto prolifica e interessante, dalla prosa alla musica jazz al balletto. Tanto di cappello. E quindi non è colpa sua se questa sera le nostre aspettative sono rimaste deluse, lasciandoci con l’idea che in fondo il blind date sia una cosa da ragazzini inesperti, che prima sfarfallano per la sala, in piena luce (peccato) teasing gli spettatori, in attesa che arrivino i ritardatari. Ce la mettono tutta, ma il risultato è un  giochino facile nemmeno troppo seducente, per cui ci viene il dubbio che  scherzare e ironizzare sia  il fine della coreografa Mei-hong Lin,  e questo potrebbe anche andare bene, ognuno vede le relazioni tra uomo e donna come gli/le pare ma tutto lo spettacolo è abbastanza slegato, e il senso scompare, se appena lo si afferra, quando c’è.
L’unica cosa interessante è la scelta dei brani musicali, Azzolla, James Brown, i Rolling Stones che prendono il sopravvento, a ragione,  sui quadri di ballo dove sembra che ogni ballerino faccia una performance per conto suo, un gioco individuale per dire che alla fine nessuno trova nessuno o che nessuno ha bisogno di nessuno.  Mei-hong Lin spinge  un po’ troppo sull’ ironia e umorismo senza raggiungerli veramente, tanto che a volte ci si annoia pure, perché non ci prende  nessuna emozione o coinvolgimento.

Un’altra cosa: fare recitare dei ballerini non è facile, soprattutto quando non sanno farlo o  non l’hanno mai fatto,  mancano di  proiezione vocale,  di verità e di naturalezza.  Lasciamoli ballare, e basta, invece troppo spesso urlavano istericamente o ridacchiavano  con voci  stonate, piangevano senza crederci, seducevano senza riuscirci. Insomma Mei-hong Lin non fa danzare né l'amore, né il sesso, né le nostre fantasie.
La scenografia è povera e poco significativa, e i costumi senza troppa immaginazione.
Lontano dall’essere teatro danza, è una cosa carina che ci fa venire il dubbio che in Italia basti portare un nome straniero per poter trovare spazi e sovvenzioni. Too bad.
Seguirò ancora il lavoro della coreografa, ma a me piace giudicare il lavoro NOW, il passato è passato, il futuro deve ancora venire…

Daria D.


BLIND DATE
The Darmstadt State Theatre Dance Company
coreografia e regia  Mei-hong Lin
scene Corina Krisztian-Klenk    
costumi Bjanka Ursulov

Musiche di Astor Piazolla, James Brown, Rolling Stones e altri

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