19 gennaio, 2014

Al via l’edizione numero 25 del Trieste Film Festival. Di Paola Pini


Sala Tripcovich e Teatro Miela, Trieste. Dal 17 al 22 gennaio 2014

Anche quest’anno Trieste ospita il festival cinematografico dedicato alle produzioni dell’Europa Centro Orientale. Nel corso dell’inaugurazione, Maria Percavassi ha rievocato la prima edizione, proposta alla fine del 1989, subito dopo il crollo del Muro di Berlino, ma pensata già qualche anno prima dimostrando di aver ben colto quello che si preparava al di là dei nostri confini. A Trieste, città di frontiera, sempre in bilico tra tante culture, eternamente alla ricerca di un’identità che non può avere perché troppo ricca di tante, tutte assieme, un gruppo di persone facenti parte della Cappella Underground, seppero agire per costruire dei ponti tra barriere soprattutto ideologiche.  Come? Attraverso la cultura e, nello specifico, il cinema, loro grande passione: progettarono di rendere visibili in occidente pellicole che faticavano ad essere proiettate anche nei paesi di provenienza, favorire l’incontro tra artisti dei due blocchi separati allora dalla Cortina di Ferro e tra coloro che operavano all’Est europeo, spesso condannati all’isolamento anche in patria. Le istituzioni della neonata Comunità di Lavoro Alpe Adria accettarono la proposta e si realizzò il progetto “Alpe Adria, aree cinematografiche a confronto”.
Dopo essere stato ospitato in varie sedi cittadine nel corso delle varie edizioni, quest’anno è possibile seguire in pieno centro, tra la sala Tripcovich e il Teatro Miela, più di ottanta proposte, fra corti e lungometraggi, documentari e film d’animazione, in concorso e fuori concorso, oltre ad una sezione tutta dedicata a Sergej Paradžanov, “cineasta-pittore, artista visivo di difficile classificazione”, con due pellicole, un film e un documentario con immagini inedite del film stesso, centrate sulla vita di Sayat Nova, poeta trovatore armeno, presentata attraverso le sue poesie: “Sayat Nova – Il colore del melograno” e “Reminiscenze su Sayat Nova”; completa l’omaggio al regista il film “Paradjanov”, che racconta alcuni dei momenti salienti della sua vita e del suo lavoro.
Si tratta di un modo di far cinema al quale non siamo abituati, a volte molto duro, in cui la violenza, quando c’è, aleggia nell’aria, dando un senso d’ineluttabilità assoluta che rende di fatto inutile la sua rappresentazione.
Occasione da non perdere per tutti gli appassionati di questa forma d’arte.


Paola Pini 

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