19 gennaio, 2014

La prima del “Werther” di Massenet. Amore e autodistruzione dell’amore. Di Stefano Duranti Poccetti


Opéra national de Paris, Opéra Bastille. Domenica 19 gennaio 2014

Come un flusso lirico e infinito la musica di Jules Massenet, che accompagna così i quattro atti di quell’opera tratta da “I dolori del giovane Werther” di Goethe, il manifesto del Romanticismo tedesco e mondiale. Il “Werther” del musicista francese conserva in se stesso la struggente disperazione dei personaggi goethiani, incrementando però questa frustante sensazione attraverso la poesia e la forza di un discorso musicale magico e così straordinariamente emotivo.
È chiara la trama di Werther, innamorato di Charlotte, ma che non può essere sposato dalla giovane per una promessa fatta da lei stessa alla madre prima della sua morte. Charlotte le aveva infatti promesso che avrebbe sposato Albert, cosa che in effetti avviene, e nonostante anche lei stessa ami Werther decide di rinunciare al suo amore per lui a causa del “dovere”. Il dramma gira tutto intorno a questo contrasto tra amore e dovere, dove è purtroppo il dovere che trionfa, per la disperazione di Werther che alla fine si toglierà la vita, ma che avrà la fortuna di morire tra le braccia della sua amata Charlotte, che proprio sul finire gli darà quel bacio da lui tanto agognato, che forse gli offre una morte per certi aspetti serena.
La scenografia è costruita in un modo tale da ricostruire degli ambienti veramente reali e quasi cinematografici. 

Il primo atto è contraddistinto da uno scenario bucolico nei pressi della casa di Charlotte, di suo e padre, dei suoi fratelli e delle sue sorelle, tra cui è presente Sophie, che s’invaghirà anch’essa di Werther, anche se non ricambiata. La scena di questa bella campagna è divisa da un alto muro con una grande porta di legno – il portone d’ingresso del loro casolare. È qui che avviene il primo incontro tra i protagonisti, dove inizialmente il loro grande amore sembra essere possibile, almeno prima dell’arrivo in scena di Albert, che Charlotte è in “dovere” di sposare.

Il secondo atto si apre sempre su un esterno, come un cortile che si affaccia sulla campagna tedesca. Albert e charlotte qui si sono ormai già sposati e Werther, già in preda alla più cupa disperazione, decide di lasciare il paese per cercare di non rivedere mai più la donna che ama e che non può essere sua.

Con il terzo atto la scena diventa un interno, una sala della casa di Charlotte, anche un po’ austera e poco illuminata, dove la donna sta rileggendo le lettere del suo amato Werther, anche lei in preda alla disperazione. Poco dopo è lo stesso amato a giungere in scena e a questo punto la donna sembrerebbe cedere al loro amore, ma alla fine no, non ce la fa, il dovere è troppo forte, la morale è troppo rigida. Werther esce e arriva Albert, che trova la moglie disperata. Poco dopo giunge una missiva del protagonista che dice di dover partire per “un lungo viaggio” e che ha bisogno della pistola, che lui sa in loro possesso. Albert esorta Charlotte a fargli avere la pistola e la donna, che al dovere non sa dire di no, gliela fa avere, ma lei sa a che cosa gli servirà quell’arma e così scappa dalla porta centrale di scena, nonostante la forte nevicata, per cercare di andare a salvare il suo amato.

La parte finale porta con sé una soluzione scenografica molto significativa: Il sipario è ancora calato e noi sentiamo uno sparo; quando il sipario si apre osserviamo da lontano l’umile casa di Werther, con l’uomo dentro accasciato nell’oscurità quasi completa. La casa piano piano si avvicina, perché si tratta di una scenografia mobile, e a un certo punto per la nostra sorpresa vediamo Charlotte correre tra le poltrone della platea dell’Opéra Bastille per raggiungere il palcoscenico, dove si trova Werther. Finalmente arriva e il corpo di Werther è oramai visibile e illuminato. Sembra morto, ma in realtà ha ancora la forza di pronunziare le sue ultime parole di amore, prima di spirare tra le braccia della donna, che le dà finalmente quel bacio di amore tanto desiderato fin dalla “prima volta che aveva visto i suoi occhi”.

Tutto bene per questo “Werther” all’Opéra Bastille; bene le scenografie di Charles Edward e i costumi di Christian Gasc, in linea con i tempi storici del romanzo goethiano. Correlato a questi è ottimo il disegno luci di André Diot, ripreso comunque dalla concezione originale di Charles Edwards. Straordinaria l’Orchestre de l’Opéra national de Paris, diretta da Michel Plasson, che suona le note di Massenet riuscendo a interpretare per il meglio quella melanconia unita a una passione intensa che può portare all’autodistruzione di sé. In definiva è ottima la prova del regista Benoît Jacquot; questo anche grazie alla bravura degli interpreti in scena, sopra a tutti a quella dei due protagonisti: Werther (Roberto Alagna) e Charlotte (Karine Deshayes), che coronano con i loro canti di amore e afflizione questa splendida prima.

Stefano Duranti Poccetti



WERTHER
JULES MASSENET
PRÉSENTATIONPRE-PERFORMANCE READING
DRAME LYRIQUE EN QUATRE ACTES ET CINQ TABLEAUX (1892)
MUSIQUE DE JULES MASSENET (1842-1912)
POÈME D'EDOUARD BLAU, PAUL MILLIET ET GEORGES HARTMANN D'APRÈS JOHANN WOLFGANG VON GOETHE
EN LANGUE FRANÇAISE

Dans le chef-d’oeuvre de Massenet, les larmes ne cessent de couler et cela dès qu’au clair de lune, l’idylle s’est à la fois révélée et brisée. « Tout monêtre pleure », dit Werther. Voilà qui nous mène bien loin des larmes habituelles de l’opéra, qu’elles soient furtives ou qu’elles éclatent en violents sanglots. Celles-là coulent lentement et inexorablement, une à une, « patientes gouttes », dit Charlotte : en quatre actes, elles auront fait leur oeuvre. Charlotte ne peut les retenir en relisant les lettres de Werther et ses larmes sont la seule part d’elle-même, le seul sacrifice qu’il ose lui demander. Elles couleront devant l’ange de la consolation qu’est Sophie. Elles couleront à la lecture d’Ossian. Elles couleront enfin devant le corps baigné de sang de Werther. Mais ces dernières, il les refuse : le voilà libéré et heureux.Werther est un long requiem, « lacrimosa dies illa », jour plein de larmes que celui-là, et sans doute l’oeuvre la plus personnelle de Massenet. Roberto Alagna et Karine Deshayes incarnent ces malheureux amants sous la direction de Michel Plasson et dans la production désormais légendaire de Benoît Jacquot.

Michel Plasson Direction musicale      
Benoît Jacquot Mise en scène  
Charles Edwards Décors
Christian Gasc        Costumes   
André Diot Lumières (d'après les lumières originales de Charles Edwards)   
Roberto Alagna e Abdellah Lasri (12 fév.)
Werther
Jean-François Lapointe
Albert
Karine Deshayes
Charlotte
Hélène Guilmette
Sophie
Jean-Philippe Lafont
Le Bailli
Luca Lombardo
Schmidt
Christian Tréguier
Johann
Joao Pedro Cabral
Brühlmann
Alix Le Saux
Kätchen
Orchestre de l’Opéra national de Paris
Maîtrise des Hauts-de-Seine ⁄ Chœur d’enfants de l’Opéra national de Paris


Production originale du Royal Opera House, Covent Garden, Londres (2004)

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