14 novembre, 2013

MACBETH DOWNTOWN di Gianni Guardigli. L’Uomo Lupo esiste. Di Paolo Leone


Roma, Teatro Ambra alla Garbatella dal 12 al 24 novembre 2013

“La condizione dell’uomo è una condizione di guerra di ciascuno contro ogni altro” (Thomas Hobbes)

Ci sono delle sere, in teatro, che non vorresti andartene, ma rimanere seduto a meditare, pensare, magari aprire un dibattito, una tavola rotonda con gli interpreti stessi. Accade quando si assiste a qualcosa di straordinario, di insolitamente intenso, quando l’armonia del tutto, testo, attori, regia, luci, musiche, compiono il miracolo. “Macbeth downtown – (urban tragedy)”, scritto dal pluripremiato autore forlivese Gianni Guardigli, non tradisce le attese ed entra di forza tra gli spettacoli più belli e interessanti di questa stagione teatrale. Un cast di interpreti che sembrano nati per questa versione moderna della tragedia shakespeariana, con Francesco Branchetti nel ruolo di Ciro/Macbeth ed Isabella Giannone in quello di Marisa-Lady Macbeth, la terribile orditrice dei delitti.
La scomparsa di ogni minimo senso morale, la bramosìa irrefrenabile, la lotta spietata per il potere che nel 1606 vedeva protagonisti re, regine e principi, viene prepotentemente proiettata nei nostri tempi, nella guerra grottesca per la conquista di una catena di negozi per fotocopie e poi di phone center e poi di internet point e poi di sigarette elettroniche e poi….senza sosta, senza alcun ritegno e pudore. Tutto è dovuto, tutto è lecito, non esiste sobrietà, ma solo il miraggio del benessere sfrenato. Chi si accontenta, chi si fa vincere dagli scrupoli di coscienza è il traditore, possibilmente da eliminare. Ne fa le spese anche il fido Antimo (Vincenzo Schirru), moderno Banquo, compagno di mille “battaglie” sanguinarie, subito dopo l’uccisione dello “squalo”, un Re Duncan di Casalbruciato e dintorni.  E via via, una scia di sangue traccia la strada verso il successo, verso la conquista del “regno”, disegnata dalla mente diabolica di Marisa (una bravissima Isabella Giannone). Una tragedia moderna solo per il contesto, ma la famelicità umana non cambia, anzi forse peggiora estendendosi a macchia d’olio in ogni strato sociale e per qualsiasi obiettivo. Non c’è redenzione, non ci sono dubbi. L’unico deterrente sono i rimorsi, unica traccia di umanità, brandelli  insopportabili.  Homo homini lupus.
Il disfacimento della società, dall’alto al basso, senza ipocriti moralismi, quello rappresentato dalla penna di Guardigli e, sulla scena, da uno stratosferico Branchetti,  qui icona dello sbando delirante,  con una prova che lascia letteralmente ammaliati. Isabella Giannone è la frustrazione rabbiosa che sfocia nel delirio assassino, e le tre streghe di Shakespeare diventano tre simulacri di lucciole, con Giulia Innocenti, Maddalena Rizzi e Francescaelisa Molari, forti ed ironiche presenze sceniche. Riccardo Francia (Marco) è il credibile simbolo del potere corrotto e sprezzante, quello “in alto”.
 Le musiche, suggestive e perfette nei loro tempi, di Pino Cangelosi, le luci altrettanto efficaci di Flavio Mainella come le scene di Clara Surro, contribuiscono, con la regia dello stesso Branchetti, a creare l’atmosfera giusta per una tragedia così pregna di significato come questo “Macbeth downtown”, un pozzo senza uscita, senza speranza per la meschinità umana.
Ci sono delle sere, in teatro, che vorresti non finissero mai. Applausi, applausi, applausi!

Paolo Leone


Teatro Ambra alla Garbatella dal 12 al 24 novembre
“Macbeth downtown (urban tragedy) di Gianni Guardigli / regia: Francesco Branchetti.
Con: Isabella Giannone – Francesco Branchetti – Vincenzo Schirru – Riccardo Francia – Giulia Innocenti – Maddalena Rizzi – Francescaelisa Molari
Musiche: Pino Cangelosi
Scene e costumi: Clara Surro
Disegno luci: Flavio Mainella

Assistente alla regia: Ilaria Fioravanti

1 commento:

  1. Mettere non mi piace in questo caso, vuol dire capire molto poco di teatro. Mi dispiace per te...

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