12 novembre, 2012

“Questa sera si recita a soggetto”. Attori tra il pubblico, uomini tra personaggi.



Teatro Carcano, Milano. 7 novembre 2012 

Quest’opera di Pirandello, scritta tra la fine del 1928 e l'inizio del 1929, è considerata la terza parte della trilogia dedicata al metateatro, ovvero il teatro nel teatro, dopo i Sei personaggi in cerca d'autore e Ciascuno a suo modo. La prima rappresentazione assoluta si ebbe a Könisberg il 25 gennaio 1930, versione in tedesco, invece in Italia al Teatro Torino di Torino il 14 aprile del 1930.
In Questa sera si recita a soggetto l’autore studia e critica la regia a teatro, usa una nuova figura, innovativa nel panorama teatrale dell’epoca, un personaggio, all’interno dello spettacolo stesso, che si prende la responsabilità di mettere in scena l’opera, scrutando i rapporti tra lui e gli attori e il rapporto degli attori con il pubblico. L’interazione, la bravura degli attori ha fatto rivivere quel Pirandello degli anni ’30, quello che voleva sottolineare l’importanza della libertà scenica, del potere degli attori che con la loro bravura e il loro pathos prendono in causa gli spettatori e li portano per mano nell’azione, coinvolgendoli. Viene abbattuta così la quarta parete, quella distanza tra pubblico e attori. Questi ultimi si mischiano tra la platea, si sentono parte di essa, e vogliono ancor di più far provare le stesse emozioni e sensazioni da “palcoscenico” anche a coloro che sono seduti apparentemente a osservare.

L’inizio dello spettacolo è assolutamente sui generis: un climax ascendente di rumori, chiacchiericcio dietro al sipario che sfocia in una lite. Discussioni che nascono sul come iniziare lo spettacolo, sul come rappresentare l’opera di Pirandello senza un copione preciso, discussioni tra attori e regista, il dottor Hinkfuss. Mentre il regista vorrebbe impacchettare in scene precise tutto il corso degli eventi, in modo più che formale, amputando i tasselli di un meccanismo più complesso, quello dei sentimenti, e la sua intensità spontanea e prorompente come quella dettata da un cuore geloso, gli Attori si ribellano a questa imposizione. Si tratta infatti della passione di Rico Verri, che si tramuta in gelosia perversa e soffocante nei confronti della sua amata moglie Mommina, prima di quattro figlie tutte vestite di blu come per volere creare un filo conduttore tra madre e figlie, tra tutte e cinque le donne. Tutti gli Attori, infatti, si schierano su un unico fronte, contro il volere di Hinkfuss di limitare la loro enfasi di interpretazione di emozioni vive. Essi non si sentono a loro agio nell’avere regole precise, vogliono potersi far trascinare da ciò che il loro personaggio gli detta, dalle sensazioni più recondite alle pressioni dolorose più profonde. Solo in questo modo emergerà il loro talento.
E così prosegue il dramma di una donna che ha commesso errori in passato e che sembra continuare a pagarne lo scotto, a causa della follia di un marito che non riesce a dimenticare e che la segrega in casa, finché un giorno lei non scopre che le sorelle e la madre sono giunte al suo paese. Sono arrivate perché nel frattempo, la sua consanguinea è diventata una famosa cantante e questo le riporta alla sua luce vecchie sensazioni. Mommina, infatti, era la più brava nel canto di tutte le figlie, ma il suo amore fedele e remissivo per il marito gli aveva levato tutte le energie, voglia di vivere e di coltivare il suo talento. E’ proprio qui che l’attrice stessa, che sta mettendo tutta la sua anima e il suo corpo nel far uscire questo dolore lancinante, sviene. Ed è così che il regista può tornare in scena e sostenere concludendo che sia necessario un copione ben preciso, stabilendo un limite tra interiorità umana e talento recitativo.

In questo spettacolo in particolare colpisce la coreografia, essenziale, dalle sfumature di grigio, contrastate dai colori della Chanteuse, donna dai capelli rossi che illumina in modo deciso la scena, con le sue performance di canto in francese prima e in tedesco dopo, con la sua voce soave, con il suo fare da Femme Fatale, così come sedurrà il padre di famiglia “Sampognetta”, nonché marito della signora Ignazia.
Uno spettacolo di alti e bassi, di scambio di pareri, proprio come il susseguirsi di vicende umane, proprio come la realtà. E’ questa la magia che si respira durante lo spettacolo. E’ proprio così che lo spettatore entra con gli occhi e col cuore nelle vicende degli Attori, in ciò che pensano, in ciò che vogliono, nella ricerca della loro identità.

Nulla pare che sia più superfluo dello spirito in un organismo umano.
Un fatto è come un sacco: vuoto, non si regge. Perché si regga, bisogna prima farci entrardentro la ragione e i sentimenti che lo han determinato.
Sei personaggi in cerca d’autore, 1921.

Flavia Severin


QUESTA SERA SI RECITA A SOGGETTO
Di Luigi Pirandello
regia: Ferdinando Ceriani
interpreti principali:
Mariano Rigillo
Anna Teresa Rossini
Giacinto Palmarini
Ruben Rigillo
Silvia Siravo
Carla Ferraro
Andrea Nicolini
Fabrizio Vona
Francesco Di Trio
Serena Marinelli
Federica Marchettini
Salvatore Rancatore
Simone Vaio
Eleonora Tiberia
Produzione Compagnia Molière e Teatro Quirino Vittorio Gassman
scene di Andrea Bianchi / Forlani
musiche di Alessandro Panatteri
costumi di Marta Crisolini Malatesta
disegno luci di Giovanna Venzi

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