12 gennaio, 2012

"Nera Mamba" di Elisabetta Di Terlizzi. Dalla prigione alla libertà



Un video, le cui immagini “comandano” i movimenti della protagonista, che sembra essere condannata da delle prigioni interiori che la soprassiedono. Questo fino al finale, quando la ragazza, togliendosi i vestiti e assaporando la libertà, può cominciare a “vivere” e a convivere “serenamente” con i propri incubi.
Questo è “Nera Mamba”, assolo teatro-danza di e con Elisabetta Di Terlizzi, che fin dall’inizio ci immette nel dolore della ragazza portata in scena, avendo l’intenzione di crearne l’esistenza attraverso i vari passaggi della vita. Inizialmente la troviamo bambina e l’ombra di una mano gigantesca proiettata sul video sembra quasi un mostro che dirige i movimenti della protagonista; immagine ancora più terribile quando vediamo che l’ombra della mano porta con sé anche ombre di scheletri umani. La seconda scena è più movimentata e anche la musica diventa più vivace – non allegra – e un paio di scarpe a zeppe rosse vengono proiettate sul video, si tratta delle stesse scarpe che porta la ragazza, che ora non è più una bambina, ma una ragazza adulta, una ragazza che ha sofferto, una bella ragazza la cui bellezza è sfiorita anzi tempo e che pare, con la parrucca, il vestito attillante corto e le scarpe a zeppe alte, una prostituta: sono gl’incubi che l’hanno dilaniata, che l’hanno distrutta, è colpa di quel maledetto video che sta lì, sullo sfondo, e che la comanda senza che lei possa ribellarsi, ma alla fine ce la fa: prende forza finalmente! Si toglie i vestiti, la parrucca: tutte le sue vesti. È ora completamente nuda come Madre Natura l’ha fatta, mentre il video dietro di lei brucia e scompare: è finalmente libera e adesso può mettersi seduta, tranquilla, e guardare un lupo che corre dove vuole, accompagnata dal suono armonico di musica barocca: è libera! E in questa libertà è lei la padrona, non è più soggiogata da nessuno, il video non la comanda più e può così cominciare a dialogare con sé stessa, con i suoi incubi, può addirittura ballare con uno scheletro, lo scheletro del suo inconscio, e fare l’amore con lui, per poi addormentarsi insieme e sognare lietamente.
Funziona veramente molto bene la relazione tra il video e la protagonista e lo spettacolo si fa seguire, sorprendendo e non annoiando. Si tratta di un assolo piuttosto breve – circa 17 minuti – ma, nonostante questo, è suddiviso in una serie di micro-scene che risultano allo stesso tempo insieme ben innescate e ciascuna indipendente dall’altra, suscitando nello spettatore sempre emozioni diverse e intense. Un complimenti allora a Elisabetta Di Terlizzi e al Suo “Nera Mamba”.  

Stefano Duranti Poccetti

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