17 gennaio, 2012

Midnight in Paris – Woody Allen (2011)




Chissà in quanti, tra voi che leggete queste righe, desidererebbero discutere con Hemingway, bere in compagnia e di Francis Scott e Zelda Fitzgerald, o magari fare leggere il proprio manoscritto a Gertrude Stein. Oppure, incontrare con facilità i surrealisti Dalì e Bunuel, o Picasso; e poi innamorarsi follemente nella Parigi dei ruggenti anni Venti.
È un po’ quel che accade al protagonista di Midnight in Paris, ultimo lungometraggio firmato Woody Allen che, con la solita cadenza annuale, talvolta addirittura semestrale, ci regala una sua nuova pellicola. La città europea scelta in questa occasione, dopo Londra e Barcellona, è la Ville Lumiere, dove i due fidanzati Gil (Owen Wilson) e Inez (Rachel McAdams) si recano per una vacanza. Lui è uno sceneggiatore hollywoodiano di film che ritiene di poco conto, e al contempo un nostalgico, un sognatore con un romanzo in cantiere: respirare l’atmosfera parigina è ciò che serve a Gil per riuscire a concludere il suo libro. Inutile dire che la sua ragazza ha un po’ più la testa sulle spalle: lo ama molto, ma lo segue e lo incoraggia fino a un certo punto nella sua attività di romanziere. Nella Parigi in cui lui ama camminare sotto la pioggia, Inez lo trascina in giro giostrandosi tra i genitori e una coppia di amici dove spicca il pedante Paul (un ottimo Michael Sheen). Quando una sera Gil si distacca dal gruppo, per abbandonarsi in una solitaria camminata immerso nel suggestivo paesaggio notturno parigino, ecco che proprio allo scoccare della mezzanotte viene invitato a salire su una vecchia automobile, che lo catapulterà, poco dopo, nella sua amata Parigi degli anni Venti. Qui, incontra i già menzionati illustri personaggi, e non si capacita di ciò che gli sta accadendo. Ogni sera tornerà ad immergersi nella sua epoca favorita, perdendosi negli occhi di Adriana (Marion Cotillard), che già aveva stregato Modigliani e Picasso. Molte saranno le situazioni in cui Gil verrà coinvolto, ma sarebbe crudele rivelare a chi legge senza aver visto il film gli ulteriori sviluppi della trama.


Con un po’ di maniera, ma pure con una buona dose di colpi di classe, Allen torna a girare un’ottima commedia, dopo i toni un po’ calanti di Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni o Vicky Cristina Barcelona. Eccezion fatta per la gradevolissima e graffiante parentesi di Basta che funzioni.In Midnight in Paris tutto funziona alla perfezione: sceneggiatura solida, ricca di battute in pochi casi memorabili ma sempre riuscite, e di citazioni più o meno colte che strizzano l’occhio agli amanti dell’arte e della letteratura di quello splendido periodo. La Parigi di Allen non è soltanto una città da cartolina come capita di leggere in molti articoli, ma un ambiente pulsante di vita e stimoli, di cultura, di amore; dove sognando ad occhi aperti si può vedere ed ascoltare Cole Porter seduto al piano, convincere Francis Scott Fitzgerald di quanto Zelda lo ami o suscitare ira in Ernest Hemingway. La fotografia, ad opera del franco – iraniano Darius Khondji, fa leva su colori caldi, che aiutano lo spettatore ad immergersi ancor meglio nell’atmosfera avvolgente e calorosa del film. Eccellente la direzione degli attori, tra i quali senza dubbio spicca il protagonista Owen Wilson, che si dimostra tra i più centrati alter – ego alleniani di sempre, riuscendo a calarsi alla perfezione nel personaggio di Gil: nervosetto, balbettante e nostalgico, personaggio creato e messo in scena da uno che ammette candidamente di ascoltare pochissima musica partorita dopo gli anni Trenta. Bravissime anche ragazze e signore, per le quali, sia per bellezza che per capacità recitative, il buon vecchio Woody ha sempre avuto gran gusto: si parte dalla Rachel McAdams che ben si presta ad impersonare la fidanzata un po’ antipatica di Gil, e si passa per la seducente Marion Cotillard – Adriana, la musa degli artisti che vorrebbe vivere nella Belle Epoque; un’ attrice che senz’altro (e a ragione) molti registi in questo preciso momento si stanno litigando. C’è poi quella dolcissima Léa Seydoux che si adatta fin troppo bene alla parte di venditrice di vecchi 78 giri Jazz. Sempre in gran forma la sempre poco considerata Kathy Bates, un’attrice con la A maiuscola, che in questo film ci regala una Gertrude Stein semplicemente meravigliosa. La meno interessante del quintetto è forse la signora Sarkozy, la Carlà nelle vesti di guida turistica, che però in fin dei conti fa la sua figura, visti anche i pochi minuti a lei concessi.
Non si sa bene da quanti anni Woody Allen venga dichiarato artisticamente finito. Be’, forse più di un decennio. Fatto sta che questo suo ennesimo lungometraggio smentisce e poi zittisce certa critica (da leggersi con lo stesso tono col quale un berlusconiano dice “certa sinistra”) ,che non si fida più di lui e del suo Cinema, ma che invece brilla ancora d’ottima luce. La luce di chi la Storia l’ha ormai scritta e vissuta, e che ogni tanto si può anche permettere qualche film fuori fuoco. Ma non è il caso di Midnight In Paris, gioiellino che coloro che stanno dalla parte del giusto hanno salutato come la sua miglior prova da quindici anni a questa parte. E non hanno tutti i torti, no.

Marco Renzi

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