15 dicembre, 2011

"Art" o tre amici in conflitto per un quadro bianco a linee bianche

Teatro Signorelli di Cortona
Lunedì 12 dicembre 2011



Protagonista: un quadro bianco con delle linee tracciate bianche, su cui si apre la discussione tra tre amici, una discussione che diventa un conflitto e che rischia di portare alla rottura della loro amicizia. 
da sinistra: Alessio Boni, Alessandro Haber e Gigio Alberti
Serge (Alessio Boni) è un uomo facoltoso e amante dell'arte contemporanea ed è per questo che compra per 200.000 Euro il quadro in questione, attribuito a un famoso pittore; Marc (Gigio Alberti) è invece un artista figurativo e non capisce come il suo amico abbia potuto sprecare tanto denaro per quello che definisce "una merda bianca". Così i due finiscono con entrare in conflitto tra loro, mentre il terzo amico: Yvan (Alessandro Haber) è il più fragile dei tre e avendo paura di tirare fuori le proprie idee asseconda quelle degli altri due, facendo però in modo che il conflitto diventi ancora più ampio. L'arte diventa allora una cosa molto seria, se per causa sua un'amicizia rischia di rompersi, e, non per questo, il titolo del testo di Yasmina Reza è proprio "Art", dove l'arte è il tema portante di tutta la vicenda, sviluppata dalla scrittrice francese con un grande acume psicologico, visto che sul finire si scopre che la tensione non è provocata da quel semplice quadro, ma da delle vicissitudini passate delle vite dei personaggi. Si scopre così che l'astio che Marc prova per George deriva dal fatto di essersi sentito un tempo adorato da lui, in quanto diverso da tutti, e di avere visto a un certo punto in George l'intenzione di imitare il suo carattere, volendo sembrare lui l'originale e l'alternativo. Yvan si porta invece dietro i suoi problemi di coppia, sta infatti sposare una ragazza che non vuole veramente e la sua ansia contamina anche gli altri due amici. La pièce si conclude quando George, per provare la sua fedeltà di amico, dà il permesso a Marc di sporcare il quadro bianco con un pennarello verde. Dopo che Marc ha modificato l'opera i tre riescono finalmente ad andare a cena insieme, uniti come una volta, per poi tornare a casa e ripulire la tela per ridarle il suo colore originario.
Art
La regia di Giampiero Solari ci propone una scenografia minimalista con atmosfere che sfiorano il teatro dell'assurdo, dove la recitazione dei personaggi sembra a tratti incatenata dentro sé stessa, come imprigionata dentro a una parola che si vuole dire ma non si può. Anche lo scenario - la casa - dà sempre l'idea di chiusura verso il mondo esterno, un'angosciosa aria caustrofobica  che rende questo dramma - quasi una commedia - una tragi-commedia. 


Il testo di Jasmina Reza finisce qui, dove inizia un particolare epilogo creato dai tre attori protagonisti, che per raccogliere i fondi a favore di AIMA (Associazione Italiana Malati Alzheimer), accompagnano alla rappresentazione dell'opera l'asta dello stesso quadro. Così Alessio Boni si presta a valletta della situazione, mentre Gigio Alberti tiene il quadro e Alessandro Haber si diletta a divertire il pubblico. L'asta parte da 50 Euro e quando si arriva a 200 sembra tutto finito, quando, a un certo punto, si sente gridare su un palco: "300!". "1 - 2 - 3. Asta aggiudicata!". A dire il vero sono infine stati dati due quadri, che i due ferventi compratori si sono divisi equamente (non viene dato il quadro di scena, ma una versione più piccola e praticabile). Forse qualcun altro non avrebbe descritto l'epilogo con l'asta, ma io sì, perché per me anche questa brillante trovata fa parte, a pieno titolo, dello spettacolo.

Una volta terminato il tutto sono stato sicuro fin da subito che gli attori avessero fatto un'ottima interpretazione; avevo invece dei dubbi sul testo e sul meccanismo dello spettacolo, dei dubbi che però non riuscivo a chiarirmi. Tornando a casa mi sono sentito addirittura angosciato e ho capito che il dramma aveva avuto su di me un tale impatto psicologico che ne ero rimasto scosso. Evidentemente, se questo è accaduto, la messa in scena ha espresso perfettamente la sua profondità psicologica, un realismo che la mia anima ha colto prima ancora di me.

Stefano Duranti Poccetti





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