12 febbraio, 2016

Uno spettacolo pieno di sfumature umane perché Nessun luogo è abbastanza lontano per ritrovare se stessi. Di Flavia Severin


Teatro Argot Studio, Roma. Dal 5 al 21 febbraio 2016
Venerdì 5 Febbraio al Teatro Argot Studio di Via Natale del Grande 21 a Roma, ha fatto il suo debutto lo spettacolo Nessun luogo è lontano, scritto e interpretato dal regista e protagonista Giampiero Rappa (lo scrittore Mario Capaldini), con al seguito altri due attori molto validi e di talento come Valentina Cenni (la giornalista Anna Vulli) e Giuseppe Tantillo (Ronny, il nipote del protagonista).
La trama nasconde insidie e misteri. Anna, una giornalista competente e coraggiosa, appena tornata dall’Iraq, deve intervistare un (ormai) ex scrittore scorbutico e sociopatico che ha deciso di isolarsi dal mondo da tre anni, dopo aver rifiutato un premio letterario per motivi apparentemente sconosciuti.Il modo crudo e cinico con cui tratta la giornalista e con cui, piano piano e inconsapevolmente si scopre al pubblico, è impressionante. La lontananza volontaria dal mondo lo ha disumanizzato rendendolo privo di sentimenti e rispetto per il prossimo. Anna, però, tocca delle corde che sembrano risvegliare qualcosa di umano in Mario.
La svolta dello spettacolo avviene con l’imprevisto ingresso in scena del nipote dello scrittore, Ronny, un ragazzo problematico e impulsivo in piena crisi adolescenziale,che gli creerà l’ennesimo scompiglio emotivo già iniziato precedentemente dalla giornalista e che completerà il suo processo di espiazione.

Tutto lo spettacolo è imperniato del dramma che consuma e corrode sempre di più lo scrittore protagonista. Il suo nefasto orgoglio lo ha portato a isolarsi e a mettere una barriera invalicabile tra lui e il mondo, compresi i suoi familiari più stretti, cioè la sorella stessa, più volte citata e il nipote.

Il pubblico assistedunque alla definizione dei tre personaggi, dall’introspettività alla delineazione delle loro anime, in cui emergono tutte le loro sfumature umane a partire dalla rabbia recondita che trabocca, zampillando accuse e offese tra i personaggi.Sono infatti proprio le loro emozioni represse che li accomunano, facendoli vivere una tempesta emozionale sulla stessa barca caratterizzata da scontri ripetuti durante lo spettacolo.

In particolare, il percorso di Mario ricorda il Renzo manzoniano e la sua redenzione che parte dalle zone oscure della sua anima, e termina conla riscoperta della sua dimensione umana. Ilpersonaggio è drammatico ma qui è romantico allo stesso tempo. E’ un elemento distruttivo per se stesso e per gli altri in seconda istanza, comportando una perdita totale del sé.E se “Nei promessi Sposi” fa capolino la Provvidenza, qui è il ruolo della giornalista che diventa la chiave del suo risveglio affettivo.Lei rappresenta il risveglio della sua anima.

Finirà l’espiazione dei peccati e il suo purgatorio volontario nella sua baita sperduta nel nulla?
Finirà di testare fino in fondo la sua forza? Riuscirà davvero a toccare il fondo per poi risalire come Renzo?Anna lo definisce addirittura“un misantropo a tempo determinato”.

Le luci e le musiche seguono le oscillazioni e l’instabilità dell’umore negativo di Mario (“Ogni volta che s’arrabbia la luce se ne va.” Cit. Anna Vulli), sottolineando i suoi turbamenti e la tensione della sua solitudine statica.
Uno delle rappresentazioni teatrali più belle e complete con venature di un umorismo impegnato e un sarcasmo tagliente.
Commovente e toccante è il giusto spettacolo per chi vuole assistere a una performance di alta qualità sia per quanto riguarda gli attori che la trama.

Se non riusciste a vederlo entro il 21 febbraio a Roma, ecco le prossime date italiane:
25 Febbraio al Cine Teatro (Olbia)
26 Febbraio al Teatro Civico (Alghero)
27 Febbraio al Teatro San Bartolomeo (Meana Sardo)
4 Marzo al Teatro Cargo (Genova)

Flavia Severin

scritto e diretto da Giampiero Rappa
con Valentina Cenni, Giampiero Rappa, Giuseppe Tantillo
aiuto regia Alberto Basaluzzo   
musiche originali Stefano Bollani
scenografia Francesco Ghisu
costumi Lucia Mariani
voci registrate Alberto Basaluzzo e Alessandra Schiavoni
foto di scena e grafica Manuela Giusto


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