27 gennaio, 2016

"Fedra" di Paisiello, un gioiello musicale da riscoprire. Di Laura Cavallaro


Catania, Teatro Massimo Bellini. Dal 17 al 24 gennaio 2016

Foto Giacomo Orlando
Un’inaugurazione di stagione degna di nota per il Teatro Massimo Bellini di Catania che, probabilmente anche in un’ottica di rilancio della propria immagine, sceglie di portare sulle tavole del proprio palcoscenico una gemma preziosa del classicismo italiano, “Fedra” di Giovanni Paisiello. Autore particolarmente prolifico, Paisiello viene ricordato per alcuni titoli come: La serva fatta padrona (1769); Socrate immaginario (1775); Il barbiere di Siviglia (1782) e Nina, o sia la pazza per amore (1789) che in particolare ne consacrò la fama, oltre che per molte composizioni religiose, diversi concerti per cembalo e orchestra e una dozzina circa di quartetti.
 

Foto Giacomo Orlando
Un tributo che la città di Catania vuole omaggiare al compositore tarantino anche in occasione del bicentenario della sua morte. Un allestimento notevole a partire dalla ricercata regia di Andrea Cigni, il quale coadiuvato nel lavoro da Lorenzo Cutùli, che firma scenografie e costumi, ha creato una dimensione teatrale in linea con la contemporaneità di Paisiello, offrendo allo spettatore una rappresentazione di elevato pregio artistico. La scena ospita al centro del palcoscenico due cerchi concentrici in legno che a seconda dei momenti dell’opera aprono lo sfondo a diverse situazioni, mentre il fondale che in alcuni momenti resta nudo in altri viene chiuso da pareti porpora. 

Foto Giacomo Orlando
Grande utilizzo del velatino usato come parete su cui proiettare le parole di Euripide che quasi incorniciano i protagonisti o per mostrare immagini che danno vita a suggestioni  visive cariche di colori. L’idea di ricordare il drammaturgo grecoè benaccetta dato che con questo soggetto ispirò molti scrittori a cavallo tra Seicento e Settecento. Una trama sordida che vede esplodere la malvagità di Fedra nei confronti della principessa Aricia, rea di essere amata da Ippolito oggetto del desiderio della perfida regina. Se l’uccisione della fanciulla è però impedita dalla dea Diana, Fedra tenta inesorabile di sedurre il ragazzo, appoggiata nel suo intento dal consigliere Learco. Dopo esser stata rifiutata da Ippolito, la donna lo accusa con il marito Teseo, che intanto ha fatto ritorno da un viaggionegli Inferi, di averla sedotta. Costretto all’esilio, Ippolito durante il viaggio in mare viene attaccato da un mostro marino. Credendolo morto Fedra confessa ogni cosa e si uccide. Il finale è lieto, i due innamorati con buona pace di tutti possono finalmente celebrare il loro amore.Niente è lasciato al casoeogni cosa è calcolata nei minimi dettagli. Le apparizioni delle divinità sono sempre sottolineate dai simboli che liraffigurano, come la testa di cervo calata dall’alto nel momento in cui fa la sua comparsa Diana (Esther Andaloro) o l’apparizione di Mercurio (Salvatore D’Agata )su una nuvola alata.Anche i costumi denotano grande cura nelle fattezze e nell’utilizzo di stoffe ricche: taffetà e velluti. Sobri i costumi degli artisti del coro, per le donne si scelgono vestiti ampi nerie copricapi abbinati mentre gli uomini indossano soprabiti e cilindri. I costumi dei protagonisti sono di ottima lavorazione e ancora una volta rimandano a un periodo ben preciso: Fedra indossa (Raffaella Milanesi) un abito con corpetto steccato blu e ricamo nero sul davanti, il costume di Aricia ha invece rimandi rinascimentali con vita alta e maniche a palloncino mentre il velluto scarlatto predomina sugli abiti di Ippolito e Teseo. 

Foto Giacomo Orlando
Jérôme Correas è chiamato a dirigere l’Orchestra del Massimo Bellini, compito che porta a termine in maniera egregia  e con rigore nei confronti dello spartito. Buona la prova del coro, guidato da Ross Craigmile, in special modo la sezione femminile che si è distinta per pulizia, leggerezza del suono e capacità espressive. Caterina Poggini, nei panni di Ippolito, è una valida interprete attenta oltremodo nell’esecuzione dei virtuosismi. Il soprano ha una vocalità interessante, è solida negli acuti anche se purtroppo non sembra dare il giusto appoggio nelle parti basse risultando flebili all’ascoltatore. Raffinato il timbro della protagonista eponima, la Milanesi esegue ogni nota con un’intenzione ben precisa ammaliando anche scenicamente. 

Foto Giacomo Orlando
Una vocalità sontuosa  quella di Anna Maria Dell’Oste, che veste i panni di Aricia, evidenziata in più passaggi. Alla notevole bravura interpretativa la cantante aggiunge un’intensa espressività palpabile sia nelle arie che nei brani d’assieme. Artavazd Sargsyan è un ottimo Teseo, timbro piacevole, fraseggio pulito e ottima dizione sono i suoi punti di forza. Discreta l’esecuzione di Piera Bivona adatta alla parte mentre sicuramente sotto tono rispetto all’ambito attoriale, dove invece si mostra una fiera Diana, la performance canora dell’Andaloro. Anche l’interpretazione di Lo Turco non è affatto indimenticabile mentre è falsata dal microfono la voce di Salvatore D’agata, una scelta comprensibile nient’affatto condivisa.
Con dispiacere notiamo che la platea non è al completo, un vero peccato per gli spettatori catanesi che probabilmente da troppo tempo si sono assuefatti ai soliti titoli altisonanti avendo perso questa volta l’occasione di deliziarsi con la vivace musica di Paisiello.

Laura Cavallaro



FEDRA
di Giovanni Paisiello
Dramma per la musica in due atti dell’ Abate Salvioni                                                                                             DirettoreJérômeCorreas
Regia Andrea Cigni
Maestro del CoroRossCraigmile
Scene e costumi Lorenzo Cutùli   
Luci Fiammetta Baldiserri
Fedra
moglie di Teseo e figlia di Minosse e Pasife già regnanti di Creta
Raffaella Milanesi - Anna Corvino (R, S1, S2) 
Teseo re di Atene
ArtavazdSargsyan – Carlos Natale (R, S1, S2)
Aricia
principessa della stirpe dei Pallantidi antichi re di Atene
Anna Maria Dell’Oste - Carmen Salamone (R, S1, S2)
Ippolito figlio di Teseo
Caterina Poggini - Federica Pagliuca (R,S1,S2)
Learco  confidente di Fedra - Piera Bivona     
Mercurio - Salvatore D’Agata
Plutone - Giuseppe Lo Turco Tisifone - Sonia Fortunato                                                                                                                                                                        Diana - Esther Andaloro
Cori di sacerdoti e sacerdotesse di Diana e di deità infernali
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO MASSIMO BELLINI

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