Trieste, Teatro Verdi. Dal 30 ottobre
all’8 novembre 2015
Foto Fabio Parenzan |
“Una creazione dello
spirito, ecco cos’è!” Così Johann Wolfgang von Goethe definì nel 1831 il “Don
Giovanni”, contestando chi la considerava semplicemente una “composizione”.
Opera assoluta, resa possibile grazie alla grandissima abilità di Lorenzo Da
Ponte nel sapersi adattare al pensiero di Wolfgang Amadeus Mozart, è andata in
scena a Trieste il 30 ottobre, aprendo la stagione lirica del Teatro Verdi. La
musica assieme al testo dicono già tutto; la regia di questo nuovo
allestimento, affidata al brasiliano Allex Aguilera al suo debutto in Italia, ha
saputo tenerne conto evi si è avvicinata con delicatezza, partendo dalle fonti ad
essa precedenti. Il mito di Don Giovanni, che continua ad essere ben presente
anche oggi, ha potuto così essere liberato da quello che era stato detto o
scritto nei decenni e secoli successivi alla prima esecuzione assoluta,
avvenuta a Praga il 29 ottobre 1787, per ritornare allo spirito che ne aveva
determinato la realizzazione.
Operazione non semplice, resa possibile anche grazie alle luci di Claudio Schmid, ai costumi di William Orlandi e alla scenografia “metafisica” di Philippine Ordinaire, per la prima volta in Italia, che ricordando le piazze di Giorgio De Chirico o di Carlo Sbisà, ha permesso una contestualizzazione atemporale di un’opera il cui protagonista, più che un carattere in senso tradizionale risulta essere un principio di energia che porta disordine, incapace di provare passione, ma soltanto sensazioni, un “amorale assoluto”, totalmente indifferente alle norme etiche che regolano la convivenza civile, che concluderà la propria esistenza, positiva e negativa al tempo stesso, nel segno della coerenza; sempre presente nello sviluppo della trama anche quando manca dalla scena, intorno alui tutti gli altri personaggi si incontrano e possono restare legati soltanto finché vi si trovano in relazione; elemento questo messo in rilievo primariamente dalla musica che enfatizza le peculiarità individuali, soprattutto nelle scene d’assieme, nelle quali ognuno si esprime secondo la propria natura, classe o censo.
Operazione non semplice, resa possibile anche grazie alle luci di Claudio Schmid, ai costumi di William Orlandi e alla scenografia “metafisica” di Philippine Ordinaire, per la prima volta in Italia, che ricordando le piazze di Giorgio De Chirico o di Carlo Sbisà, ha permesso una contestualizzazione atemporale di un’opera il cui protagonista, più che un carattere in senso tradizionale risulta essere un principio di energia che porta disordine, incapace di provare passione, ma soltanto sensazioni, un “amorale assoluto”, totalmente indifferente alle norme etiche che regolano la convivenza civile, che concluderà la propria esistenza, positiva e negativa al tempo stesso, nel segno della coerenza; sempre presente nello sviluppo della trama anche quando manca dalla scena, intorno alui tutti gli altri personaggi si incontrano e possono restare legati soltanto finché vi si trovano in relazione; elemento questo messo in rilievo primariamente dalla musica che enfatizza le peculiarità individuali, soprattutto nelle scene d’assieme, nelle quali ognuno si esprime secondo la propria natura, classe o censo.
La morte è qui presente
fin dall’inizio, a partire dall’Ouverture a sipario alzato, in cui i mimi si
muovono apparentemente a ritroso. Le statue, presenti in scena per tutto il
tempo, sorprenderanno il pubblico alla fine dello spettacolo.
Foto Fabio Parenzan |
Maestro concertatore
e Direttore è Gianluigi Gelmetti, che aveva concluso un mese fa la Stagione Sinfonica
con le due ultime sinfonie del Salisburghese, quella in sol minore e la
Jupiter, di pochissimo posteriori al “Don Giovanni”, favorendo così un
avvicinamento estetico progressivo, un entrare a poco a poco nello spirito di
una creazione che continuerà sempre a nutrire le nostre anime.
Foto Fabio Parenzan |
I due cast, ben
equilibrati sia fra loro che al loro interno, mostrano una notevole capacità
nel riconoscere, da parte della FondazioneTeatro Lirico Giuseppe Verdi, le
caratteristiche dei singoli cantanti e di trovare la giusta alchimia che
permetta al pubblico di godere dello spettacolo ad ogni replica, come i
numerosi applausi a scena aperta tributati ad entrambi i gruppi hanno
dimostrato.L’orchestra, in buca e in scena, ha saputo ben seguire Gelmetti e
buoni sono stati pure gli interventi del coro, preparato da Alberto Macrì.
I sopratitoli
bilingui in italiano ed inglese sono una bella iniziativa, anch’essi in linea
con un’attenzione non di facciata nei confronti degli spettatori.
In
un mondo come il nostro in cui tutto deve essere urlato perché possa essere
preso in considerazione, la misura è decisamente in controtendenza, con il
rischio di non essere percepita. Ne abbiamo invece un gran bisogno. Ben venga
quindi una messinscena preparata con cura, considerando con intelligenza ogni
singolo aspetto, di un’opera lirica eterna alla quale, a maggior ragione, deve
essere reso il giusto omaggio.
Paola Pini
DON GIOVANNI (Il dissoluto punito, o
sia Il Don Giovanni)
Dramma
giocoso in due atti KV 527 su libretto di Lorenzo Da Ponte
Musica
di Wolfgang Amadeus Mozart
Direttore
Gianluigi Gelmetti
Regia Allex Aguilera
Scene PhilippineOrdinaire
Costumi William Orlandi
Luci Claudio Schmid
NUOVO
ALLESTIMENTO DELLA FONDAZIONE TEATRO LIRICO "GIUSEPPE VERDI DI
TRIESTE"
Orchestra
e coro della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi di Trieste”
Personaggi
ed interpreti
Don Giovanni (baritono)
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Nicola
Ulivieri (30/10 - 4,5,7/11)
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giovane
cavaliere estremamente licenzioso
|
Mattia
Olivieri (31/10 - 8/11)
|
|
Il Commendatore (basso)
|
Andrea
Comelli
|
|
Donna Anna (soprano)
|
Raquel
Lojendio (30,31/10 - 4,7/11)
|
|
sua
figlia, dama promessa sposa di
|
Marie
Fajtová (5,8/11)
|
|
Don Ottavio (tenore)
|
Luis
Gomes (30/10 - 4,7/11)
|
|
Marco
Ciaponi (31/10 - 5,8/11)
|
||
Donna Elvira (soprano)
|
Raffaella
Lupinacci (30/10 - 4,7/11)
|
|
dama
di Burgos, abbandonata da Don Giovanni
|
AnushHovhannisyan
(31/10 - 5,8/11)
|
|
Leporello (basso)
|
Carlo
Lepore (30/10 - 4,7/11)
|
|
servo
di Don Giovanni
|
Fabrizio
Beggi (31/10 - 5,8/11)
|
|
Masetto (basso)
|
Gianpiero
Ruggeri (30/10 - 4,7/11)
|
|
amante
di
|
Enrico
Marrucci (31/10 - 5,8/11)
|
|
Zerlina (soprano)
|
Diletta
Rizzo Marin (30/10 - 4,7/11)
|
|
Contadina
|
Ilaria
Zanetti (31/10 - 5,8/11)
|
|
Contadini
e contadine, servi, coro di sotterra. Suonatori.
|
||
La
scena si finge in una città della Spagna.
|
Fantastico! Ero alla prima e ho visto solo meraviglie. Una messa in scena di cui non è più visto in teatri europei, tutto fatto musicalmente, con eleganza e mai fuori contesto. Grazie al regista che è riuscito a mostrare un Don Giovanni in tutto il suo splendore. Non c'è bisogno di più. Complimenti alla nuova gestione del teatro per ripristinare l'opera come dovrebbe essere. Basta con tale volgarità che ultimamente solo spaventare il pubblico.
RispondiEliminaGrazie anche ai cantanti, il coro e l'orchestra.
Speriamo che questo sia il caso degli altri spettacoli. Bravi da vero.
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