06 ottobre, 2015

UN SOGNO FATALE: “EVEREST”. Di Francesco Vignaroli

                                                            
Cortona, Cinema Teatro Signorelli. Venerdì 2 ottobre 2015

Il 29 maggio 1953 l’esploratore neozelandese Edmund Hillary e lo sherpa nepalese Tenzing entrano nella storia raggiungendo per primi la vetta del monte più alto del mondo, l’Everest (circa 8848 m). Da allora l’impresa è stata ripetuta da una ristretta cerchia di uomini, restando appannaggio esclusivo degli scalatori professionisti almeno fino agli anni ’90. Il decennio in questione ha visto la nascita di una nuova e redditizia forma di turismo estremo –un’anticipazione di quello spaziale- che propone a dilettanti e semplici appassionati l’esperienza unica della conquista del “Tetto del mondo”. Ovviamente, il tutto sotto la guida di esperti professionisti che, oltre a dirigere la spedizione e garantire –per quanto è possibile- l’incolumità dei clienti, si occupano anche del loro indispensabile addestramento preliminare. Sfidare sé stessi e la Natura, spingersi oltre i propri limiti, mettere in gioco la propria vita, provare il brivido di un’impresa senza eguali… Purtroppo, non tutte le spedizioni commerciali hanno avuto un esito felice, come nel caso di quella organizzata dalla società “Adventure Consultants” il 10 maggio 1996 e raccontata in Everest (regia dell’islandese Baltasar Kormakur) sulla base di varie testimonianze, tra cui quella del giornalista Jon Krakauer, uno dei sopravvissuti, che ha fornito la sua versione dei fatti nel libro Aria sottile. Dopo un’ascesa relativamente tranquilla, con alcuni tra gli aspiranti scalatori felicemente giunti al traguardo, fatale è stata l’improvvisa e violentissima tempesta che ha sorpreso il gruppo durante il ritorno al campo base, provocando morti e feriti. Tra i caduti anche Rob Hall, capo della spedizione e protagonista (lo interpreta Jason Clarke) nel film.




Partendo dai preparativi delle settimane precedenti, Everest rievoca questa tragica vicenda con uno stile secco, essenziale e dal taglio cronachistico, come si nota dalla puntigliosa scansione cronologica delle fasi cruciali della spedizione. La narrazione è avvincente, la tensione rimane costante. Grande lavoro sulle scenografie e sulla fotografia: l’impervio ambiente himalayano è ricreato alla perfezione, così come i colori e le luci nelle varie condizioni climatiche tipiche della montagna –molto belle le sequenze in notturna e quelle durante la bufera. Tra gli interpreti, in ruoli secondari, troviamo Jake Gyllenhaal e Keira Knightley. Il 3D aggiunge poco o nulla e fa davvero sentire la sua presenza soltanto in alcune (poche) inquadrature (i crepacci, l’Hillay Step).

Francesco Vignaroli

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