27 aprile, 2015

Palma il Vecchio, lo sguardo della bellezza. Di Daria D.



GAMeC, Bergamo. Fino al 21 giugno 2015

“… gran stupor a chi vede ste piture. Ghe par de veder carne, vita e senso” scrive nel 1674 Marco Boschini ne “La carta del navegar pitoresco”
Queste sintetiche parole ci introducono alla magnifica mostra “Palma il Vecchio, lo sguardo della bellezza” che si è aperta il 13 marzo e che rimarrà allestita fino al 21 giugno alla GAMeC di Bergamo, in occasione dell’EXPO, organizzata dal comune e dalla Fondazione Credito Bergamasco, curata da Giovanni C.F. Villa e che ha preso in prestito opere provenienti da il Musée du Louvre di Parigi, dalla National Gallery di Londra, da il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, da l’Hermitage di San Pietroburgo, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, la Gemäldegalerie di Dresda, il Philadelphia Museum of Art, lo Staatliche Museen di Berlino, e da grandi musei italiani come gli Uffizi di Firenze, la Galleria Borghese di Roma, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, solo per citarne alcuni.
Il grande pittore rinascimentale, nasce nel 1480, con il nome di Jacopo Negretti, a Serina, paese della Val Brembana da famiglia modestissima e presto si trasferisce a Venezia, polo di attrazione artistico ed economico dell’Italia settentrionale durante il florido periodo storico.
È il Vasari a dargli il soprannome di Palma e il Borghini, nel 1584, quello di il Vecchio, per distinguerlo dal pronipote, che era soprannominato il Giovane. A Venezia viene a contatto con i maestri Vittore Carpaccio, Giovanni Bellini, Giorgione, Tiziano, e qui, appresa la tecnica e raffinata l’arte, comincia il suo percorso di pittore, che, grazie ai numerosi committenti per cui dipinge fino alla morte avvenuta prematuramente nel 1528, lo porterà ad innalzarsi alla tanto meritata fama.
Il ritratto di donna detta “La Bella” campeggia nel manifesto della mostra e lei, la dama bionda vestita di un sontuoso abito, discretamente ma fermamente ci invita ad entrare, perché come scrive il critico Paolo Lomazzo “nelle femmine va osservato con esquisita diligenza la bellezza”. Tale bellezza la possiamo ammirare nel “Ritratto di giovane donna in abito blu con ventaglio”, o “ La suonatrice di liuto”, nella “Giuditta con la testa di Oloferne”, e di tutte queste donne le forme sensuali e caste insieme, riempiono la tela, e sembrano talvolta uscirne, tanto quella carne è florida, vitale, pastosa e gli sguardi ammiccanti, sognanti, misteriosi.
E se le forme muliebri dei ritratti si scoprono e si offrono fra la ricchezza tonale e formale dei costumi, a questo proposito si possono ammirare due costumi ricreati da Mara Bertoli, ispirati alla “Donna in blu” e al ritratto femminile incompiuto di Paola Priuli della Fondazione Querini Stampalia di Venezia, i personaggi religiosi ci stupiscono per la ricchezza dei colori. Colori accecanti, senza pudore mischiati tra loro per vestire la Madonna con un manto blu e rosso, il Battista di arancione bordato di grigio, vari altri santi di verde squillante che si staglia sullo sfondo del paesaggio. Quanta gioia e voglia di vivere c’è in quell’esplosione di colori, ne siamo contagiati, e ci viene da fare il paragone con certa parte di cosiddetta “arte moderna”, o delle creazioni di alcuni fashion designer che più in là di un grigio fumo di Londra o di un diafano beige non osano avventurarsi.
Ma oltre al colore, così splendidamente usato, c’è energia, grazia, movimento interiore, anche nei paesaggi dalla serena e struggente natura, e ogni quadro diventa un nutrimento per gli occhi, per la mente e per il cuore.
E se poi, finita la visita a Palma, avete ancora fame di bellezza, potete passare alla rinnovata Accademia Carrara di Belle Arti, al lato opposto. Vi sazierete di Mantegna, Bellini, Longhi, Raffaello, Tiziano, Caravaggio e molti altri, e ringrazierete collezionisti privati come il conte Guglielmo Lochis, il senatore Giovanni Morelli, Federico Zeri per le donazioni fatte alla straordinaria Pinacoteca di Bergamo.
EXPO: hic et nunc sed Arte est aeterna


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