09 marzo, 2015

Bergé e “l'amour fou”: biografia di Yves Saint Laurent al Teatro Il Primo. Di Andrea Arionte


Napoli, Teatro Il Primo (Via del Capricorno 4). Dal 6 all'8 marzo 2015. Di Andrea Arionte

L'associazione culturale Componium porta sul palcoscenico del Teatro il Primo di Napoli uno spettacolo dedicato al genio dell’ haute-couture ed inventore del prêt-à-porter femminile Yves Saint Laurent, dal titolo L'amour fou, libero adattamento teatrale del romanzo epistolare Lettere a Yves Saint Laurent scritto da Pierre Bergé, compagno di vita del celebre stilista.
Dopo cinquant'anni di “amore folle”, un amore pubblico e illeso, che forte e passionale affrontò per decenni la società contemporanea ancora poco incline a concepire l'omosessualità, Bergé scrisse la sua prima lettera pochi giorni dopo la scomparsa dell'amato, in quello stesso giugno del 2008.
La pièce trae spunto dall'omonimo docu-film diretto da Pierre Thoretton e dalla pellicola Yves Saint Larent di Jalil Lespert (2014), ed è il primo lavoro che Marco Sgamato, giovane interprete e musicista puteolano, firma in qualità di regista.
Insieme a Roberta Di Maggio e Pina Paone, Sgamato si ispira ad una drammaturgia semplice ma non scontata, costruisce una performace interattiva e di grande effetto, che comprende oltre a buuone soluzioni sceniche ed illuminotecniche anche proiezioni di filmati ed immagini per illustrare ed al contempo osannare una vita dannata fatta di gloria e successo, lusso ed arte ma corrosa nel tempo dal dolore, dalla depressione, dall'alcool e dalla droga.
La sinossi è incentrata su un lungo monologo di Bergé interpretato con stile, eleganza e recitato con impeccabile dizione da Giovanni Caputo il quale narra o rilegge le proprie memorie al compianto Yves. Quest'ultimo è un'ombra, una sagoma dalle fattezze ancora giovanili, nascosta all'interno dei suoi pensieri più intimi, è una presenza leggera ed aleatoria, evanescente, un'anima androgina e “danzante”, come lo stesso regista suggerisce.
Proiettata ed ingigantita in controluce su pannelli bianchi, essa è affiancata in determinati momenti da altre due silhouette che di volta in volta richiamano i celebri abiti delle sue collezioni e le sinuose modelle delle passerelle.
Contemporaneamente al racconto dell'attore si materializzano spazi menmonici ed indefiniti, nei quali si snoda l'azione; luoghi dinamici, che di continuo trasformano il palco del Primo.
Grazie all'interazione con pochi oggetti in scena in particolar modo quattro cubi bianchi simili a quello sul quale Yves siede nella famosa foto di Jean Loup Sieff si viene a creare un gioco di incastri e di forme, una specie di puzzle labirintico che si chiude con i separè che fanno da fondale.
Ed ecco che il pubblico si ritrova spettatore de funerale dello stilista; sbircia dietro le quinte di una sfilata di moda o ancora, insieme al Bergè narrante, siede nel lussuoso salone della villa Majorelle di Marrakech; partecipa alla fortunata asta che si svolse nel 2009 al Grand Palais di Parigi e che si concluse con la vendita dell'intera collezione di dipinti, mobili ed oggetti appartenuta ai due compagni.
Gli scritti di Bergé recitati da Caputo ci riportano in pratica indietro nel tempo, ripercorrendo le tappe principali del vissuto: dall'incontro con lo stilista ancora ventunenne e già dotato di uno strabiliante talento creativo (lo stesso che nel 1968 lo rese direttore della maison Dior) alla fondazione della loro azienda, passando in vista alcuni tra i capi più noti ed estrosi che Yves disegnò.
Ma non fu purtroppo una vita fatta tutta di colori, stoffe pregiate e di ricchezza. Bergè rivela tristi aneddoti: crisi all'interno del loro rapporto, tradimenti e sesso gratuito, tentativi di suicidio e momenti di isolamento.
Vani furono gli sforzi di Pierre per alleviare quei tormenti. Anche se difficile a crederlo, Yves Saint Laurent soffriva profondamente la solitudine.
Eppure l'affetto tra i due era sempre rimasto intatto forse perchè infrangibile ed il legante di tanta complicità fu di certo l' erotismo, l'amore per l'arte, il voler raggiungere uno stesso obiettivo all'insegna della grandezza, credendo nelle proprie capacità.
L'amour fou è insomma una performance completa che non manca di includere perfino elementi di danza al suo interno e che offre momenti di riflessione su argomenti estremamente delicati quali appunto l'omosessualità, la tossicodipendenza, l'infelicità dell'uomo.
Spettacolo interessante dal punto di vista biografico, coinvolgente ed comunicativo, promette di certo un ottimo seguito.



Andrea Arionte

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