Roma, Teatro Ghione. Dal 30 settembre al 12 ottobre 2014
Due
coppie. Una istituzionale, borghese, in crisi. L’altra clandestina, costretta
da una serie di bugie ad incontrarsi nell’appartamento della prima, situazione
sconosciuta ai due uomini protagonisti. Inevitabili gli equivoci, gli intrecci
di indizi e sospetti, di gelosie insensate, innescate da telefonate, oggetti
spostati in casa, nodi che vengono al pettine. Ma il centro drammaturgico della
commedia è la finzione, soprattutto nei confronti di se stessi, che tutti
rendono palese sempre più apertamente durante lo svolgimento della pièce. La
paura dei sentimenti, l’incapacità di essere se stessi in relazione con
l’altro/a. L’insoddisfazione per vite non vissute come si desidererebbe.
L’accettazione delle differenze come unico modo, unica forza, per costruire una
relazione oppure, per scappare chiamando un taxi. Esistono tanti modi di
rappresentare una simile situazione. Lo si può fare drammaticamente, oppure
brillantemente. Si possono sottolineare molte sfumature, calcando la mano su
caratteri, “timbri”, diversi tra loro.
La domanda che sorge assistendo a “Uscirò
dalla tua vita in taxi” è: perché affidarsi ad una commedia e quindi ad un
testo inglese? La comicità (parola enorme), l’umorismo anglosassone in Italia
non funziona. Siamo un pubblico diverso, bisognerebbe capirlo ormai, prima di
decidere di mettere in scena una commedia che non scalda il cuore, non
emoziona. E se il teatro non emoziona è la fine. Lo sforzo di adattamento del
bravo Pino Ammendola, autore e attore (lui si) brillantissimo, non riesce a
rendere godibile lo spettacolo, che si trascina lentamente (nonostante i
corposi tagli) per due ore. Di cosa dovrebbe sorprendersi lo smaliziato
pubblico italiano? Delle battute tipicamente inglesi? Della situazione
inscenata? Gli interpreti sul palco non sono di poco conto. Franco Castellano
possiede note di grande qualità, lo abbiamo visto anche recentemente nel
Mercante di Venezia con Albertazzi, e insieme a Maria Letizia Gorga tenta
(disperatamente) di tenere viva l’attenzione del pubblico. I due giovani,
Maximilian Nisi, ottima interpretazione la sua anche se sopra le righe, con la
bella e maliziosa Ketty Roselli,
nonostante i loro sforzi, non riescono a dare vivacità alla storia, la cui tara
è all’origine, nel tipo di umorismo che farà forse faville altrove, ma non qui.
L’ambientazione negli anni 60, con la bella scenografia di Carlo Di Marino,
volutamente, credo, fumettistica, e la regia movimentata tra ambiente interno
ed esterno, rende il tutto appena un po’ più gradevole. Alcune battute, chiaramente
inserite dall’adattamento del regista, tentano di fornire uno sprint che rimane
sempre nelle intenzioni. Nel corso della stagione, sempre interessante del
Ghione, attendiamo fiduciosamente testi brillanti si, ma italiani. Gli autori
bravi e, soprattutto, originali non mancano. Sarebbe un peccato mortale
continuare a mortificarli rivolgendosi altrove.
Paolo Leone
Roma , Teatro Ghione.
Dal 30 settembre al 12 ottobre
“Uscirò dalla tua
vita in taxi” di K. Waterhouse e W. Hall
Con: Franco
Castellano, Maria Letizia Gorga, Maximilian Nisi e Ketty Roselli
Adattamento e regia
di Pino Ammendola
Scene di Carlo Di
Marino; Costumi di Carolina Olcese
Produzione: LUX
teatro
Distribuzione:
PIGRECODELTA
Si ringrazia
l’ufficio stampa del teatro Ghione nella persona di Claudia Ragno
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