02 ottobre, 2014

"Uscirò dalla tua vita in taxi". Umorismo inglese… chi si diverte? Di Paolo Leone


Roma, Teatro Ghione. Dal 30 settembre al 12 ottobre 2014

Due coppie. Una istituzionale, borghese, in crisi. L’altra clandestina, costretta da una serie di bugie ad incontrarsi nell’appartamento della prima, situazione sconosciuta ai due uomini protagonisti. Inevitabili gli equivoci, gli intrecci di indizi e sospetti, di gelosie insensate, innescate da telefonate, oggetti spostati in casa, nodi che vengono al pettine. Ma il centro drammaturgico della commedia è la finzione, soprattutto nei confronti di se stessi, che tutti rendono palese sempre più apertamente durante lo svolgimento della pièce. La paura dei sentimenti, l’incapacità di essere se stessi in relazione con l’altro/a. L’insoddisfazione per vite non vissute come si desidererebbe. L’accettazione delle differenze come unico modo, unica forza, per costruire una relazione oppure, per scappare chiamando un taxi. Esistono tanti modi di rappresentare una simile situazione. Lo si può fare drammaticamente, oppure brillantemente. Si possono sottolineare molte sfumature, calcando la mano su caratteri, “timbri”, diversi tra loro.

 La domanda che sorge assistendo a “Uscirò dalla tua vita in taxi” è: perché affidarsi ad una commedia e quindi ad un testo inglese? La comicità (parola enorme), l’umorismo anglosassone in Italia non funziona. Siamo un pubblico diverso, bisognerebbe capirlo ormai, prima di decidere di mettere in scena una commedia che non scalda il cuore, non emoziona. E se il teatro non emoziona è la fine. Lo sforzo di adattamento del bravo Pino Ammendola, autore e attore (lui si) brillantissimo, non riesce a rendere godibile lo spettacolo, che si trascina lentamente (nonostante i corposi tagli) per due ore. Di cosa dovrebbe sorprendersi lo smaliziato pubblico italiano? Delle battute tipicamente inglesi? Della situazione inscenata? Gli interpreti sul palco non sono di poco conto. Franco Castellano possiede note di grande qualità, lo abbiamo visto anche recentemente nel Mercante di Venezia con Albertazzi, e insieme a Maria Letizia Gorga tenta (disperatamente) di tenere viva l’attenzione del pubblico. I due giovani, Maximilian Nisi, ottima interpretazione la sua anche se sopra le righe, con la bella e maliziosa  Ketty Roselli, nonostante i loro sforzi, non riescono a dare vivacità alla storia, la cui tara è all’origine, nel tipo di umorismo che farà forse faville altrove, ma non qui. L’ambientazione negli anni 60, con la bella scenografia di Carlo Di Marino, volutamente, credo, fumettistica, e la regia movimentata tra ambiente interno ed esterno, rende il tutto appena un po’ più gradevole. Alcune battute, chiaramente inserite dall’adattamento del regista, tentano di fornire uno sprint che rimane sempre nelle intenzioni. Nel corso della stagione, sempre interessante del Ghione, attendiamo fiduciosamente testi brillanti si, ma italiani. Gli autori bravi e, soprattutto, originali non mancano. Sarebbe un peccato mortale continuare a mortificarli rivolgendosi altrove.

Paolo Leone


Roma , Teatro Ghione. Dal 30 settembre al 12 ottobre
“Uscirò dalla tua vita in taxi” di K. Waterhouse e W. Hall
Con: Franco Castellano, Maria Letizia Gorga, Maximilian Nisi e Ketty Roselli
Adattamento e regia di Pino Ammendola
Scene di Carlo Di Marino; Costumi di Carolina Olcese
Produzione: LUX teatro
Distribuzione: PIGRECODELTA


Si ringrazia l’ufficio stampa del teatro Ghione nella persona di Claudia Ragno

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