31 agosto, 2014

"L’isola madre". Una prima assoluta, un esperimento riuscito sulle rive… del Fontanone. Di Paolo Leone


Roma, Fontanone Estate. Venerdì 29 agosto 2014

Storie di vita. Le storie sono un contenitore dove si trova tutto il percorso umano, tra ricchezze e miserie o se preferite “tra fango e paradiso”. Bisogna ascoltarle, non a caso una volta erano le storie raccontate dagli anziani a istruire i più piccoli sulle cose della vita. Storie vere o inventate, semplici o romanzate. L’isola madre è un racconto ricco di personaggi e di umanità varie, ma già nel titolo nasconde un qualcosa di oscuro, un presentimento di dramma. La madre “come isola” in mezzo al mare o la madre “che isola” dalle possibilità che il resto del mondo offre, che rovina definitivamente la stessa esistenza da lei generata. Il romanzo (mai pubblicato) di Liliana D’Annolfo, da cui è stata tratta una sceneggiatura cinematografica prima e questo adattamento teatrale poi, a cura del regista Ciro Scalera, ha al suo centro sì due storie d’amore tormentate, ma le forze oscure (materne) che da una parte ostacolano con perfidia e dall’altra celano un orrore sotto una pesante coltre di omertà, traviano due giovani vite che altrimenti avrebbero potuto unirsi felicemente.  Poco riesce a modificare la triste situazione, un’amicizia antica, sincera. Una storia che si potrebbe facilmente mettere in scena a teatro, ma a Ciro Scalera piacciono evidentemente le imprese difficili, visto che si è cimentato, in questo caso a quattro mani con Elisabetta De Vito, a riadattare una sceneggiatura e a presentarla in maniera insolita, con un tocco di magia.

L’isola madre vista al Fontanone Estate non è un reading nel vero senso della parola, non è uno spettacolo teatrale tout-court, ma la sagacia del regista e il suo gusto per la sorpresa hanno partorito un piccolo miracolo. Sin dall’inizio, con l’entrata in scena degli otto protagonisti dal fondo della sala, in una sorta di “otto personaggi” in cerca… di un produttore (Gianni Palocci Poveri). Non si limitano a stare dietro un leggìo, ma con movimenti scenici, una recitazione che non è mai incollata al foglio ma che anzi spesso se ne discosta, l’utilizzo sorprendente di suoni ambientali perfettamente sincronizzati con quanto accade sul palco, luci, e i bellissimi disegni (di Andrea Ronconi) proiettati sullo sfondo bianco a far da “segnalibro” nei continui salti temporali dei flashback (normali in un film, non certo a teatro), riescono a trasformare un’operazione potenzialmente e pericolosamente noiosa in uno spettacolo interessante e anche divertente. Forse difficile all’inizio da capire nelle sue sfumature, ma poi la bravura, diciamolo, di tutti i protagonisti, che hanno il merito, non scontato, di caratterizzare fortemente i propri personaggi, riesce a prendere in mano il timone e a condurre in porto (visto che parliamo di isole) la barca. Qualcosa, nel tragitto, inevitabilmente si perde. Qualche passaggio, un collegamento… ma sempre di una sceneggiatura si tratta e portarla in scena è un progetto complicato, considerato anche il poco tempo che la compagnia ha avuto per raffinare il tutto. Il grande merito, che molta parte del numerosissimo pubblico confermava al termine della serata, va alle scelte registiche di Scalera, non nuovo a sorprendere gli spettatori con trovate originali.
Un plauso ai giovani attori, tutti dello staff del Fontanone Estate, che hanno interpretato adeguatamente i rispettivi ruoli, davvero una bella sorpresa. Dalle due ragazze, Monica Belardinelli e Virginia Della Casa, ai due ragazzi (uno dei quali Carlo Fabiano), tutti consapevoli dei rispettivi ruoli e ben calati nella scena, con sfumature drammatiche interessanti, al “patron” Riccardo Bàrbera, affascinante narratore e amante maldestro. La classe di Elisabetta De Vito, algida madre padrona, di Sandra Caruso (un cameo di grande intensità il suo) e, non mi stancherò mai di ripeterlo, la mimica facciale straordinaria dello stesso Scalera, ritrovata dopo il successo in “Vicini di stalla” (di A. Grosso) nella passata stagione, completano il quadro di uno strano, insolito, ma riuscito spettacolo di fine estate.

Paolo Leone



L’isola madre (tratto dal romanzo inedito di Liliana D’Annolfo). Adattamento teatrale a cura di Ciro Scalera ed Elisabetta De Vito
Con: Riccardo Bàrbera, Monica Belardinelli, Sandra Caruso, Virginia Della Casa, Elisabetta De Vito, Carlo Fabiano, Ciro Scalera, Gianni Palocci Poveri
Luci e fonica: Francesco Bàrbera e Gabriele Boccacci
Regia: Ciro Scalera

Si ringrazia l’ufficio stampa nella persona di Elisabetta Castiglioni

3 commenti:

  1. confermo quanto scritto. Ero anche io al Fontanone e sono convinto che Scalera è un regista bravissimo, oltre che attore. Meriterebbe molto più spazio nel teatro italiano! Bravi tutti!

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