30 aprile, 2014

Rosaspina, la principessa depressa. Di Marta Cioncoloni


Valzer di Spina, l’ultimo spettacolo della Nuova Accademia degli Arrischianti di Sarteano, parla del male di vivere giocando con gli archetipi delle fiabe dei fratelli Grimm.

Teatro di Sarteano. 8, 19, 20 aprile 2014

Presente, passato, favole, realtà, movimento e immobilità. Si sviluppa intorno a questi elementi Valzer di Spina l’ultimo spettacolo scritto e diretto dalla regista Laura Fatini. In scena la vita di Spina, una ragazza chiusa in casa da otto mesi, sei giorni, quattordici ore e trentotto minuti. Non si sa il motivo, non lo sa nemmeno lei, l’unica cosa di cui è sicura e che a un certo punto ‘si è rotta’, qualcosa in lei non ha più funzionato.
Il nome della protagonista è tratto direttamente dalla fiaba La bella addormentata nel bosco, la giovane che si punse con fuso e cadde in un sonno profondo. Intorno al castello dove era rinchiusa crebbe un fitto roveto che rendeva impossibile a chiunque avvicinarsi. Proprio come la principessa della fiaba dei fratelli Grimm, anche la Spina dello spettacolo non può essere raggiunta dal mondo esterno, ma i rovi che la separano dalla vita li ha creati lei stessa, rinunciando giorno dopo giorno alla voglia di andare avanti. Ha preferito nascondersi in un passato eterno e spende tutta la giornata ad ascoltare dei vecchi nastri che le hanno lasciato degli zii che non ha mai conosciuto. Il paradosso è che queste registrazioni contengono consigli sulla vita, su come affrontarla con il sorriso.
Tutto questo mentre fuori il mondo continua a scrivere la propria storia. Spina può vederlo dalla finestra dell’appartamento sotto terra dove vive: scarpe che corrono, si scontrano, si accompagnano lungo tutta la strada, si dividono a metà percorso. Il tran tran quotidiano al quale lei non riesce più ad abbandonarsi.
L’unica compagnia che si concede la principessa depressa è quella delle voci nella sua testa, ognuna rappresentata da un personaggio delle fiabe dei fratelli Grimm. E allora ecco il lupo di Cappuccetto rosso che bisticcia con la matrigna di Cenerentola, mentre il piccolo Pollicino si fa gioco di Spina e della vezzosa Raperonzolo. Tutti insieme ad aspettare che qualcosa succeda, che un giorno si presenti il principe azzurro a salvare la ragazza e farla vivere felice e contenta.
“Ho voluto affrontare un argomento come la depressione – ha detto l’autrice e regista – utilizzando il linguaggio metaforico della fiaba. Il testo dello spettacolo parla di quando si perde il contatto con il tempo esterno, si vede tutto sotto una lente di ingrandimento: i propri sentimenti, i propri malesseri, le proprie paure. Ho cercato, però, di farlo con ironia e di ridere della malattia più diffusa del nostro tempo, tenendone comunque sempre a mente la gravità”.


Marta Cioncoloni

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