
Teatro di Sarteano. 8, 19, 20 aprile 2014
Presente, passato, favole, realtà, movimento e
immobilità. Si sviluppa intorno a questi elementi Valzer di Spina l’ultimo
spettacolo scritto e diretto dalla regista Laura Fatini. In scena la vita di
Spina, una ragazza chiusa in casa da otto mesi, sei giorni, quattordici ore e
trentotto minuti. Non si sa il motivo, non lo sa nemmeno lei, l’unica cosa di
cui è sicura e che a un certo punto ‘si è rotta’, qualcosa in lei non ha più
funzionato.
Il nome della protagonista è tratto direttamente dalla
fiaba La bella addormentata nel bosco, la giovane che si punse con fuso e cadde
in un sonno profondo. Intorno al castello dove era rinchiusa crebbe un fitto
roveto che rendeva impossibile a chiunque avvicinarsi. Proprio come la
principessa della fiaba dei fratelli Grimm, anche la Spina dello spettacolo non
può essere raggiunta dal mondo esterno, ma i rovi che la separano dalla vita li
ha creati lei stessa, rinunciando giorno dopo giorno alla voglia di andare
avanti. Ha preferito nascondersi in un passato eterno e spende tutta la
giornata ad ascoltare dei vecchi nastri che le hanno lasciato degli zii che non
ha mai conosciuto. Il paradosso è che queste registrazioni contengono consigli
sulla vita, su come affrontarla con il sorriso.
Tutto questo mentre fuori il mondo continua a scrivere la
propria storia. Spina può vederlo dalla finestra dell’appartamento sotto terra
dove vive: scarpe che corrono, si scontrano, si accompagnano lungo tutta la
strada, si dividono a metà percorso. Il tran tran quotidiano al quale lei non riesce
più ad abbandonarsi.

“Ho voluto affrontare un argomento come la depressione –
ha detto l’autrice e regista – utilizzando il linguaggio metaforico della
fiaba. Il testo dello spettacolo parla di quando si perde il contatto con il
tempo esterno, si vede tutto sotto una lente di ingrandimento: i propri
sentimenti, i propri malesseri, le proprie paure. Ho cercato, però, di farlo
con ironia e di ridere della malattia più diffusa del nostro tempo, tenendone
comunque sempre a mente la gravità”.
Marta Cioncoloni
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