10 aprile, 2014

“L’avaro” di Molière. Il classico moleriano portato in scena con la rivisitazione noir del regista/protagonista Arturo Cirillo Milano. Di Flavia Severin


Teatro Carcano, Milano. Giovedì 3 aprile 2014

Un corridoio con tre scompartimenti scorrevoli, a effetto matrioska, come per simulare uno spiaggio, un voler controllare tutto: è così che il protagonista Arpagone vuole apparire in questo spettacolo ancora più che nel testo di Moliere. Un uomo avaro sì, ma avvolto da un’aurea negativa di superficialità materiale, di cinismo, di legame con un unico affetto “il denaro”, che aggrava la sua immagine agli occhi del pubblico. Le sue sembianze di 60enne provato dalla vita o forse dalla sua cupidigia per i soldi, capelli bianchi arruffati e lunghi, aspetto trasandato di un clochard abbandonato dal mondo sono una trasposizione estetica esteriore di ciò che è interiore, una corrosione interna data dalla bramosia del gretto materialismo. Il protagonista infatti non ha cuore né affetto nemmeno per i suoi figli, assoggettati al suo volere, e anzi li umilia, costringendo il figlio Cleante (Michelangelo Dalisi) a volersi indebitare per poter sposare Mariana (Antonella Romano), la bella vicina di cui si è innamorato e che invece il padre stesso vuol prendere in moglie, e costringendo la figlia Elisa (Monica Piseddu) a sposare un uomo vecchio e che lei non ama.
I figli hanno, però, un’anima e dei progetti per il loro futuro, e i personaggi che li interpretano riescono in modo incisivo e passivo allo stesso tempo a rappresentare ciò che sono realmente Cleante ed Elisa, che non riescono a vedere la luce e a imporsi, ma vengono schiacciati dalla pesante ombra del padre padrone. Saranno infatti una serie di coincidenze e fortune ad aiutare i due ad ottenere ciò che hanno sempre voluto: Cleante potrà sposare l’amata Mariana, che si scopre essere figlia del ricco signor Anselmo e sorella di Valerio (Luciano Saltarelli) che potrà invece convolare a nozze con la tanto desiderata Elisa.
Una bravissima Sabrina Scuccimarra nei panni di Frosina, la faccendiera che per cercare di raccimolare qualche soldo per un processo che la vede coinvolta, farà da tramite tra Mariana e l’Avaro, per il loro matrimonio che non verrà mai celebrato, grazie al segreto svelato della paternità del signor Anselmo. Frosina “condirà con molto pepe” inoltre le scene in cui è coinvolta, facendo ridere di gusto tutta la platea, che l’ascolta e la osserva quasi mangiandola con gli occhi, per il suo stile e la sua bravura. Anche Salvatore Caruso nel ruolo di Saetta - Fildavena - Signor Anselmo lascia il segno sul palcoscenico, spiccando per la sua capacità interpretativa in ruoli completamente diversi così come Giuseppina Cervizzi nei ruoli di Mastro Simone - Baccalà – Commissario, simpatica, imbranata e a tratti molto circense. At last but nota t least Mastro Giacomo interpretato con estremo realismo da Rosario Giglio, finisce per essere l’ennesima vittima dell’Avaro, che si serve di lui anche nella scena di chiusura usandolo come capro espiatorio per non pagare il Commissario che si è occupato del caso della sua cassetta rubata da Saetta il servitore di Cleante, custodia del suo amato denaro.

Un finale che tende a sottolineare ancora quanto Arpagone sia affetto dalla grave malattia che solo i soldi sanno dare e che allontana tutti gli affetti: un protagonista a terra abbracciato alla cassetta dei soldi finalmente ritrovata, patetico nella sua goffa caricatura, al buio, solo, mentre alle spalle ben lontani e con sguardo serio tutti gli attori dello spettacolo semi-illuminati da una luce colorata.

Portando in scesa il classico moleriano, Artuto Cirillo protagonista Arpagone e regista stesso dello spettacolo stila una ridicolizzazione di chi è affetto dal “morbo del soldo”, attraverso uno spettacolo divertente e che porta alla riflessione, che merita di essere visto proprio per il suo tocco noir e per i suoi personaggi così coinvolgenti e incisivi.

Flavia Severin


regia:
Arturo Cirillo
interpreti principali:
Arturo Cirillo (Arpagone)

con
Michelangelo Dalisi (Cleante)
Monica Piseddu (Elisa)
Luciano Saltarelli (Valerio)
Antonella Romano (Mariana)
Salvatore Caruso (Anselmo - Saetta - Fildavena)
Sabrina Scuccimarra (Frosina)
Giuseppina Cervizzi (Mastro Simone - Baccalà - Commissario)
Rosario Giglio (Mastro Giacomo)

traduzione di Cesare Garboli
scene di Dario Gessati
costumi di Gianluca Falaschi
disegno luci di Badar Farok
musiche di Francesco De Melis


Produzione Teatro Stabile di Napoli - Teatro Stabile delle Marche

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