12 febbraio, 2014

La ricerca della felicità. Di Claudia Conte


Giorgio De Chirico, Il Ritorno di Ulisse
Felicità: stato d’animo personale o condizione oggettiva di vivibilità?
La felicità, dunque. Ben prima di me, e in maniera certamente più autorevole, scrittori, filosofi e pensatori di ogni epoca hanno affrontato l’argomento; e tuttavia non si è arrivati ad un comune pensare sulla condizione dell’essere o considerarsi felice. E credo che il motivo, nella complessità dell’analisi, sia piuttosto semplice: la felicità è, prima di ogni altra cosa, uno stato d’animo.  E lo è in maniera personale ed individuale.
Ora, ritengo che lo Stato italiano, come possiamo osservare leggendo l’articolo 3 della Costituzione, abbia compiuto un nobile tentativo cercando, in maniera pragmatica, di assicurare la rimozione di ostacoli di natura sociale che possano impedire al singolo cittadino di ottenere una condizione di vita dignitosa. Una Repubblica giusta, uno Stato giusto, un Diritto giusto, possono certamente aiutare il singolo ad essere felice. E questo è senza dubbio una cosa che merita attenzione. In passato, infatti, condizioni di vita ai limiti della povertà rendevano il compito di ricerca della felicità certamente più arduo. Notiamo, però, nel testo, la mancanza del termine felicità. Si parla di pari dignità, eguaglianza davanti alla legge, di libertà di pensiero e di altre condizioni che aiutano il singolo a considerarsi partecipe della vita politica, economica e sociale.  Si era spinta oltre, invece, la Dichiarazione di indipendenza degli USA, che poneva tra i diritti dell’uomo il perseguimento delle felicità. Obiettivo nobile ed ambizioso, che prevede, però, che la felicità possa essere raggiunta attraverso il conseguimento di “inalienabili diritti” e che sia intesa non come stato d’animo personale, ma come condizione oggettiva di “vivibilità” libera e sicura in una società. 
Poi i filosofi, come dicevo sopra. Bauman, nell’ "Arte della vita”, paragona la felicità ad un orizzonte, che, in quanto tale, si allontana ogni volta che cerchiamo di avvicinarsi ad esso. Irraggiungibile, dunque. Possiamo, tuttavia, tentare di avvicinarci ad essa “tentando l’impossibile”, ossia ponendoci traguardi oltre la nostra portata, in modo tale da avere sempre alla vista un orizzonte da avvicinare. Sfuggire all’incertezza diventa una condizione imprescindibile per sperare di poter essere felici. Qui la felicità è condizione umana, stato d’animo, come dicevo nella mia personale definizione di felicità. E trovo bello il tentativo di Bauman di rendere universale, ossia valido per tutti, il suo porre mete da raggiungere quale tentativo di essere felici.
Tuttavia ritengo che la condizione di felicità sia troppo “personale” per poter essere universalizzata; o meglio è lo stato d’animo ad essere troppo individuale. Alcuni potrebbero sentirsi vicini all’orizzonte così come ipotizza il filosofo polacco, ma la stessa cosa sarebbe valida per la moltitudine delle individualità esistenti?                   Interessante è l’indagine condotta da Maggioni e Pellizzari, che dimostrano, dati alla mano, che il conseguimento della felicità non è direttamente proporzionale al conseguimento del benessere economico e sociale. La prova evidente di ciò è il costante aumento del numero di persone che cadono in depressione e quello dei suicidi. Come finisce la loro indagine? Con una domanda… col chiedere loro stessi: cosa ci rende felici?
Questo la dice lunga, dunque, sul come la felicità sia davvero un qualcosa di impalpabile, di personale, forse di irraggiungibile. Eppure credo valga la pena sforzarci di poterla raggiungere. Che ciò possa avvenire attraverso l’ottenimento di diritti e libertà, piuttosto che seguendo l’orizzonte o conseguendo il benessere economico. Ognuno a suo modo deve tentare. Piccoli momenti di felicità possiamo averne tutti, su questo non vi sono dubbi perché, come dice Seneca: “la felicità è un bene vicinissimo, alla portata di tutti, basta fermarsi e raccoglierla”.


Claudia Conte

6 commenti:

  1. è diventata una rivista di filosofia?

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    1. Buongiorno. Abbiamo sempre trattato tutto ciò che riguarda la cultura e non è una novità che di tanto in tanto appaiano articoli filosofici.

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  2. Quando trovo dei temi così importanti sul corriere dello spettacolo mi fa molto piacere. Pur se di rivista d’arte, i temi del genere non possono al mio avviso mancare poiché l’arte non è solo cultura ed opera, non è solo una raffigurazione che racchiude messaggi, ma interpreta anche, la persona o la natura come fa la filosofia.

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  3. Felice che appreziate il nostro modo di pensare il giornale... Grazie!

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