08 dicembre, 2013

Vito Napolitano. Sognare fino all'ultimo! Intervista curata da Claudia Conte


Carissimi lettori del Corriere dello Spettacolo,
oggi la vostra biondissima redattrice Claudia Conte ha il piacere di intervistare l’attore Vito Napolitano.

Iniziamo dalla prima domanda. Desideri ed aspirazioni da bambino. Già in tempi non sospetti sognavi di diventare un attore?

Sono approdato “da grande” a questo mestiere ma nella vita ho imparato sulla mia pelle che non esiste in assoluto un tempo giusto per qualcosa. Credo che tutto arrivi semplicemente quando è il suo momento. Approcciarsi da giovanissimi a questo lavoro consente di fare una gavetta superiore. Ma arrivare negli anni di una mia maggiore maturità mi ha permesso di essere più consapevole, strutturato e determinato ad affrontare le difficoltà tipiche di questo percorso. Tornando alla tua domanda: io non lo so veramente. Il mio primo desiderio da bambino è stato di fare il calciatore insieme a quello di diventare un cantante. Dalla mia famiglia materna ho ereditato quel “bubbone” artistico che covava da sempre in me e che inevitabilmente un giorno era destinato ad esplodere. La mia difficile giovinezza non mi ha permesso di seguire da subito i miei sogni. In verità forse non riuscivo neanche ad ascoltarli, sapendoli decodificare. Dovevo badare alle emergenze di un presente allora molto complicato. Oggi ricordo nitide, però, le mie emozione davanti alla prime proiezioni della mia vita. O quando da bambino spiavo i films nascosto dentro il piccolo cinema, proprietà  di miei parenti, in un paesino del profondo Salento. Poi un giorno, come vuole il destino, tutto è successo. La mia crisi, la partenza da Lecce, il reset della mia precedente vita e l’arrivo a Roma. E i tanti importantissimi prezzi pagati per questa scelta. Ma oggi mi sento certamente un uomo più centrato che vive una vita più piena, e che cerca di fare un mestiere che lo rende finalmente appagato… il mestiere più bello del mondo.

Vito Napolitano agli esordi. Come è iniziata l’avventura nel mondo dello spettacolo?

In parte ti ho già risposto. Il felice incontro con la mia prima insegnante di recitazione, la compianta Beatrice Bracco, mi ha poi definitivamente convinto che ero sulla strada giusta. Che questo era ciò che volevo da sempre. Per fare questo mestiere occorre amarlo davvero tanto. Soprattutto oggi con le enormi difficoltà generali e con la complessa situazione specifica del nostro Paese. Soldi e fama non possono essere il vero volano per iniziare. Se arrivano è meglio, ma per riuscire ad affrontare gli innumerovoli sacrifici che comporta questa strada, trovando la forza di non mollare mai, ci vuole tanta, tanta passione.

L’evento che ritieni il più importante per la tua carriera.

La mia carrera è agli inizi. Trovarci già un evento importante mi sembra prematuro. L’incontro con dei grandi professionisti, attori e registi, con cui ho avuto la fortuna di lavorare, certamente mi ha arricchito molto. La mia prima volta davanti a una telecamera, in una grande produzione, è stato certamente un passaggio importante per tutte le sensazioni intense e le conferme positive che ne sono derivate. Così come l’esordio teatrale dell’anno scorso che è stata una sferzata di pura adrenalina, formativa e corroborante. Una magia!

Teatro, Cinema e televisione. Cosa ami di più e perché?

Li considero tre strumenti con cui esprimersi indispensabili per un attore. Sapersi fronteggiare con tutti dovrebbe essere naturale per ogni interprete. Detesto la classica domanda che spesso ti fanno: “sei un attore di cosa?”. La sfida è tarare tecnicamente ed emotivamente il proprio lavoro a seconda dell’ “arena” in cui si opera al momento; dato che le modalità cambiano molto nelle tre situazioni. Io li amo tutti e ho avuto la possibilità di cimentarmi con tutti e tre. L’obbiettivo della mia vita, però, rimane da sempre il cinema che considero l’arte sublime. La magia del grande schermo non ha eguali. L’emozione che riesci a veicolare nello spettatore che ti guarda al cinema rimane la più potente. Procurarmi emozioni procurando emozioni agli altri è uno degli stimoli maggiori che trovo facendo questo lavoro. Nel 1910 un articolo apparso sullo statunitense “Independent” a proposito del cinema recitava: “…una mania destinata ad esaurisi in pochi anni.” Bene. Giudicate voi cos’è diventato oggi il fenomeno cinematografico.

C’è un attore cui ti ispiri?

Sono cresciuto con il mito USA e non potrei non adorare tutti i mostri sacri d’estrazione “Actors Studio”. L’elenco è lungo e i nomi sono conosciuti a tutti. Più che a un singolo attore m’ispiro a un metodo di lavoro e costruzione del personaggio. In questo senso il primo nome che mi viene in mente è quello di un’attrice: Meryl Streep. Lei, a mio parere, resta l’emblema assoluto dell’attore di personaggio. Quello, cioè, che può entrare nella pelle di chiunque toccando, con le sue interpretazioni, tutte le cifre dello scibile umano. Io però credo che oggi l’attore moderno debba svincolarsi da certi stereotipi e attingere necessariamente a più fonti per la propria formazione. Non esiste solo il “metodo” o solo la “tecnica”. La giusta alchimia è data dalla sintesi di più esperienze eterogenee che consentono l’elaborarazione di un proprio personale sistema, efficace solo a seconda ciascuno di noi. Ma il discorso rischia di diventare troppo lungo e meriterebbe un’intervista a parte che ti rilascerò in un’altra occasione (sorriso).

Cos’è che escluderesti in maniera tassativa da delle proposte di lavoro, e cosa invece ti piacerebbe fare che non hai ancora fatto?

Non escluderei nulla a priori fermo restando il principio di serietà dell’offerta. Col tempo mi convinco sempre più che l’importante è credere fortemente nel progetto che ti viene proposto. La scelta ovviamente è personale ma che sia pagato molto, poco, che sia una grossa produzione o un progetto indipendente, la nostra “pancia” sa sempre qual è la scelta giusta. Non ho ancora fatto un ruolo da primo protagonista  in una serie televisiva o in un importante progetto cinematografico. Al momento è questa la mia principale ambizione.

Nella tua carriera hai collaborato con molti artisti di pregio. Ce n’è uno che stimi particolarmente?

La frase “più sali di livello e più incontrerai la semplicità”  la trovo  assolutamente appropriata. Adoro gli artisti senza sovrastrutture, quelli che “sono” senza bisogno d’altro. In giro ci sono tanti “divi” che, al di la d’ogni loro merito professionale, amano solo patinarsi. Quelli li amo di meno… ma rispetto sempre tutti. Ce ne sono molti che stimo anche in Italia e con i quali mi piacerebbe lavorare. Di quelli incontrati sul set m’ha colpito la capacità di concentrazione immediata (entrare subito nella “bolla”) che ha Claudio Santamaria. E l’immensa statura professionale di Gigi Proietti. Ultimamente ho avuto la fortuna di essere esaminato da Sergio Castellitto. Sono rimasto incantato dal suo carisma, dalla sua profondità umana e dalla sua competenza. E’ quella che si dice: un’anima piena di bella luce. Mi piacerebbe molto lavorare un giorno al suo fianco.

Ed ora andiamo un po’ a conoscere Vito Napolitano dal punto di vista personale. Dimmi i tuoi maggiori pregi e difetti.

Ecco la solita domanda che rovina tutto (sorriso). Valutarsi, migliorarsi e quindi amarsi sempre di più, credo che sia l’impegno più difficile per ogni essere umano, artista e non. Col tempo ho imparato molto di più a farmi scivolare le cose di dosso. Quelle inutili intendo, che consumano la buona energia. Da quando sono nato sono assolutamente: un non giudicante. Sempre convinto che ognuno sia libero d’esprimersi e di stare al mondo come meglio crede. Questo mi aiuta naturalmente anche nel mio lavoro. Sono una persona senza filtri, molto profonda e sensibile in tutti gli aspetti della mia vita. E questo rischia di diventare anche un difetto quando, scavando più del dovuto, la percezione del tutto diventa troppo amplificata . Sono un passionale. Amo il suono delle parole e quindi sono un po’ logorroico. Non ho un gran dono di sintesi quando scrivo (ve ne sarete accorti). Altri difetti? Noooo.

Quando non lavori, come trascorri il tuo tempo libero?

Adoro correre anche per tenermi in forma. E in generale tutti gli sport all’aria aperta. Amo viaggiare, anche se da tempo non riesco a farne uno serio. La scrittura è la mia seconda passione. Magari un giorno sarà anche il mio secondo lavoro. E poi, manco a dirlo, vedo tanti films. Appena possibile, inoltre, vorrei fare una buona scuola di regia. In effetti mi affascina moltissimo anche l’universo che c’è dall’altra parte della camera.

Un tuo motto o una frase che più ti rappresenta?

L'artista ha ancora il potere di salvare il mondo.

Grazie per la tua disponibilità e il tempo che ci hai dedicato. E’ stato un vero piacere. La nostra intervista si è conclusa. Manda un saluto ai nostri lettori del Corriere dello Spettacolo!

Saluto con grande affetto tutti voi esortandovi a leggere bene, a leggere di più, e a leggere sempre di noi sul Corriere dello Spettacolo. Abbiamo immenso bisogno del vostro sostegno e del vostro calore. Poi vi confermo che la vostra Claudia, oltre ad essere una brava attrice e redattrice, ed una donna molto affascinante, è davvero tanto bionda!


Curata da Claudia Conte

Nessun commento:

Posta un commento