08 dicembre, 2013

“In pantaloni rosa e garofano verde”: basta omofobia. Di Francesca Saveria Cimmino


Al Teatro Elicantropo di Napoli, da giovedì 5 dicembre a domenica 8, Roberto Azzurro e Claudio Finelli in scena con In pantaloni rosa e garofano verde, un’originale conferenza drammatizzata sull’omosessualità.

Napoli, Elicantropo. da giovedì 5 a domenica 8 dicembre 2013

“L'omosessualità è una malattia, come lo stupro degli infanti o voler diventare capo della General Motors.”. Questa frase del 1968 di Eldridge Cleaver, è il chiaro esempio di quale sia stata, da sempre, l’etichetta impressa sulla fronte di talune persone; colpevoli ed emarginate, derise e aggredite sono perché amanti del loro stesso sesso. Reietti di una società incapace di comprendere, incapace di aprirsi all’altro; pronta a puntare l’indice contro chi non ha commesso nessun reato. È solo gay. È un Individuo come tutti che sa amare e sa odiare. Bisognerebbe, antropologicamente parlando, partire dai concetti di “normalità” e “anormalità”, oltre che dal concetto di “Amore”. Chi siamo noi per stabilire cosa e chi possa esser considerato “normale”? Cos’è la normalità? Banali domande che tutti noi ci poniamo, forse quotidianamente, ma che per un Paese arretrato, a volte bigotto, e incapace di guardare oltre il proprio naso, risulta esser una questio sospesa.
La conferenza aiuta a riflettere su due aspetti: si parla di omosessualità perché si è omofobi e non si comprende che tra i letterati, i poeti, politici e stimabili uomini di successo e spessore, ci siano gay. Ne citiamo giusto qualcuno: Marlowe, Pasolini, Grillini, Saba, Patroni Griffi, Vendola. Cosa sarebbe stata la letteratura senza alcuni di questi nomi? È davvero rilevante il gusto sessuale di un Uomo o ci si può, nel 2013, interessare unicamente allo scambio culturale, emozionale ed intellettuale? Oggi giorno si può andare oltre certi parametri e vincoli stabiliti da un’Istituzione da sempre presente e influente nella nostra modalità comportamentale e nella nostra coscienza? Claudio Finelli ricorda la storia e gli autori, Roberto Azzurro ne interpreta i versi: è questo il giusto compromesso tra vedere e sentire, tra ironia e profondità; tra realtà e finzione. Si possono descrivere e rappresentare parole, si può lottare, talvolta, solo grazie all’uso del linguaggio: il metodo più rapido ed efficace per ferire ed istruire. Possono esser taglienti, pregne di valore, vuote o persuasive, le parole possono denunciare e giustificare, dichiarare e mostrare debolezze, ragioni, dolori e privazioni; come il senso di una vittoria e di una speranza. Ma son tutto quel che resta, tutto quel che sicuramente non svanirà. Scripta manent, dicevano i latini. Dunque le lettere, le confessioni e gli amori proibiti, provati da uomini illustri o da chicchessia, qualora siano testimoniati, assumono un valore altro. E non ha alcuna importanza sapere verso chi siano dirette certe frasi invase da passione e desiderio. L’amore non ha genere, non ha sesso. L’amore conosce solo l’amore e di esso si nutre e si svuota. Ciò vale per un eterosessuale, un omosessuale, un trans-sessuale, un bianco, un nero, un giallo. L’amore non conosce distinzioni e denigrazioni. È arrivato il momento di comprenderlo. Una brillante conferenza, un messaggio chiaro ed esaustivo. Talvolta non c’è bisogno di nulla per creare qualcosa di bello: basta solo esibire se stessi. Poter esser liberamente se stessi.  

Francesca Saveria Cimmino


In pantaloni rosa e garofano verde
Con Roberto Azzurro e Claudio Finelli

Regia di Roberto Azzurro

Nessun commento:

Posta un commento