18 novembre, 2013

“Eduà II. Marlowe riletto da Azzurro”. Recensione di Francesca Saveria Cimmino


Napoli, Nuovo Teatro Sanità. Dal 15 al 17 novembre 2013


Lo spettacolo, in sena dal 15 al 17 novembre presso il Nuovo Teatro Sanità, è un progetto scritto e diretto da Roberto Azzurro e tratto da “Edoardo II” di Christopher Marlowe, opera del 1592.
Interpreti: Roberto Azzurro, Carlo Caracciolo e Cinzia Mirabella; supportati dal “Coro degli allievi dell'Accademia della Sanità”: Annabella Carrozza, Mariano Coletti, Genni Cuomo, Miryam Cuomo, Anna De Stefano, Marina Frigeri, Carlo Geltrude, Annamaria Murolo, Martina Rapone.
La storia raccontata da una narratrice omniscente (Cinzia Mirabella) e ambientata nel Medio-evo, ha come protagonista Edoardo di Carnarvon (Roberto Azzurro), principe della corte d’Inghilterra e come co-protagonista Piers di Gaveston (Carlo Caracciolo), giovane del quale “Sua Maestà”, sposato e con un figlio, si innamora perdutamente. Ed ecco che nasce il soprannome “Eduà”, ipotetico diminutivo inventato dall’amante. Tutto avrebbe promesso e donato il futuro Re, se solo il suo innamorato l’avesse chiesto: avrebbe venduto la sua anima per amore. Non c’è fine e non c’è limite al sentimento più puro che tutto crea e distrugge; non c’è razionalità che tenga. Il coro è composto da scugnizzi trasformati in cortigiani e poi ancora in sudditi. Condannano, giudicano, puntano il dito contro due uomini, per una sola ragione: sono omosessuali. Scandalosi e vergognosi uomini non degni del trono e del rispetto, non meritevoli delle attenzioni e della libertà; bensì bestie da torturare: la loro dignità deve essere necessariamente infangata e privata di ogni bene. Colpevoli, in quanto gay. Contestualizzando il momento storico, si può comprendere come e perché l’amore tra i due uomini finì. Gaveston costretto all’esilio, Eduà II in bilico tra follia e razionalità, pagò con la vita pur di non rinnegare quel che in cuor suo sentiva. Urlò al suo popolo e ai suoi aguzzini il valore di un sentimento puro; qualcosa di così intenso da non poter esser represso o celato. Una ragione di vita, dunque, una ragione di morte. “Perché l’amore come vi incorona, allo stesso modo può crocifiggervi. E come vi fa fiorire, allo stesso modo vi recide.”. Sono queste le testuali parole che il poeta K. Gibran scrisse nel libro Il Profeta; (di)mostrando quanto un uomo possa annientare se stesso per vivere dell’altro e nell’altro.
L’attualità del tema, nonostante siano trascorsi nel mentre secoli, rende lo spettacolo vivo e significativo. In una società in cui l’accettazione dell’altro, del diverso, vige ancora; in una cultura che dal passato impara, ma mai abbastanza, Eduà II si scaglia come un fulmine a ciel sereno per non dimenticare. Noi siamo il frutto di quel passato, di lacrime di sangue e battaglie; figli di generazioni che hanno perso la vita, scegliendo la morte, per ottenere la libertà. Libertà d’espressione, libertà di opinione, libertà nei sentimenti e volontà di mostrare se stessi senza alcuna paura o frustrazione. L’amarezza maggiore è la consapevolezza che, troppo spesso, tanti sacrifici siano stati vani e che ancora oggi, negli anni 2000 si lotti per le medesime cause ottenendo briciole di soddisfazioni. Ma come si sa e come disse Albert Einstein “è più facile spezzare un atomo di un pregiudizio”.                                                                                                                                         
L’interpretazione di Roberto Azzurro riesce a far cogliere il senso pregno di significato amaro, e allo stesso tempo speranzoso, di un uomo i cui mille vizi e lussi sono da sfondo, da contorno e da cornice in una realtà difficile da digerire e da sconfiggere.

Francesca Saveria Cimmino


EDUA’ II

Tratto da Edoard II di Cristopher Marlowe,

progetto e regia di Roberto Azzurro

con Roberto Azzurro, Carlo Caracciolo e Cinzia Mirabella

e un gruppo di dieci giovani attori

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